Primi passi sulla via iniziatica

Il punto centrale di ogni insegnamento esoterico è che non vi è nulla di esterno alla propria mente. Anni ed anni di progresso spirituale dell’adepto iniziato conducono lentamente verso questa consapevolezza.
L’uomo comune vive proiettato verso l’esterno, convinto dell’esistenza di un mondo al di fuori di lui. Secondo le Dottrine Tradizionali questa convinzione è dovuta all’ “ignoranza” intesa come l’errore che crea la distinzione tra Soggetto ed Oggetto e la credenza dell’esistenza di un io individuale, separato dal mondo.
L’Uomo ordina la sua esperienza mentale mediante le categorie dello spazio e del tempo che non hanno alcuna realtà oggettiva e sono le più difficili da spezzare: sono i pilastri della prigione mentale nella quale siamo prigionieri.
Quando nell’Adepto sorge la Consapevolezza, in lui si distrugge la credenza nell’io individuale e nell’esistenza di un mondo esterno separato dall’io. Egli si fonde con l’unico Principio Universale. Questo stato che egli raggiunge viene chiamato “illuminazione” o “liberazione”.
La via per giungere a questa liberazione è stata indicata da pochi uomini che hanno raggiunto il traguardo è che hanno tentato, per compassione, di indicare il sentiero all’umanità. Questi uomini non hanno mai scritto niente perchè il loro insegnamento non è trasmettibile con le sole parole. La conoscenza teorica più sopra esposta non serve a niente: l’Adepto deve giungere alla conoscenza reale.
Spesso purtroppo sulla figura di questi uomini sono state costruite Chiese e Religioni che hanno sempre avuto un effetto nefasto per il progresso sul sentiero della conoscenza.
E’ bene chiarire che, in questo quadro, la parola “Dio” non ha alcun significato ed altro non è che una delle tante parole inventate dall’Uomo.
Per restare nella Tradizione Occidentale citiamo la famosa frase di Gesù riportata nel Vangelo di Tommaso: “Il Regno dei Cieli è dentro di voi e fuori di voi. Colui che trova il senso segreto di queste parole non assaggerà la morte”.
Tutta la monumentale opera delle Upanishad della Tradizione Induista altro non è che il tentativo di comunicare queste verità: secondo la scuola dell’Advaita Vedanta il discepolo deve raggiungere la consapevolezza dell’identità del Se (Atman individuale) col principio universale (Brahman) e distruggere in tal modo la credenza illusoria dell’esistenza di qualcosa di esterno alla mente.
Veda ed Upanishad furono scritti dai discepoli che avevano ascoltato le parole di quegli asceti che, dopo anni di meditazione in solitudine nelle foreste, avevano raggiunto l’Illuminazione.
Riportiamo solo due brevi frasi tratte dalle Upanishad:
“Questo supremo Brahman, Atman universale, immensa dimora di tutto ciò che esiste, più sottile di ogni cosa sottile, costante: in verità é te stesso, perché Tu sei Quello” (Kaivalya Upanishad, I, 16).
“Quando si é conosciuto l’Atman supremo, che riposa in un posto nascosto, senza parti e senza dualità, quale Testimone, esente dall’essere e dal non-essere, si perviene alla condizione dell’atman universale” (Kaivalya Upanishad II, 23-24).
Tra le vie che conducono alla Liberazione, forse il Buddismo è la più lucida e lineare. La seconda nobile verità recita così:
“L’origine della nostra sofferenza è nella credenza dell’esistenza reale del proprio io. Questa è dovuta all’ attaccamento ad un mondo esterno che è altrettanto irreale. Questo attaccamento si manifesta come brama di esistere, brama di oggetti sensuali, ricerca della felicità in ciò che è transitorio . L’attaccamento è causato dall’ Ignoranza”.
Significativa è anche questa frase del Buddha:
“Esiste, o monaci, un non nato, non evoluto, non fatto, non condizionato. Se non ci fosse questo non nato, non evoluto, non fatto, non condizionato, non si potrebbe scorgere via di scampo dal nato, evoluto, fatto, condizionato. Ma poiché, invece, c’è un non nato, non evoluto, non fatto, non condizionato, si scorge una via di scampo dal nato, diventato, fatto, condizionato”.
Mi rendo conto che per molti lettori queste brevi riflessioni possano sembrare prive di senso, ma tu, mettiti in un luogo appartato, fai silenzio dentro di te e guarda gli oggetti “fuori” di te. Sii consapevole che sono dentro la tua mente. Ora cammina per la stanza: dove credi di andare? Sei ancora nella tua mente. Chi è che pensa queste cose? Il tuo io? Ma non ti accorgi che il tuo io è solo l’aggregato di tutte queste cose che sono nella tua mente? Chi è allora il Testimone? Chi ha creato questa prigione?

[Non c’è nulla di nascosto che non debba essere rivelato e nulla di segreto che non debba essere conosciuto]. (Gesù di Nazareth).

Giuseppe Merlino

4 risposte a “Primi passi sulla via iniziatica”

  1. Vari principi di separazione come luogo, tempo, consapevolezza e altro si ritrovano ovviamente sul sentiero iniziatico, per così dire segnalando la mancata o non raggiunta liberazione.
    La Via, l’Insegnamento, il Maestro dunque sono irrimediabilmente qui in una relativa illusione o proiezione.
    D’altra parte in non pochi soggetti individuali ad esempio esiste (o può esistere) una percezione più o meno discontinua di assenza di separazione rispetto al cosmo; mi azzardo tuttavia ad osservare che in certo senso è qui se non uno di altri punti centrali, se si vuole usare questo termine.
    In quanto al titolo del post, direi allora che per il contenuto espresso si tratterebbe di indizi sulla via iniziatica e non di passi (nemmeno i primi perché come potrebbero esserlo se stiamo considerando del traguardo?)

    1. Grazie per i tuoi spunti di riflessione, Luciano. Hai perfettamente ragione. Tutta la Via e il Cammino non sono altro che un continuo e progressivo liberarsi dalle illusioni, fino al momento in cui ci renderemo conto che non siamo più focalizzati nell’aggregato fisico-psichico nel quale ci identifichiamo, e la nostra coscienza comincia a identificarsi con quello che la Tradizione chiama il nostro vero Sé, ossia il Principio Spirituale di cui la nostra coscienza è la proiezione nel piano fisico.
      Ma raggiungere un simile traguardo significa aver compiuto tutti i “passi” necessari per liberarsi dalle Illusioni e il prendere coscienza anche mentalmente di quale è la Strada che dobbiamo seguire e il farsi una “mappa” dei quello che sarà il proprio Cammino è uno dei primi, veri, passi che possiamo fare concretamente. Da qui il titolo dell’articolo. Quelli che tu chiami indizi sono tali soltanto finché non li facciamo realmente nostri e li rendiamo “operativi”, costruendo su di essi il lastricato sul quale cammineremo, e che sarà la nostra Via verso la Liberazione.

      1. Il tuo pregevole commento mi consente di estendere e precisare solo un poco, in via naturalmente eccezionale dove ovvero il silenzio e la riflessione interiore a lungo meglio rispettosamente si addicono e si intervallano a conversazioni.
        Peraltro, come personale aggravante, comprendo che possa risultare alquanto ardito quanto andrò adesso ad esplicitare.
        In termini banali, la relativa illusione e separazione del fuori di sé tende a demolire anche il dentro di sé nella separazione e nell’illusione (ma ciò è noto ad esempio nelle teorie e tecniche della negazione di sé, e così via).
        Dunque, ad esempio sarebbero (citando) con una ‘mappa’ le possibilità di districarsi ovvero di precedere ‘verso la liberazione’, un pavimento sul quale camminare?
        Certo, così ci ritroviamo dentro qualcosa di fondamentale (ciò che è a fondamento), che ha intrinsecamente la questione del movimento/azione (passi), non esauribile evidentemente nel se stesso (separato e illusorio), ovvero stiamo parlando della ‘via iniziatica’.
        Esistono pochi interessanti testi in italiano sull’argomento dei Passi sulla via iniziatica; cosa discutere su di essi … direi dei dettagli di modernità e di una pretesa, forse non del tutto ben compresa, di portarsi ai fondamentali dell’esoterismo sia nel ‘suo stare nella storia e nella cultura dell’umanità’ che nel suo definirsi ‘collettivamente’.

        1. “Parlare” della Via iniziatica è, paradossalmente, difficile almeno quanto il percorrerla. Questo perchè, inevitabilmente, ci troviamo a dover esprimere concetti assoluti mediante un mezzo, la nostra mente e il linguaggio comune, che purtroppo cristallizzano cose che non hanno realmente una forma e dovrebbero essere percepite con facoltà ben più ampie ed elevate dell’umano intelletto. Bisognerebbe farle nostre con l’Intuizione, una facoltà assai superiore alla mente e della quale siamo fortunatamente (o meritoriamente?) dotati anche in questa condizione di essere umani. L’Intuizione (con la I maiuscola) è quella facoltà che ci consente di attingere direttamente al Mondo delle Idee del caro Platone e cogliere così nella loro essenza non ancora individualizzata e cristallizzata i concetti di cui dovremmo “parlare”.
          Per questo apprezzo molto la tua capacità di esporre pensieri di assoluto valore in una forma così lucida, interessante e stimolante alla riflessione.
          Ma il punto, credo, è proprio questo: qualunque cosa decidiamo di “esprimere”, tirandola giù da quel mondo, non potrà che essere un cristallo – magari pure un diamante -, forma sensibile di qualcosa che è invece pura Luce. Non che sia sbagliato, intendiamoci, ma è solo “un modo di vedere le cose”, un “punto di vista” di qualcosa che probabilmente, per essere veramente compreso, richederebbe l’accoglimento di un numero infinito di quelle cristallizzazioni.
          Per cui, sì, possiamo senz’altro parlare di un “pavimento” se così vogliamo visualizzare il Sentiero che, vivendo, percorriamo e percepiamo come “Via iniziatica”; possiamo anche, del tutto correttamente, definire “mappa” la nostra percezione dell’insieme dei passi che ci porteranno alla Meta finale.
          Tuttavia dobbiamo, a un certo punto del nostro Cammino, anche sviluppare la consapevolezza, io ritengo, che questi sono tutte visioni parziali che hanno la loro utilità esclusivamente nel soddisfare la nostra mente inferiore e darle la tranquillità del bambino che è tenuto per mano dal genitore quando camminano affiancati.
          Anche questo, alla fine, è un “passo” su quel Cammino: il comprendere che tutta la Strada è un percorso che va da te a Te. Non c’è realmente nessun Cammino da percorrere. Occorre soltanto “liberarsi” da tutta l’illusione. E finchè ci sei dentro questo ti appare come un lungo cammino.
          Ma in fondo possiamo farcene una ragione e comprendere molto se riflettiamo sul fatto che il “divenire” è qualcosa che è iniziato quando è iniziato il tempo e il tempo, ce lo insegna la scienza, esiste solo se esiste la materia fisica e la massa. Per quanto sia complicato da accettare “è esistito un tempo in cui il tempo non c’era”, prima che l’universo venisse in esistenza, e, molto probabilmente, ancora “adesso” esiste una condizione, laddove l’universo ancora non è giunto nella sua espansione, in cui il tempo semplicemente non è.
          Concetti interessantissimi, questi, da esplorare, ma, tuttavia, concetti. Cristalli, come dicevo poc’anzi.
          Cristalli però che in qualche modo riescono a trasmettere la Luce e ampliano un po’ la mente.

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