Mânasa Bhajare Guru Charanam

Questo post è il n. 1 di 4 nella serie Discorsi di Sathya Sai Baba

1953 giorno di Vijayâ Dashamî

Questo Discorso storico, in cui Bhagavân proclama la Sua Missione Divina, è il primo Discorso pubblico da Lui tenuto nel fausto giorno di Vijayâ Dashamî nell’anno 1953. I contemporanei dell’Avatâr sono estremamente fortunati in quanto, da settant’anni, sono testimoni oculari del dispiegarsi della Missione Divina.

La fede incondizionata è il segreto del successo spirituale

Voi sapete che, quando ero alla scuola superiore di Uravakonda, un giorno andai via, gettai i libri e dichiarai: “Ho il Mio lavoro che Mi aspetta.” Nel suo discorso, il pandit (erudito) in telugu vi ha raccontato il fatto di quella sera. Quel giorno, quando Mi rivelai pubblicamente come Sai Baba, il primo canto che insegnai alla gente riunita nel giardino in cui andai dalla casa di Seshama Râju fu:


Mânasa bhajare guru charanam
dustara bhava sâgara taranam.


Ho invitato tutti coloro, che soffrono nel ciclo interminabile della nascita e della morte, ad adorare i piedi del Guru, il Guru che annunciava Se Stesso ed era venuto di nuovo per prendere su di Sé il fardello di quelli che cercavano rifugio in Lui. Questo fu proprio il Mio primo Messaggio all’umanità: “Mânasa bhajare” (Adorate nella mente!) Io non ho bisogno delle vostre ghirlande di fiori e frutti, cose che si comprano per un anna (un sedicesimo di rupia) o due; esse non sono autenticamente vostre. DateMi qualcosa di vostro, qualcosa di pulito e profumato di virtù e innocenza, e lavato nelle lacrime del pentimento! Le ghirlande e i frutti che portate come elementi di scena sono un’esibizione della vostra devozione. I devoti più poveri, che non possono permettersi di portarli, si sentono umiliati; sono addolorati di non avere mezzi e di non poter dimostrare la loro devozione nel modo grandioso in cui lo state facendo voi. Insediate il Signore nel vostro cuore e offriteGli i frutti delle vostre azioni e i fiori dei vostri pensieri e sentimenti nascosti: quella è l’adorazione che Io gradisco di più, la devozione che preferisco.

Rieducazione dell’uomo in tutte le ere
Nei negozi, le cose sono tenute in contenitori separati e ogni negozio si specializza in qualche articolo o tipo particolare di articoli, ma, in una mostra, centinaia di espositori si riuniscono per offrire tutti i tipi di articoli disponibili, per cui c’è un grande addobbo di vetrine, di composizioni e cose in mostra. Generalmente, in tutti questi giorni, Io ho dato consigli individuali rispondendo a domande personali come i contenitori che ci sono nei negozi. Per voi, il Discorso odierno è un’esperienza nuova; oggi Io mi rivolgo a un’assemblea. Per voi è una cosa nuova, ma non lo è per Me. In passato, ho dato consigli a grandi folle anche se non in questa Forma. Dovunque il Senzaforma (Nirâkâra) diventi l’Uno con Forma (Sâkâra), deve compiere la Missione. Egli lo fa in modi diversi, ma lo scopo unico, la rieducazione dell’uomo, persiste in qualunque era. I primi sedici anni di questa Vita sono stati, come vi ho detto spesso, il periodo in cui i Giochi del Bambino Divino (Bala Lîlâ) hanno predominato, e i sedici seguenti sono stati usati, nella maggior parte, per i Miracoli (Mahima) al fine di dare Gioia (Santosha) a questa generazione. La gioia e la soddisfazione sono sensazioni che durano poco; voi dovete cogliere questo stato d’animo e farne una proprietà permanente: Beatitudine (Ânanda). Dopo il trentaduesimo anno, Mi vedrete sempre più attivo nell’impegno dell’Istruzione Spirituale (Upadesha) per insegnare all’umanità che sbaglia e dirigere il mondo sulla strada della Verità, della Rettitudine, della Pace e dell’Amore (Satya, Dharma, Shânti e Prema). Non ho deciso di escludere i Giochi e i Miracoli dalla Mia attività dopo questo: dico semplicemente che la restaurazione del Dharma, la correzione della tortuosità della mente umana e il ricondurre l’umanità all’Universale Religione Eterna (Sanâtana Dharma) sarà il Mio Lavoro da lì in poi. Non fatevi sviare dal dubbio e da dispute vane, non discutete sul “come” e sul “se” Io possa fare tutto questo. Anche i mandriani di Brindâvan dubitavano del fatto che il ragazzino cresciuto tra loro potesse sollevare il monte Govardhana (Govardhanagiri) e tenerlo in alto! La cosa necessaria è la fede e ancor più fede.

Il segreto del successo spirituale
Una volta, Krishna e Arjuna camminavano per una strada non coperta di alberi. Vedendo un uccello volare, Krishna chiese ad Arjuna: “È un colombo?” Egli rispose: “Sì, è un colombo.” Krishna domandò allora: “È un’aquila?” “Sì, è un’aquila”, fu la pronta risposta. “No, Arjuna, a Me sembra un corvo; non è un corvo?” Arjuna rispose immediatamente: “Scusa, è certamente un corvo.” Krishna rise e lo riprese per questo suo accondiscendere a qualunque suggerimento gli venisse dato, ma Arjuna disse: “Per me le Tue parole hanno molta più importanza dell’evidenza che i miei occhi mi mostrano. Tu puoi farne un corvo, un colombo o un’aquila, e quando dici che è un corvo, deve essere tale.” La fede incondizionata è il segreto del successo spirituale. Il Signore ama non il devoto, ma la sua devozione: ricordalo. La grazia del Signore è come la pioggia, acqua pura che cade egualmente dovunque, ma cambia sapore a seconda del terreno attraverso il quale scorre; anche le parole del Signore sono dolci per alcuni e amare per altri. Le vie del Signore sono misteriose; Egli benedisse Vidura con le parole: “Sii distrutto”, e Duhshâsana con: “Vivi per mille anni.” Egli voleva dire che l’io di Vidura sarebbe stato distrutto e che il malvagio Duhshâsana avrebbe dovuto soffrire i mali e le tribolazioni di questo mondo per dieci secoli. Voi non conoscete le ragioni effettive delle azioni del Signore, e non potete capire le motivazioni degli altri uomini che sono come voi pressoché in tutto, sono mossi dalle stesse ragioni e hanno le stesse simpatie e antipatie! Eppure, con quanta facilità scoprite i motivi dell’Uno che è molto, ma molto al di sopra del livello dell’uomo! Come parlate e giudicate facilmente qualcosa che vi è estraneo come l’aria a un pesce!

Le afflizioni indicano la nascita di una Nuova Vita
Ci sono quattro tipi di persone:

  • i “morti”, che negano il Signore e dichiarano che esistono soltanto loro, indipendenti, liberi, autodeterminati e autonomi;
  • i “malati”, che si rivolgono al Signore quando incontrano qualche calamità o quando si sentono temporaneamente abbandonati dalle fonti usuali di soccorso;
  • gli “ottusi”, che sanno che Dio è il compagno e custode eterno, ma Lo ricordano soltanto a volte o quando l’idea è potente e incoercibile;
  • i “sani”, che hanno fede stabile nel Signore e vivono sempre nella Sua presenza creativa e confortante.


Voi procedete dalla “morte” alla “vita” e dalla “malattia” alla “salute” attraverso l’esperienza delle avversità del mondo. Il mondo è una parte del tutto essenziale del percorso di vita dell’uomo; tramite l’ansia della ricerca nasce l’infante: la saggezza. I dolori sono utili; indicano la nascita della nuova vita. Dall’irrequietezza (ashânti) voi ottenete la pace assoluta (Prashânti); da questa raggiungete lo splendore dell’illuminazione spirituale (Prakânti) e, da quest’ultimo, la Suprema Luminosità Divina (Paramajyoti). Questa alternanza di gioia e dolore è come il susseguirsi del giorno e della notte che sono gemelli, ambedue necessari per aumentare la fertilità del terreno, per attivare e rinnovare la vita. Sono come l’estate e l’inverno. Ci sono alcuni che Mi chiedono: “Baba, rendi questa estate meno rovente!” ma nel calore dell’estate la terra assorbe dal sole l’energia necessaria a produrre un raccolto abbondante quando arrivano le piogge.

Risplendete della vostra Vera Natura
Il freddo e il caldo sono ambedue nel progetto di Dio; voi dovete soltanto saperlo e trattarli come cose preziose. In natura ci sono le piante spinose e quelle non spinose; il saggio conosce il valore di tutte, pianta quelle non spinose e le circonda con le altre in modo che ciò che coltiva ne sia protetto. L’attività può salvare come uccidere; è come il gatto che afferra con la bocca il micino per portarlo in un luogo sicuro oppure che morde il topo per ucciderlo e mangiare. Diventate il gattino, e quel comportamento vi salverà come una madre amorevole; diventate un topo e sarete perduti. Dio attrae a Sé l’individuo; avere questa affinità è la natura di ambedue perché sono la stessa Entità, sono come la calamita e il ferro; se però questo è rugginoso e coperto da strati di sporcizia, il magnete non potrà attrarlo. Eliminate l’impedimento: è tutto quello che dovete fare. Risplendete della vostra Vera Natura e il Signore vi attirerà nel Suo seno. Le prove e le tribolazioni sono i mezzi con cui viene fatta questa pulizia; questo è ciò per cui Kuntî pregò Krishna: “Dacci sempre il dolore in modo che possiamo non dimenticaTi mai.” Esse sono come la dieta e le altre restrizioni che il medico prescrive per incrementare l’effetto del farmaco del Canto del Nome del Signore (Nâmasmarana).

Non abbandonate la pratica spirituale (sâdhanâ)
Sai è amato da tutti (sarvajanapriya), per cui potete usare qualunque nome vi dia gioia. I gusti cambiano a seconda del temperamento e del carattere che uno si è formato durante le generazioni di attività come essere umano in questo mondo. Il proprietario di un bar va dal farmacista lì vicino a prendere una pillola contro il mal di testa mentre il farmacista, quando ha lo stesso disturbo, va al bar a prendere una tazza di caffè che pensa lo rimetterà in sesto. Gli uomini sono così.


Lokobhinna rucih
I gusti delle persone sono diversi.


Il saggio (jñânin) dice: Sarvam brahmamâyâm, “Tutto è in Dio.” Uno yogin afferma: “Tutto è energia.” Un bhakta dice: “Tutto è un gioco del Signore (Bhagavân).” Ognuno percepisce in relazione al suo gusto e al progresso nella pratica spirituale. Non derideteli, né metteteli in ridicolo: sono tutti pellegrini sulla medesima strada. La pratica spirituale è assolutamente necessaria per controllare la mente e i desideri dietro ai quali essa corre. Se scoprite di non essere in grado di ottenere il successo, non abbandonate la sâdhanâ; applicatela con maggior vigore perché è la materia in cui non siete stati promossi a richiedere uno studio particolare, non è vero? La pratica spirituale porta la pulizia interiore come quella esteriore. Se indossate biancheria sporca dopo il bagno, non vi sentite rinfrescati, siete d’accordo? Non vi sentite freschi neppure se indossate abiti puliti, ma non vi lavate; sono ambedue necessari, la pulizia esteriore come quella interiore (bâhya e bhâva).
I bambini credono alle vostre parole se affermate che il poliziotto li prenderà o il fantasma li sculaccerà; essi sono pieni di fede e timore, ma, una volta cresciuti con la testa piena di ogni tipo di dottrine, dogmi, teorie e argomentazioni, dovranno usare la discriminazione e scoprire Dio per la via difficile. Questo vi dico: tutte le creature devono raggiungere Dio un giorno o l’altro, per la via breve o per quella lunga; non c’è modo di evitarlo.


Prashânti Nilayam, 1953,
Primo Discorso pubblico in occasione di
Vijayâ Dashamî nel 1953

(Tradotto da Sanâtana Sârathi, ottobre 2010)

Sathya Sai Baba è nato il 23 Novembre 1926 a Puttaparthi, un piccolo villaggio nella regione dell’Andra Pradesh, nel centro-sud dell’lndia. Fin dalla prima infanzia Sai Baba ha sostenuto, attraverso il Suo insegnamento, che l’istruzione insieme allo sviluppo del carattere (educazione), la conservazione dello stato di salute e la soddisfazione dei bisogni primari dell’uomo sono diritti concessi da Dio a tutta l’umanità, senza distinzione di classe sociale, razza o credo religioso. In assoluta coerenza tra le parole pronunciate e le azioni realizzate, Sathya Sai Baba ha intrapreso fin dalla giovinezza numerose iniziative culminate nelle Grandi Opere Sociali portate a termine in questi ultimi anni: l’Istituto di Educazione Superiore, l’Istituto Superiore di Medicina, il Progetto Acqua Potabile. Se è vero che un albero si giudica sulla base dei frutti che produce, allora ogni considerazione sulla figura di Sai Baba non può prescindere dalla valutazione dell’imponente volume di inziative di Servizio ai bisognosi da Lui direttamente realizzate o intraprese dai membri dell’Organizzazione Sathya Sai di tutto il mondo. Esse comprendono strutture quali mense, ospedali, scuole, asili e attività di assistenza e di distribuzione di cibo e indumenti ai poveri e agli emarginati. Per quanto molte persone abbiano conosciuto la realtà di Sai Baba tramite la straordinarietà dei fenomeni in Lui riscontrati, spesso personalmente sperimentati, il miracolo più grande e indiscutibile che i Suoi devoti Gli riconoscono è quello di riuscire a trasformare l’animo umano. Sai Baba non dà importanza ai Suoi miracoli, li definisce solo uno stratagemma per attirare l’attenzione di colui che è troppo distratto dalle vicende e dalle preoccupazioni della vita.

2002 – 9 ottobre – Uno strumento musicale da accordare coi buoni sentimenti

Questo post è il n. 3 di 4 nella serie Discorsi di Sathya Sai Baba

Discorso Divino
Bhagavân Shrî Sathya Sai Baba

9 Ottobre 2002

Uno strumento musicale
da accordare coi buoni sentimenti

“L’intero universo è governato dal Divino;
il Divino è sotto il controllo della Verità,
la quale è padroneggiata dalla persona nobile.
La persona nobile è il Supremo Stesso.”

Incarnazioni dell’Amore!
Dio racchiude l’intero universo; l’universo è sotto il controllo della Verità, la quale fa propria la natura di Dio. L’essere umano controllato dalla Verità, è l’essere umano più nobile.
Molte persone compiono diverse sâdhanâ  per diventare nobili. Per quanto uno sia crudele, con la benedizione dei saggi e la loro compagnia, allontana le sue qualità cattive, le abitudini negative e si mette a percorrere la retta via.
Ogni cosa dovrebbe avere delle basi. Quando vogliamo scrivere una lettera, dovremmo prima fare delle considerazioni e porci delle domande, quali: “Che cosa dovrei scrivere? Come scriverlo? Che cosa andrebbe comunicato?” Solo dopo inizieremo.
Allo stesso modo, molti praticanti spirituali hanno il darshan  dei saggi e ascoltano i loro discorsi, tutte cose che fanno maturare i loro cuori. Ascoltando i discorsi dei sette saggi e seguendo i loro ordini, alla fine anche il malvagio Ratnâkara(1) fu in grado di unirsi alle buone compagnie. Egli diventò satvico (virtuoso), un uomo santo e un ideale per tutti i bharatîya. Egli divenne il maestro adatto a scrivere il Râmâyana.
Persino Prahlâda, il figlio di un demone, attraverso la pratica spirituale della ripetizione del Nome di Nârâyana, ottenne lo splendore divino. Grazie al continuo ripetere: “Nârâyana, Nârâyana, Nârâyana”, lo splendore di Nârâyana entrò in lui. Da quel momento Prahlâda e Nârâyana ebbero la stessa Luce.

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2002 – 10 settembre – L’insuperabile demolitore di ostacoli

Questo post è il n. 4 di 4 nella serie Discorsi di Sathya Sai Baba

Discorso Divino
Bhagavân Shrî Sathya Sai Baba
10 settembre 2002

L’insuperabile demolitore di ostacoli

“Il teismo è scomparso;
il rispetto e il Dharma
hanno completamente perso la loro forma.
L’ateismo è aumentato;
il rispetto nei confronti del guru
e la fede in lui se ne sono andati,
accomiatando la devozione e l’ospitalità.
La gente ha congedato l’antico splendore.”

Quella di oggi è una festività sacra. È Ganapati Chaturdashî (1).
“Ga” significa vidyâ  (la conoscenza profana, l’istruzione). “Na”  vuol dire vijñâna  (la Saggezza Suprema). Ganapati, dunque, è il padrone sia dell’intelletto sia di vijñâna.
Ganapati è il padrone di tutti i gana (2). Ci sono numerosissimi gana  che si stanno prendendo cura dell’universo e Ganapati è il loro capo. Tutti hanno un padrone, un guru, mentre Ganapati non ne ha affatto. Egli stesso è il guru. Oggi è quindi il giorno di nascita di Colui che non possiede alcun padrone o guru.
Non solo. Il veicolo di Ganapati è un ratto, che simbolizza le tenebre. Infatti, il ratto si muove liberamente fra le tenebre. Con la parola “tenebre”, ci si riferisce alle tenebre dell’ignoranza. Il ratto, dunque, si muove fra le tenebre dell’ignoranza.
Solo quando verranno innanzitutto riconosciute le virtù e le qualità di Vinâyaka, ci sarà possibile comprendere bene i risultati che si ottengono nell’adorarLo.

Rinuncia a tutti i tipi di Dharma (3)
e abbandonati esclusivamente a Me.
Non temere: Io ti libererò
da tutte le conseguenze dei peccati.

(Bg. 18.66)

Questo è un importante versetto della Bhagavad Gîtâ. Ogni possibile difficoltà, sofferenza e preoccupazione segue colui che ha attaccamento al corpo. Ogni tipo di decisione viene messa in pratica da questo corpo. Perciò:

Rinuncia a tutti i tipi di Dharma.

Krishna chiese alle persone di rinunciare alle vâsanâ (4) legate a questo corpo. L’intimo significato di tale richiesta consiste nel riconoscere l’unità nella diversità.
Senza vyashti  (l’individuo), non ci può essere samashti  (la totalità, l’universalità, la società); senza samashti, non ci sarebbe la creazione. Come prima cosa, perciò, dobbiamo riconoscere vyashti, attraverso cui ci sarà possibile conoscere samashti; dopodiché, attraverso samashti, conosceremo la creazione. Colui che la riconosce è parameshti  (il Divino).
La creazione, parameshti  e samashti  si trovano all’interno di vyashti; per questo dobbiamo riconoscere bene la natura di quest’ultimo.
Vyashti  è jîva  (l’anima individuale), samashti  è Dio e, fra i due, non esiste alcuna differenza. Quando il jîva  diventa vyashti, la sua natura prende un aspetto individuale; quando il jîva  diventa samashti  (universale), è possibile comprendere il mondo intero.
Ciò che innanzitutto Vinâyaka insegna, dunque, è a riconoscere e comprendere vyashti. Questo è vero intelletto; questo è il significato di “ga”, mentre “na” significa vijñâna. Buddhi  e vijñâna  sono quindi l’importante obiettivo di Vinâyaka.

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2002 – 31 agosto – Gli insondabili giochi divini degli Avatâr

Discorso Divino
Bhagavân Shrî [[Sathya Sai Baba]]
31 agosto 2002

Gli insondabili giochi divini degli [[Avatâr]]

“Più dolce dello zucchero, più gustoso del latte cagliato, molto più saporito del miele,
pronunciato e ripetuto con le labbra, ha il sapore dell’amrita (nettare divino)!
Continuate perciò a ricordare l’eccelso ed eterno Nome di [[Krishna]]!
Ricordate il Nome di Krishna, ricordate il Nome di Krishna.”

Incarnazioni dell’Amore!
Fin dai tempi antichi Krishna è un Nome tanto dolce sia per i bambini sia per gli anziani! Fin dalla Sua nascita, Egli fece sì che le persone dimenticassero se stesse con danze, canti, gioia ed entusiasmo.
Un giorno, unendosi ai pastorelli, [[Krishna]] e [[Balarâma]](1) portarono le mucche al pascolo e giocarono lungo le rive del fiume Yamunâ. I pastorelli, immersi nella gioia data dai giochi e dai canti in lode a Krishna, dimenticarono le mucche. Dopo aver giocato, mangiarono e si riposarono.
Nel frattempo, un calore soffocante si diffuse in tutte le direzioni. C’erano fiamme ovunque, fiamme dappertutto, tanto da non riuscire a vedere più niente. I pastorelli gridarono: “Krishna! Nessuno può estinguere le fiamme se non Tu!” Incapaci di sopportare quell’intenso calore, le mucche si misero a correre in tutte le direzioni e nessuno riuscì a fermarle.
Intanto il calore aumentava ogni momento di più. A questo punto, i pastorelli non videro altro da fare che correre da Krishna: “Krishna, Krishna, Krishna! Tu devi proteggere le mucche. Proteggile e perdonaci.” Questa fu la loro richiesta.
Krishna scoppiò a ridere: “O pastorelli! Non (Mi) avete sperimentato abbastanza nonostante siate stati con Me, abbiate giocato, cantato e provato beatitudine insieme a Me? Molte volte ho ucciso i messaggeri mandati da [[Kamsa]](2) e vi ho dato gioia. Ora però siete incapaci di sopportare la situazione vedendo il pericolo che corrono le mucche. Dove sono andate? Come stanno? Non lo sapete.” Egli chiamò tutti vicino: “O pastorelli, non preoccupatevi!”

Quando avete il [[Kalpavriksha]] (l’albero dei desideri) che dona i frutti desiderati,
perché desiderare fiorellini di cortile?
Quando c’è [[Kâmadhenu]] (la mucca celestiale che esaudisce tutti i desideri)
che dà tutto il “latte” voluto,
perché pagare per comprare un’altra mucca?
Quando c’è il radioso e splendente monte Meru (montagna d’oro),
perché cercare pochi carati d’oro e d’argento?

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2002 – 21 agosto – Amare se stessi per amare gli altri

Discorso Divino
Bhagavân Shrî Sathya Sai Baba
21 Agosto 2002

Amare se stessi per amare gli altri

 

“Gli uomini desiderano tempi fausti, posizione e bontà;
tuttavia non desiderano un buon intelletto e saggezza.
Essi non desiderano avere una buona condotta.
Che altro c’è da dire, o miti, virtuosi
e fortunati membri di questa assemblea?”

Incarnazioni dell’Amore!
Nel mondo, dal sempliciotto al saggio supremo, dal povero al miliardario, tutti presentano se stessi utilizzando il termine aham, aham, aham  (io)(1). Gli animali, gli uccelli e la bestie sono impossibilitati a usare questa parola, in quanto sono incapaci di parlare. Ma se lo fossero, anch’essi pronuncerebbero “aham, aham, aham”.
La natura dell’Io è la parola usata nelle Upanishad. Il termine aham  è una parola importante nella cultura spirituale. Non si tratta di una parola ordinaria. Aham brahmâsmi, “Io sono Dio”: questa è la parola (l’insegnamento) delle Upanishad. (Nello shloka) prima del termine Brahma (Dio), viene la parola aham.

Aham brahmâsmi: Brahma viene solo dopo aham.

Agli Avatâr  incarnati nel mondo, quali Râma e Krishna, vennero dati dei Nomi che in realtà non appartenevano loro. Il vero Nome, il Nome eterno e corretto per loro, è aham , aham, aham. Aham  è il primo Nome di Dio. Tutti gli altri furono Nomi dati dal mondo materiale per la gioia e la soddisfazione della gente. Ma il vero Nome è aham.

Contorsioni mentali
Stiamo incrementando queste illusioni a causa delle distorsioni della mente. È infatti davvero difficile rendere la mente senza deformazioni.

Un tronco d’albero può essere raddrizzato e reso senza curvature.
Una pietra può essere modellata perfettamente.
Potete, voi, modellare una mente e renderla priva di distorsioni?

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2002 – 27 luglio – A testimonianza degli Insegnamenti di Swami

Discorso Divino
Bhagavân Shrî Sathya Sai Baba
27 Luglio 2002

A testimonianza degli Insegnamenti di Swami

Incarnazioni dell’Amore!
Molti di voi che si trovano qui sono già venuti più volte a Prashânti Nilayam. Siete venuti molte volte, e avete speso molto denaro. Perché venite? Venite per sperimentare la beatitudine. Ma la state sperimentando? No. Solo compiendo un’indagine per scoprire che cosa sia realmente la beatitudine si è in grado di sperimentarla. Voi cercate la beatitudine recandovi in molti luoghi, praticando diverse discipline spirituali (sâdhanâ), cantando i bhajan  e andando a far visita a molti guru ; ma non riuscite a sperimentare la beatitudine. A che cosa vi serve leggere molti libri? Praticate almeno uno o due degli insegnamenti di Swami? Se non li praticate, a che cosa vi serve tornare qui più volte? Molte volte vi ho parlato della Verità (Satya), della Retta Azione (Dharma) e della Pace (Shânti).

I significati di Satya, la Verità
Che cos’è la Verità? In questa parola ci sono tre sillabe: “sat”, “aa”  e “yaa”. “ Sat”  significa permanente, ed è la vita; ”aa”  sta per cibo (annamu) e ”yaa”  è la procedura per questa investigazione. Per la vita, il cibo è essenziale. ”Yaa”  è il sole, che provvede al cibo. Per ”sat” , che è la vita, avete bisogno di ”aa”  (il cibo), e il sole è necessario per poter avere il cibo. Quindi, ”Satya”  significa: “per grazia del Dio Sole potete soddisfare la fame e vivere una vita confortevole”. C’è anche un’altra interpretazione. ”Sa”, ”ta”, ”yaa”. Consideriamo queste tre sillabe nell’ordine contrario. ”Yaa”  sta per yama  (il controllo dei sensi interni) e niyama  (il controllo dei sensi esterni) nella sâdhanâ. Questo porta a ”ta”  che è Tattva  (la Realtà), che, a sua volta, porta a ”Sa”, che è la Divinità. Se fate delle penitenze con yama  e niyama  sperimenterete la Divinità. L’uomo deve parlare meno e fare più pratica spirituale. Voi venite qui a fare delle pratiche spirituali; ma come potete progredire se, anche qui, indulgete nel troppo parlare? Oggi intraprendete pratiche spirituali, quali le penitenze, la ripetizione del Nome di Dio (japa), l’adorazione e la meditazione. Non otterrete mai la Divinità con queste pratiche di routine.

L’uso appropriato dei sensi
Buddha intraprese molte discipline spirituali, si recò in molti posti, lesse molti libri e visitò molti guru , ma infine si rese conto che erano tutte cose futili. Così cominciò a indagare su quali siano i doni di Dio. Se facciamo un uso appropriato dei doni di Dio possiamo sperimentare la pace e la felicità. Per esempio, Dio ci ha dato la lingua. Dobbiamo farne un uso appropriato, rivolgendoci agli altri usando parole sacre, affinché essi capiscano. Buddha si chiese se Egli stesso lo stesse facendo oppure no. Dio ci ha dato i cinque princìpi vitali o soffi vitali, cioè: prana, apâna, vyâna, udâna  e samâna  (le cinque modalità funzionali, in cui si manifesta l’energia vitale, che stimolano, ciascuna, determinati gruppi di organi fisici – N.d.T.). Lo spazio (âkâsha) è la consapevolezza. Il vento è la vita. Il fuoco è la radianza. L’acqua è la vita. Voi non state facendo un uso appropriato di questi doni di Dio. Innanzitutto, Buddha realizzò che la lingua ci è stata data per parlare dolcemente, a voce bassa, per dire la verità e pronunciare parole nobili. Poi si chiese se stesse dicendo parole che fossero utili agli altri, che suonassero dolci, o se invece le parole che pronuncia va avessero degli intenti egoistici.

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2002 – 24 luglio – Il simbolismo della luna piena

Discorso Divino
Bhagavân Shrî Sathya Sai Baba
24 luglio 2002

Il simbolismo della luna piena

“La luna illumina il mondo di notte,
il sole lo illumina di giorno.
Il Dharma è la luce dei tre mondi.
Un buon figlio dà lustro alla propria famiglia.”

L’atomo è Dio
Incarnazioni dell’Amore!
Il sole risplende durante il giorno e illumina il mondo, affinché gli esseri viventi possano vederlo; la luna risplende durante la notte e illumina loro il cammino; il Dharma  insegna e indica un ideale di vita agli esseri dei tre mondi. Allo stesso modo, un buon figlio, con la sua vita ideale, dà lustro all’intera famiglia. Tutto ciò è in relazione con la creazione fisica, profana, terrena e transitoria.
In passato, ci fu un uomo che mostrò al mondo un ideale, in cui egli stesso s’immerse. Egli comprese, indicò, proclamò e insegnò la Verità secondo cui, ovunque si volga lo sguardo, esiste soltanto la Divinità. Il suo nome era Kanâda(1). Che cosa scoprì?

Dio è più sottile del sottilissimo,
più vasto del vastissimo.

La Divinità è presente in ogni atomo. Un altro nome dell’atomo è “Dio”. Kanâda, da quando nacque fino a quando non morì, contemplò l’atomo, ripetendo “Paramânu, paramânu, paramânu” (atomo, particella infinitesimale). Questo mondo non esisterebbe se non ci fosse l’atomo.

OM, il suono primevo
Inizialmente, nell’universo non esisteva la forma. Il sole e la luna non c’erano, e così pure il cielo, la terra e le stelle. Non esisteva proprio nulla; solo un’oscurità impenetrabile. Gli atomi, tuttavia, si combinarono fra loro ad alta densità, formando la materia; tale processo generò un intenso calore, e, a causa di ciò, la materia esplose in innumerevoli pezzi che si sparsero ovunque. Ecco l’origine della creazione; questa fu anche l’esperienza di Kanâda.

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2002 – 23 luglio – La spiritualità è la meta suprema

Discorso Divino
Bhagavân Shrî Sathya Sai Baba
23 luglio 2002

La spiritualità è la meta suprema

“Anche se si ottengono ricchezze e piaceri terreni,
la pace della mente sfugge.
Tutti dimenticano di riconoscere l’essenza dell’umanità.
La parola di Sai è la parola di Verità che vi viene ora rivelata. ”

Equanimità nella felicità e nel dolore
Incarnazioni dell’Amore!
L’uomo non deve aspirare né alla felicità, né al dolore. È dovere primario dell’uomo conseguire l’equanimità sia nella gioia sia nella pena, nonché capire la sua vera natura che è divina. Né la felicità né il dolore gli si addicono, e non è opportuno che egli li insegua; infatti, quando voi esultate per la gioia, il dolore è lì in attesa; e quando siete afflitti dalla sofferenza, la felicità è dietro la porta.
Sin dall’antichità, numerosi saggi rinunciarono sia alla felicità sia al dolore, e riconobbero la verità secondo cui solo la sofferenza contribuisce a render manifesta la natura divina dell’uomo, aiutandolo in molti modi, più di quanto non faccia la felicità.

La felicità non proviene dalla felicità.

Non possiamo ottenere la gioia per mezzo della gioia; essa si consegue solo passando attraverso il dolore.
Nelle nove forme di devozione l’Amore è l’imprescindibile filo unificante:

  1. Shravanam (l’ascolto delle Scritture e delle storie sacre).
  2. Kîrtanam (il canto del Nome del Signore e della Sua Gloria).
  3. Vishnusmaranam (il costante e continuo ricordo di Dio).
  4. Pâdasevanam (l’azione o il servizio offerti ai Piedi del Signore).
  5. Vandanam (l’atteggiamento di riverenza verso tutte le forme di vita).
  6. Archanam (l’adorazione).
  7. Dâsyam (l’atteggiamento di servo dedito e fedele verso Dio).
  8. Sneham (l’amicizia verso il Signore, considerandoLo l’unico e vero amico).
  9. Âtmanivedanam (la completa resa di se stessi al Sé Supremo e alla Volontà del Signore). Leggi tutto “2002 – 23 luglio – La spiritualità è la meta suprema”

2002 – 22 luglio – La Devozione non è in vendita!

Discorso Divino
Bhagavân Shrî Sathya Sai Baba
22 luglio 2002

La Devozione non è in vendita!

“Io sono presente in tutti gli esseri viventi.
Io accompagno gli yogî che comprendono sempre
le difficoltà degli altri e che si comportano con equanimità.”

Incarnazioni dell’Amore!
L’individuo che riconosce che l’Âtma, presente in tutti gli esseri viventi, è Uno col proprio Âtma, vivrà sempre nella costante presenza di Dio. Che si tratti di qualcuno che gioisce dei piaceri materiali o che vi rinunci, di un religioso errante o di un asceta, egli vivrà in ogni momento, in ogni situazione, sentendo che la presenza di Dio è la sua ricchezza. Qual è dunque la cosa che dovremmo fare?

Sarvatah pâni pâdam
Le Sue mani e i Suoi Piedi pervadono ogni luogo.

Si dovrebbe riconoscere la Verità secondo cui l’Âtma, presente in tutti gli esseri viventi, è Uno. Sfortunatamente l’umanità, incapace di comprendere in modo adeguato la natura della sua vita, cade nelle distorsioni, incrementando l’equivoco e scordando la Verità.
A causa della folle illusione che gli fa affermare “io sono il corpo”, dimenticando la sua reale natura e scordando la forma della Verità, l’uomo perde il suo tempo riponendo la sua fede nel corpo che è transitorio, impermanente e irreale.
Innanzitutto, non si dovrebbe cercare di comprendere la verità individuale (il complesso mente-corpo – N.d.T.). Invece le persone di oggi cercano lo sviluppo del corpo fisico. Questo è un grosso errore, poiché, in questo modo, solo dopo si viaggia verso la condizione sociale e, solo dopo ancora, si entra nel sentiero spirituale. In questo modo l’uomo soccombe a numerose difficoltà, poiché è incapace di riconoscere e conoscere la Verità che andrebbe conosciuta e riconosciuta.
Bisognerebbe conoscere la Verità sul messaggio di Sai che è: S-A-I.
“S” significa che, prima di tutto, bisognerebbe comprendere l’aspetto spirituale.
“A” è l’associazione (società).
”I” rappresenta il livello individuale nel quale ci si dovrebbe inoltrare solo dopo.
Spirituale, sociale e individuale: dovreste conoscere tali aspetti in questo modo (in questo ordine). Le persone, al contrario, vanno in senso opposto: individuale, sociale, spirituale. Che cosa succede andando al contrario? Poiché le persone stanno viaggiando in senso opposto, si distanziano dalla presenza di Dio.
Dato che tutta l’umanità, oggi, compie questo tipo di viaggio, sta perdendo tutto il suo tempo. Il tempo è molto importante. Inoltre, il tempo è una misura per l’uomo. Il tempo è il vero Dio. Invece, incapace di comprendere questo tempo divino nel modo giusto, l’uomo lo sta buttando via compiendo molti errori.
Il primo aspetto del quale ci dovremmo innanzitutto occupare, è quello spirituale. Solo dopo dovremmo impegnarci nel sociale. Per ultimo dovremmo comprendere l’unità nell’aspetto individuale. Solo così comprenderemo facilmente ciò che è individuale. Se invece, all’inizio, vi impegnate nell’individuale, non comprenderete mai l’aspetto spirituale.

Leggi tutto “2002 – 22 luglio – La Devozione non è in vendita!”

2002 – 21 luglio – Gonfio… d’Amore

Discorso Divino
Bhagavân Shrî Sathya Sai Baba
21 luglio 2002

Gonfio… d’Amore

“Se non ci sono né una buona mente né una buona condotta, come può Sai elogiarvi?
Come può Prema Sai, il Dispensatore di Pace, Amore, Felicità e Benessere, prendersi cura di voi?”

Incarnazioni dell’Amore!
La vita dell’uomo è compassionevole. Il tempo è sacro. Il cuore è puro. La mente è gentile. Quali dovrebbero essere le fondamenta per un individuo che ha sentimenti tanto sacri? Che cos’è importante per questo edificio (relativo al carattere individuale)?
Ogni essere umano spera di ottenere pace e felicità. Come si ottiene la Pace? La si potrà ottenere solamente quando i Valori Umani si saranno stabilizzati in ogni essere umano. I Valori Umani non sono qualcosa che possiamo sviluppare, né qualcosa che introduciamo dall’esterno. Essi sorgono dall’interno dell’uomo.
Che cosa siamo destinati a ottenere se, ai giorni nostri, dimentichiamo tali Valori? L’uomo non vive per il genere umano; l’uomo non è nato per qualcun altro (ma per se stesso). Egli dovrebbe dunque riconoscere innanzitutto questa verità: “Per che cosa sono nato?”
Equità, unità, fratellanza e nobiltà: la vita dell’uomo dipende da queste quattro importanti fondamenta. Se una di esse vacilla, la vita umana diventa uno spreco. Questi quattro Valori andrebbero protetti e incoraggiati dall’uomo nella sua vita. L’uomo dovrebbe innanzitutto comprendere che cosa sia l’aspetto umano.
Per moralità dell’uomo, s’intende la Verità; il Dharma  è la reputazione dell’uomo; il Sacrificio è la luce dell’uomo. L’unione di questi tre aspetti compone la razza umana. Invece l’uomo di oggi sta dimenticando Verità, Dharma , luce e reputazione. Questi Valori non andrebbero praticati a vantaggio della società, ma per il proprio vantaggio.
Per esempio: desiderate che qualcuno vi rispetti. No, no! Dovreste voi, per prima cosa, rispettare voi stessi. Il rispetto del Sé è il fondamento basilare dell’uomo. Come possono le persone rispettare qualcuno che non ha rispetto per Se stesso? In questo caso non è possibile aspettarselo dagli altri. Amate gli altri, rispettateli e offrite loro dei buoni sentimenti. Questo è il vostro importante dovere.
L’uomo non è solamente un essere individuale, bensì un essere universale. “Veshti” significa individuo. “Samashti” vuol dire Dio. Per riconoscere la forma di samashti  è perciò necessario iniziare il nostro viaggio da veshti. Dallo stato umano dovreste raggiungere lo stato divino.
Per poterlo fare, come ci si dovrebbe comportare? Si dovrebbe innanzitutto riconoscere in tutti la jîvan jyoti  (la luce della vita). Solamente quando riconosceremo l’unità in tutti, metteremo in pratica la natura dell’equità. Tutto il sevâ (servizio disinteressato), compiuto ai giorni nostri, serve a ottenere samashti.
È un grosso errore credere che il servizio venga compiuto per le persone, per gli altri o per ottenere una beatitudine personale. A questo mondo non esistono “gli altri”, poiché tutti sono incarnazioni di Dio. Tuttavia le persone non cercano di riconoscere samashti: per questo soccombono al dolore. Smetteremo di soffrire solo quando riconosceremo che Dio è in tutti. Per curare le nostre afflizioni, perciò, dovremmo innanzitutto provare la natura di samasthi. Solo quando riconosceremo l’unità nella diversità, otterremo l’equità.

Leggi tutto “2002 – 21 luglio – Gonfio… d’Amore”

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