Mânasa Bhajare Guru Charanam

Questo post è il n. 1 di 4 nella serie Discorsi di Sathya Sai Baba

1953 giorno di Vijayâ Dashamî

Questo Discorso storico, in cui Bhagavân proclama la Sua Missione Divina, è il primo Discorso pubblico da Lui tenuto nel fausto giorno di Vijayâ Dashamî nell’anno 1953. I contemporanei dell’Avatâr sono estremamente fortunati in quanto, da settant’anni, sono testimoni oculari del dispiegarsi della Missione Divina.

La fede incondizionata è il segreto del successo spirituale

Voi sapete che, quando ero alla scuola superiore di Uravakonda, un giorno andai via, gettai i libri e dichiarai: “Ho il Mio lavoro che Mi aspetta.” Nel suo discorso, il pandit (erudito) in telugu vi ha raccontato il fatto di quella sera. Quel giorno, quando Mi rivelai pubblicamente come Sai Baba, il primo canto che insegnai alla gente riunita nel giardino in cui andai dalla casa di Seshama Râju fu:


Mânasa bhajare guru charanam
dustara bhava sâgara taranam.


Ho invitato tutti coloro, che soffrono nel ciclo interminabile della nascita e della morte, ad adorare i piedi del Guru, il Guru che annunciava Se Stesso ed era venuto di nuovo per prendere su di Sé il fardello di quelli che cercavano rifugio in Lui. Questo fu proprio il Mio primo Messaggio all’umanità: “Mânasa bhajare” (Adorate nella mente!) Io non ho bisogno delle vostre ghirlande di fiori e frutti, cose che si comprano per un anna (un sedicesimo di rupia) o due; esse non sono autenticamente vostre. DateMi qualcosa di vostro, qualcosa di pulito e profumato di virtù e innocenza, e lavato nelle lacrime del pentimento! Le ghirlande e i frutti che portate come elementi di scena sono un’esibizione della vostra devozione. I devoti più poveri, che non possono permettersi di portarli, si sentono umiliati; sono addolorati di non avere mezzi e di non poter dimostrare la loro devozione nel modo grandioso in cui lo state facendo voi. Insediate il Signore nel vostro cuore e offriteGli i frutti delle vostre azioni e i fiori dei vostri pensieri e sentimenti nascosti: quella è l’adorazione che Io gradisco di più, la devozione che preferisco.

Rieducazione dell’uomo in tutte le ere
Nei negozi, le cose sono tenute in contenitori separati e ogni negozio si specializza in qualche articolo o tipo particolare di articoli, ma, in una mostra, centinaia di espositori si riuniscono per offrire tutti i tipi di articoli disponibili, per cui c’è un grande addobbo di vetrine, di composizioni e cose in mostra. Generalmente, in tutti questi giorni, Io ho dato consigli individuali rispondendo a domande personali come i contenitori che ci sono nei negozi. Per voi, il Discorso odierno è un’esperienza nuova; oggi Io mi rivolgo a un’assemblea. Per voi è una cosa nuova, ma non lo è per Me. In passato, ho dato consigli a grandi folle anche se non in questa Forma. Dovunque il Senzaforma (Nirâkâra) diventi l’Uno con Forma (Sâkâra), deve compiere la Missione. Egli lo fa in modi diversi, ma lo scopo unico, la rieducazione dell’uomo, persiste in qualunque era. I primi sedici anni di questa Vita sono stati, come vi ho detto spesso, il periodo in cui i Giochi del Bambino Divino (Bala Lîlâ) hanno predominato, e i sedici seguenti sono stati usati, nella maggior parte, per i Miracoli (Mahima) al fine di dare Gioia (Santosha) a questa generazione. La gioia e la soddisfazione sono sensazioni che durano poco; voi dovete cogliere questo stato d’animo e farne una proprietà permanente: Beatitudine (Ânanda). Dopo il trentaduesimo anno, Mi vedrete sempre più attivo nell’impegno dell’Istruzione Spirituale (Upadesha) per insegnare all’umanità che sbaglia e dirigere il mondo sulla strada della Verità, della Rettitudine, della Pace e dell’Amore (Satya, Dharma, Shânti e Prema). Non ho deciso di escludere i Giochi e i Miracoli dalla Mia attività dopo questo: dico semplicemente che la restaurazione del Dharma, la correzione della tortuosità della mente umana e il ricondurre l’umanità all’Universale Religione Eterna (Sanâtana Dharma) sarà il Mio Lavoro da lì in poi. Non fatevi sviare dal dubbio e da dispute vane, non discutete sul “come” e sul “se” Io possa fare tutto questo. Anche i mandriani di Brindâvan dubitavano del fatto che il ragazzino cresciuto tra loro potesse sollevare il monte Govardhana (Govardhanagiri) e tenerlo in alto! La cosa necessaria è la fede e ancor più fede.

Il segreto del successo spirituale
Una volta, Krishna e Arjuna camminavano per una strada non coperta di alberi. Vedendo un uccello volare, Krishna chiese ad Arjuna: “È un colombo?” Egli rispose: “Sì, è un colombo.” Krishna domandò allora: “È un’aquila?” “Sì, è un’aquila”, fu la pronta risposta. “No, Arjuna, a Me sembra un corvo; non è un corvo?” Arjuna rispose immediatamente: “Scusa, è certamente un corvo.” Krishna rise e lo riprese per questo suo accondiscendere a qualunque suggerimento gli venisse dato, ma Arjuna disse: “Per me le Tue parole hanno molta più importanza dell’evidenza che i miei occhi mi mostrano. Tu puoi farne un corvo, un colombo o un’aquila, e quando dici che è un corvo, deve essere tale.” La fede incondizionata è il segreto del successo spirituale. Il Signore ama non il devoto, ma la sua devozione: ricordalo. La grazia del Signore è come la pioggia, acqua pura che cade egualmente dovunque, ma cambia sapore a seconda del terreno attraverso il quale scorre; anche le parole del Signore sono dolci per alcuni e amare per altri. Le vie del Signore sono misteriose; Egli benedisse Vidura con le parole: “Sii distrutto”, e Duhshâsana con: “Vivi per mille anni.” Egli voleva dire che l’io di Vidura sarebbe stato distrutto e che il malvagio Duhshâsana avrebbe dovuto soffrire i mali e le tribolazioni di questo mondo per dieci secoli. Voi non conoscete le ragioni effettive delle azioni del Signore, e non potete capire le motivazioni degli altri uomini che sono come voi pressoché in tutto, sono mossi dalle stesse ragioni e hanno le stesse simpatie e antipatie! Eppure, con quanta facilità scoprite i motivi dell’Uno che è molto, ma molto al di sopra del livello dell’uomo! Come parlate e giudicate facilmente qualcosa che vi è estraneo come l’aria a un pesce!

Le afflizioni indicano la nascita di una Nuova Vita
Ci sono quattro tipi di persone:

  • i “morti”, che negano il Signore e dichiarano che esistono soltanto loro, indipendenti, liberi, autodeterminati e autonomi;
  • i “malati”, che si rivolgono al Signore quando incontrano qualche calamità o quando si sentono temporaneamente abbandonati dalle fonti usuali di soccorso;
  • gli “ottusi”, che sanno che Dio è il compagno e custode eterno, ma Lo ricordano soltanto a volte o quando l’idea è potente e incoercibile;
  • i “sani”, che hanno fede stabile nel Signore e vivono sempre nella Sua presenza creativa e confortante.


Voi procedete dalla “morte” alla “vita” e dalla “malattia” alla “salute” attraverso l’esperienza delle avversità del mondo. Il mondo è una parte del tutto essenziale del percorso di vita dell’uomo; tramite l’ansia della ricerca nasce l’infante: la saggezza. I dolori sono utili; indicano la nascita della nuova vita. Dall’irrequietezza (ashânti) voi ottenete la pace assoluta (Prashânti); da questa raggiungete lo splendore dell’illuminazione spirituale (Prakânti) e, da quest’ultimo, la Suprema Luminosità Divina (Paramajyoti). Questa alternanza di gioia e dolore è come il susseguirsi del giorno e della notte che sono gemelli, ambedue necessari per aumentare la fertilità del terreno, per attivare e rinnovare la vita. Sono come l’estate e l’inverno. Ci sono alcuni che Mi chiedono: “Baba, rendi questa estate meno rovente!” ma nel calore dell’estate la terra assorbe dal sole l’energia necessaria a produrre un raccolto abbondante quando arrivano le piogge.

Risplendete della vostra Vera Natura
Il freddo e il caldo sono ambedue nel progetto di Dio; voi dovete soltanto saperlo e trattarli come cose preziose. In natura ci sono le piante spinose e quelle non spinose; il saggio conosce il valore di tutte, pianta quelle non spinose e le circonda con le altre in modo che ciò che coltiva ne sia protetto. L’attività può salvare come uccidere; è come il gatto che afferra con la bocca il micino per portarlo in un luogo sicuro oppure che morde il topo per ucciderlo e mangiare. Diventate il gattino, e quel comportamento vi salverà come una madre amorevole; diventate un topo e sarete perduti. Dio attrae a Sé l’individuo; avere questa affinità è la natura di ambedue perché sono la stessa Entità, sono come la calamita e il ferro; se però questo è rugginoso e coperto da strati di sporcizia, il magnete non potrà attrarlo. Eliminate l’impedimento: è tutto quello che dovete fare. Risplendete della vostra Vera Natura e il Signore vi attirerà nel Suo seno. Le prove e le tribolazioni sono i mezzi con cui viene fatta questa pulizia; questo è ciò per cui Kuntî pregò Krishna: “Dacci sempre il dolore in modo che possiamo non dimenticaTi mai.” Esse sono come la dieta e le altre restrizioni che il medico prescrive per incrementare l’effetto del farmaco del Canto del Nome del Signore (Nâmasmarana).

Non abbandonate la pratica spirituale (sâdhanâ)
Sai è amato da tutti (sarvajanapriya), per cui potete usare qualunque nome vi dia gioia. I gusti cambiano a seconda del temperamento e del carattere che uno si è formato durante le generazioni di attività come essere umano in questo mondo. Il proprietario di un bar va dal farmacista lì vicino a prendere una pillola contro il mal di testa mentre il farmacista, quando ha lo stesso disturbo, va al bar a prendere una tazza di caffè che pensa lo rimetterà in sesto. Gli uomini sono così.


Lokobhinna rucih
I gusti delle persone sono diversi.


Il saggio (jñânin) dice: Sarvam brahmamâyâm, “Tutto è in Dio.” Uno yogin afferma: “Tutto è energia.” Un bhakta dice: “Tutto è un gioco del Signore (Bhagavân).” Ognuno percepisce in relazione al suo gusto e al progresso nella pratica spirituale. Non derideteli, né metteteli in ridicolo: sono tutti pellegrini sulla medesima strada. La pratica spirituale è assolutamente necessaria per controllare la mente e i desideri dietro ai quali essa corre. Se scoprite di non essere in grado di ottenere il successo, non abbandonate la sâdhanâ; applicatela con maggior vigore perché è la materia in cui non siete stati promossi a richiedere uno studio particolare, non è vero? La pratica spirituale porta la pulizia interiore come quella esteriore. Se indossate biancheria sporca dopo il bagno, non vi sentite rinfrescati, siete d’accordo? Non vi sentite freschi neppure se indossate abiti puliti, ma non vi lavate; sono ambedue necessari, la pulizia esteriore come quella interiore (bâhya e bhâva).
I bambini credono alle vostre parole se affermate che il poliziotto li prenderà o il fantasma li sculaccerà; essi sono pieni di fede e timore, ma, una volta cresciuti con la testa piena di ogni tipo di dottrine, dogmi, teorie e argomentazioni, dovranno usare la discriminazione e scoprire Dio per la via difficile. Questo vi dico: tutte le creature devono raggiungere Dio un giorno o l’altro, per la via breve o per quella lunga; non c’è modo di evitarlo.


Prashânti Nilayam, 1953,
Primo Discorso pubblico in occasione di
Vijayâ Dashamî nel 1953

(Tradotto da Sanâtana Sârathi, ottobre 2010)

Sathya Sai Baba è nato il 23 Novembre 1926 a Puttaparthi, un piccolo villaggio nella regione dell’Andra Pradesh, nel centro-sud dell’lndia. Fin dalla prima infanzia Sai Baba ha sostenuto, attraverso il Suo insegnamento, che l’istruzione insieme allo sviluppo del carattere (educazione), la conservazione dello stato di salute e la soddisfazione dei bisogni primari dell’uomo sono diritti concessi da Dio a tutta l’umanità, senza distinzione di classe sociale, razza o credo religioso. In assoluta coerenza tra le parole pronunciate e le azioni realizzate, Sathya Sai Baba ha intrapreso fin dalla giovinezza numerose iniziative culminate nelle Grandi Opere Sociali portate a termine in questi ultimi anni: l’Istituto di Educazione Superiore, l’Istituto Superiore di Medicina, il Progetto Acqua Potabile. Se è vero che un albero si giudica sulla base dei frutti che produce, allora ogni considerazione sulla figura di Sai Baba non può prescindere dalla valutazione dell’imponente volume di inziative di Servizio ai bisognosi da Lui direttamente realizzate o intraprese dai membri dell’Organizzazione Sathya Sai di tutto il mondo. Esse comprendono strutture quali mense, ospedali, scuole, asili e attività di assistenza e di distribuzione di cibo e indumenti ai poveri e agli emarginati. Per quanto molte persone abbiano conosciuto la realtà di Sai Baba tramite la straordinarietà dei fenomeni in Lui riscontrati, spesso personalmente sperimentati, il miracolo più grande e indiscutibile che i Suoi devoti Gli riconoscono è quello di riuscire a trasformare l’animo umano. Sai Baba non dà importanza ai Suoi miracoli, li definisce solo uno stratagemma per attirare l’attenzione di colui che è troppo distratto dalle vicende e dalle preoccupazioni della vita.

1974 – 19 giugno – Chi è Sai?

Questo post è il n. 2 di 4 nella serie Discorsi di Sathya Sai Baba

Discorso Divino
Bhagavân Shrî Sathya Sai Baba
19 giugno 1974

Chi è Sai?

Dio è imperscrutabile e non può essere compreso nel mondo oggettivo esteriore. Egli è nel profondo del cuore di ogni essere. Le pietre preziose vanno cercate profondamente sotto terra, non fluttuano a mezz’aria. Cercate Dio nella profondità di voi stessi, non nella Natura caleidoscopica che vi lusinga. Il corpo vi è stato donato per questo nobile scopo ma voi ora lo state utilizzando male, come quella persona che cucinava il proprio pasto quotidiano nel vaso d’oro tempestato di gemme giunto nelle sue mani come eredità. L’uomo loda entusiasticamente Dio come onnipresente, onnisciente ed onnipotente ma ignora la Sua Presenza in se stesso! Naturalmente, molti si arrischiano a descrivere gli attributi di Dio ed a proclamare che Egli sia così e così ma queste non sono che loro congetture, riflessi delle loro predilezioni e preferenze. Chi può affermare che Dio sia questo o quello? Chi può affermare che Dio non abbia questa forma o quell’attributo? Dall’immensa distesa dell’oceano ognuno può raccogliere solamente quanto può essere contenuto nel recipiente che porta alla spiaggia. Da una tale quantità si può afferrare ben poco di quell’immensità. Ogni religione definisce Dio entro i limiti che essa stessa stabilisce e poi pretende di averLo afferrato. Come i sette ciechi che parlavano dell’elefante come di un pilastro, un ventaglio, una fune o un muro perché ne avevano toccato (ciascuno) soltanto una parte e non potevano concepire l’intero animale, così anche le religioni parlano di una parte ed asseriscono che la loro visione è piena e totale.

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2002 – 9 ottobre – Uno strumento musicale da accordare coi buoni sentimenti

Questo post è il n. 3 di 4 nella serie Discorsi di Sathya Sai Baba

Discorso Divino
Bhagavân Shrî Sathya Sai Baba

9 Ottobre 2002

Uno strumento musicale
da accordare coi buoni sentimenti

“L’intero universo è governato dal Divino;
il Divino è sotto il controllo della Verità,
la quale è padroneggiata dalla persona nobile.
La persona nobile è il Supremo Stesso.”

Incarnazioni dell’Amore!
Dio racchiude l’intero universo; l’universo è sotto il controllo della Verità, la quale fa propria la natura di Dio. L’essere umano controllato dalla Verità, è l’essere umano più nobile.
Molte persone compiono diverse sâdhanâ  per diventare nobili. Per quanto uno sia crudele, con la benedizione dei saggi e la loro compagnia, allontana le sue qualità cattive, le abitudini negative e si mette a percorrere la retta via.
Ogni cosa dovrebbe avere delle basi. Quando vogliamo scrivere una lettera, dovremmo prima fare delle considerazioni e porci delle domande, quali: “Che cosa dovrei scrivere? Come scriverlo? Che cosa andrebbe comunicato?” Solo dopo inizieremo.
Allo stesso modo, molti praticanti spirituali hanno il darshan  dei saggi e ascoltano i loro discorsi, tutte cose che fanno maturare i loro cuori. Ascoltando i discorsi dei sette saggi e seguendo i loro ordini, alla fine anche il malvagio Ratnâkara(1) fu in grado di unirsi alle buone compagnie. Egli diventò satvico (virtuoso), un uomo santo e un ideale per tutti i bharatîya. Egli divenne il maestro adatto a scrivere il Râmâyana.
Persino Prahlâda, il figlio di un demone, attraverso la pratica spirituale della ripetizione del Nome di Nârâyana, ottenne lo splendore divino. Grazie al continuo ripetere: “Nârâyana, Nârâyana, Nârâyana”, lo splendore di Nârâyana entrò in lui. Da quel momento Prahlâda e Nârâyana ebbero la stessa Luce.

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2002 – 10 settembre – L’insuperabile demolitore di ostacoli

Questo post è il n. 4 di 4 nella serie Discorsi di Sathya Sai Baba

Discorso Divino
Bhagavân Shrî Sathya Sai Baba
10 settembre 2002

L’insuperabile demolitore di ostacoli

“Il teismo è scomparso;
il rispetto e il Dharma
hanno completamente perso la loro forma.
L’ateismo è aumentato;
il rispetto nei confronti del guru
e la fede in lui se ne sono andati,
accomiatando la devozione e l’ospitalità.
La gente ha congedato l’antico splendore.”

Quella di oggi è una festività sacra. È Ganapati Chaturdashî (1).
“Ga” significa vidyâ  (la conoscenza profana, l’istruzione). “Na”  vuol dire vijñâna  (la Saggezza Suprema). Ganapati, dunque, è il padrone sia dell’intelletto sia di vijñâna.
Ganapati è il padrone di tutti i gana (2). Ci sono numerosissimi gana  che si stanno prendendo cura dell’universo e Ganapati è il loro capo. Tutti hanno un padrone, un guru, mentre Ganapati non ne ha affatto. Egli stesso è il guru. Oggi è quindi il giorno di nascita di Colui che non possiede alcun padrone o guru.
Non solo. Il veicolo di Ganapati è un ratto, che simbolizza le tenebre. Infatti, il ratto si muove liberamente fra le tenebre. Con la parola “tenebre”, ci si riferisce alle tenebre dell’ignoranza. Il ratto, dunque, si muove fra le tenebre dell’ignoranza.
Solo quando verranno innanzitutto riconosciute le virtù e le qualità di Vinâyaka, ci sarà possibile comprendere bene i risultati che si ottengono nell’adorarLo.

Rinuncia a tutti i tipi di Dharma (3)
e abbandonati esclusivamente a Me.
Non temere: Io ti libererò
da tutte le conseguenze dei peccati.

(Bg. 18.66)

Questo è un importante versetto della Bhagavad Gîtâ. Ogni possibile difficoltà, sofferenza e preoccupazione segue colui che ha attaccamento al corpo. Ogni tipo di decisione viene messa in pratica da questo corpo. Perciò:

Rinuncia a tutti i tipi di Dharma.

Krishna chiese alle persone di rinunciare alle vâsanâ (4) legate a questo corpo. L’intimo significato di tale richiesta consiste nel riconoscere l’unità nella diversità.
Senza vyashti  (l’individuo), non ci può essere samashti  (la totalità, l’universalità, la società); senza samashti, non ci sarebbe la creazione. Come prima cosa, perciò, dobbiamo riconoscere vyashti, attraverso cui ci sarà possibile conoscere samashti; dopodiché, attraverso samashti, conosceremo la creazione. Colui che la riconosce è parameshti  (il Divino).
La creazione, parameshti  e samashti  si trovano all’interno di vyashti; per questo dobbiamo riconoscere bene la natura di quest’ultimo.
Vyashti  è jîva  (l’anima individuale), samashti  è Dio e, fra i due, non esiste alcuna differenza. Quando il jîva  diventa vyashti, la sua natura prende un aspetto individuale; quando il jîva  diventa samashti  (universale), è possibile comprendere il mondo intero.
Ciò che innanzitutto Vinâyaka insegna, dunque, è a riconoscere e comprendere vyashti. Questo è vero intelletto; questo è il significato di “ga”, mentre “na” significa vijñâna. Buddhi  e vijñâna  sono quindi l’importante obiettivo di Vinâyaka.

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