Il noto simbolo egizio della Croce Ansata Ankh rivela nelle associazioni iconografiche il suo significato relato all’unione misterica dell’Osiride con l’energia del Cosmo, mediante rituali esoterici di seguito esposti. Un’immagine del papiro di Ani mostra il Djed, simbolo in forma di albero sfrondato con all’interno delle sezioni interne l’immagine del Duplice Occhio di Horo [1].
Il Djed è sormontato dalla Croce Ansata Ankh, mentre ai lati, Iside a sinistra, Neftis a destra, con le mani alzate polarizzano l’energia ascensionale che ha il suo esito nelle braccia alzate del Ka[2] che sostengono il Sole tra sei cinocefali.
Si confronti questa immagine con il fondo del sarcofago interno di Padiamenemope, museo di Torino.
Qui appare l’immagine di un Djed, le cui sezioni ascensionali interne, corrispondenti alla colonna vertebrale del defunto, ne convogliano l’energia sino a un Sole centrale che sorge tra due corna del dio Ariete Khnum e due urei. Ai lati del Djed sotto due gomiti sporgenti, sono raffigurate a destra e a sinistra due stoffe sacre, accenno alla polarizzazione delle fasi lunari resa da Iside e Neftis nei riti mensili e interpretati dagli adepti.
Anche nel protocollo ufficiale del faraone, come nel suo culto giornaliero, due dee, Nekhbeth e Uadjet, recavano rispettivamente una stoffa bianca e una rossa, segno della unione bilanciata dei cicli generativi posti sotto la loro tutela
Quindi gli adepti, fasciati con simili stoffe, nei cortei rituali celebravano al solstizio d’estate la congiunzione del Sole con la costellazione del Leone e la ierogamia degli dei, apportatrice di fecondità nei campi durante le piene del Nilo.