Al lago di Tiberiade l’iniziazione di Simon Pietro e il segreto del numero 153

Simon Pietro allora salì sulla barca e tirò a terra la rete

piena di centocinquantatrè grossi pesci

Giovanni 21:11

Al lago di Tiberiade l’iniziazione di Simon Pietro e il segreto del numero 153

nell’epilogo del vangelo di Giovanni

All’alba, sul lago di Tiberiade, sono in barca a pescare Simon Pietro e altri sei discepoli che erano andati con lui: Tommaso, Nataele, i due figli di Zebedeo (1) e ancora altri due. In tutto sette. Passata la notte, nella quale non avevano preso nulla, “quando già era mattina” (21:4) ecco apparire sulla riva del lago Gesù, ma i discepoli benché la luce fosse alta non lo riconoscono, non si accorgono della manifestazione. Domandato che ebbe qualcosa da mangiare, nell’assenza di pescato, Gesù disse loro: “Gettate la rete dal lato destro della barca e ne troverete” (21:6). Con queste parole Egli si rivela e partecipando alla pesca afferma la sua potestà, che noi consideriamo come ottavo elemento della pesca, nella manifestazione del miracolo: la rete si riempì tanto che “non potevano più tirarla per il gran numero di pesci”

(21:6) evidenza a seguito della quale “il discepolo che Gesù amava” (21:7) riconosce il Signore. Simon Pietro “udito che era il Signore, si cinse la veste poiché era nudo, e si gettò in mare”. Ravvisiamo in questa vestizione improvvisa, a seguito della comprensione di Pietro, la rappresentazione di una iniziazione. Pietro infatti si getta in mare, in quell’acqua nella quale la grazia del miracolo si era appena manifestata. A questo punto “gli altri discepoli vennero con la barca” (21:8) – quindi adesso sono in numero di sei – “trascinando la rete dei pesci” (21:8) sino alla riva che distava “circa duecento cubiti” (21:8) come riporta la versione vulgata del vangelo. Una volta che la barca sia giunta alla riva Gesù invita i discepoli a portare del pesce appena pescato. “Simon Pietro allora salì sulla barca e tirò a terra la rete piena di centocinquantatrè grossi pesci”.

Ad un primo esame i numeri presenti nel passo di Giovanni sono: 7 (i discepoli), 200 (i cubiti di distanza della barca dalla riva), 153 (i pesci nella rete).

Se sommiamo questi numeri avremo 7 + 200 + 153 = 360

Questa evidenza esprime una connotazione astrologica di base. Ma possiamo anche andare oltre con l’aiuto di Sant’Agostino. Questi, per portare alla luce il segreto intrinseco nel numero 153, riporta la relazione del numero 10 che rappresenta il Decalogo delle leggi con il numero 7 che rappresenta i sette doni dello Spirito Santo; il denario insieme al settenario producono il numero 17 ed è intrinseca la relazione del numero 9 con il numero 17, infatti 9 x 17 = 153.

Inoltre annota in un suo Trattato (2) che la somma dei primi 17 numeri fa esattamente 153

Procedendo nell’interpretazione numerologica, visualizziamo la rete con le 9 posizioni del numero 17 all’interno di un quadrato, che rappresenta simbolicamente la rete:

Quadrato magico

La somma dei numeri di questo quadrato, lungo ogni raggio del cerchio in cui è inscritto il quadrato stesso, dà sempre 17 x 3 = 51. Isidore Kozminsky riferisce che il numero 51 indica la Stella reale del Barcaiolo, secondo un ordinamento astrologico che assegna le stelle a valori progressivi.

Se ora consideriamo la sequenza dei primi 8 numeri primi, come registrata dagli antichi codici iniziatici, sequenza che in relazione al brano di Giovanni indica i partecipanti attivi alla pesca miracolosa, cioè i 7 discepoli e Gesù che con il suo intervento produce l’effetto della Grazia, avremo:

Quadrato magico

Si noti che il valore di somma dei numeri di questo quadrato, lungo ogni raggio del cerchio in cui è inscritto il quadrato stesso dà sempre 9, numero che moltiplicato per gli 8 raggi del cerchio dà 9 x 8 = 72

Se adesso sovrapponiamo la griglia interna del quadrato dato dalle 9 manifestazioni del numero 17, alla griglia interna di questo secondo quadrato dato dalla manifestazione degli8 numeri primi avremo:

17+1=18, 17+2=19, 17+3=20, 17+4=21, 17+5=22, 17+6= 23, 17+7= 24, 17+8= 25

Nasce così un nuovo quadrato che è la sintesi del movimento dei primi due:

Quadrato Magico

La somma dei numeri di questo nuovo quadrato, lungo ogni raggio del cerchio in cui è inscritto il quadrato stesso, dà sempre 60, numero che moltiplicato per gli 8 raggi del cerchio dà 60 x 8= 480

Questo è un valore che, riferito al ciclo sessagenario, è già presente nella Bibbia e indica gli anni intercorsi dall’uscita degli Israeliti dal paese d’Egitto, all’epoca della costruzione del Tempio di Salomone: “Alla costruzione del tempio del Signore fu dato inizio l’anno quattrocentottanta dopo l’uscita degli Israeliti dal paese d’Egitto” (3). Il nesso con questa simbologia è insito nell’ultimo numero citato da Giovanni nel racconto della pesca miracolosa: i 200 cubiti di distanza della barca dalla riva del lago di Tiberiade equivalgono infatti a 4.800 Dita, dato che ogni Cubito vale 24 Dita, secondo le convenzioni dell’epoca, derivate dalle misure orientali.

Se adesso mettiamo in relazione il numero dei discepoli che trascinano la rete piena, che sono in questa azione 6, perché già Simon Pietro si era gettato in acqua, rete e pesci di cui nel volgere dell’azione, Giovanni non rivela composizione e numero, ma della quale rete possiamo prendere in considerazione, per tempo, in merito delle rivelazioni finali, i posti di matrice del numero 17 e cioè 9, avremo 6 x 9 = 54

Quindi moltiplichiamo 54 per il numero delle Dita che indica la distanza della barca dalla riva e avremo 54 x 4.800 = 259.200

Non ci sorprende che questo sia, diviso 10, il numero della precessione degli equinozi dato in 72 anni per grado (72 x 360 = 25.920) che possiamo riferire alla notte e al lato sinistro della barca, che ora nell’approdare con Gesù all’alba della nuova era, al sorgere della costellazione dei Pesci all’equinozio di primavera di 2000 anni fa, rivela, nella rete gettata dal lato destro della barca, il pescato di 153 grossi pesci, che Sant’Agostino riferisce esplicitamente a “Millia Sanctorum ad gratiam Spiritus pertinentium” (2) cioè alla molteplicità dei Santi che saranno sotto l’influenza dello Spirito, Nuovo Tempo del quale Simon Pietro, risalito sulla barca e pronto nel tirare a terra la rete, è il precursore.

L’associazione del numero 153 ad una rete iniziatica non è stata fatta per la prima volta da Giovanni.

La troviamo nella tradizione egizia del Libro dei Morti, Formula 153.

Titolo:

Formula per uscire dalla rete” nella quale si descrivono le reti “la cui struttura giunge al Cielo e il loro peso alla Terra” (4) funzionali ad una complessa simbologia astrologico – iniziatica nella quale si annunzia, quale nuovo sole, il risorgere di Osiride, già preannunciato nella Formula 17 del Libro dei Morti degli Antichi Egizi e di cui abbiamo già detto (5), in riferimento a una trama ottonaria e novenaria che si intreccia nel formulare – come nei nodi di una rete – i segreti della dottrina esoterica egizia volta al conseguimento concreto di un’efficacia magica in terra.

Efficacia concreta analoga all’epilogo del vangelo Giovanni che dopo avere precisato il numero dei partecipanti alla pesca di tutti i discepoli, li vede nuovamente insieme a Gesù, nel dono rinnovato della Grazia, che si sovrappone al dato preesistente: essi infatti “appena scesero a terra, videro là della brace e del pesce messovi su, e del pane” (21:9). Tuttavia Gesù chiede ai discepoli il nuovo pesce appena preso che viene anche precisamente conteggiato nel numero dei 153 pesci, il nuovo pescato verrà da Gesù distribuito ai discepoli insieme al pane (21:13) nel compiere l’esito della sua terza apparizione (21:14).

L’esito dell’efficacia concreta, da noi visualizzato nei quadrati numerici, sarà veicolo di un rinnovamento del destino individuale, all’interno del Nuovo Tempo. Questa funzione attiva di rinnovamento dell’energia è esaminata nel Libro L’ occhio della Fenice. (*)

 

Appendice

Sant’Agostino spiega la pertinenza del numero 10 e del numero 60 sulla base del numero 8 – che per nostra lettura  veicolano l’unione dei due quadrati numerologici sopra rappresentati –  riferendosi  al Cantico dei cantici, nel quale  Salomone fa l’elogio della sua Sposa,  prescelta fra le molte: “ Sessanta sono le regine e ottanta le concubine, e le fanciulle sono senza numero” ( Cant. 6, 7). In questa sequenza di numeri sta il segreto dell’unione della virtù  del senario commista alla virtù  dell’ottonario, che insieme producono l’efficacia che attraverso il novenario viene distribuita nel denario.

Queste le sue parole:

“Il numero dieci può significare la scienza universale (Letteralmente: dell’universo).
Se lo si applica alle cose interiori e intelligibili, che sono indicate col numero sei, diventa dieci volte sei, che è sessanta; se (lo si applica) alle cose terrene e corruttibili, che possono essere indicate dal numero otto, diventa dieci volte otto, che è ottanta. Le regine rappresentano quindi le anime che regnano sulle cose intelligibili e spirituali; le concubine, delle quali è stato detto: “Hanno ricevuto la loro ricompensa” (Mt. 6, 2) (sono quelle) che ricevono la ricompensa delle cose terrene; le fanciulle senza numero, (sono quelle) delle quali non c’è una scienza definita e possono vacillare in diversi dogmi, così il numero, che è stato detto, manifesta la conferma certa e indubitabile della scienza”.

Augustinus Hipponiensis

De diversis quaestionibus octoginta tribus

Capitolo 55

De eo quod scriptum est:
Sexaginta sunt reginae et octoginta concubinae
et adolescentulae quarum non est numerus

Denarius numerus potest significare universitatis scientiam. Quae si ad interiora et intellegibilia referatur, quae senario numero significantur, fit quasi decies sexies, quod est sexaginta; si ad terrena et corruptibilia, quae octonario numero significari possunt, fiunt decies octies, quod est octoginta. Reginae ergo sunt animae regnantes in intellegibilibus et spiritalibus; concubinae quae mercedem accipiunt terrenorum, de quibus dictum est: Acceperunt mercedem suam (Mt.6,2); adolescentulae quarum non est numerus, quarum non est determinata scientia et diversis dogmatibus periclitari possunt, ut numerus, quod dictum est, significet certam et indubitatam confirmationem scientiae.

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Note

  1. Matteo 4:21; Matteo 10:2; Luca 5:10
  2. Augustinus Hipponensis, In Epistulam Joannis ad Parthos – Tractatus 122
  3. 1 Re 6:1 – C.E.I.
  4. Il Libro dei Morti degli Antichi Egizi, Boris de Rachewiltz
  5. Vedi articolo in Esonet: La Fenice e la precessione degli equinozi

 

– Tratto dal libro “L’occhio della Fenice” di Umberto Capotummino – Sekhem Editore. – http://umbi.blogspot.com/

*Il presente testo ricade sotto il copyright dell’Editore Sekhem

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Testo del Vangelo secondo Giovanni – vulgata

21:1 Dopo queste cose, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli presso il mar di Tiberiade; e si manifestò in questa maniera.

21:2 Simon Pietro, Tommaso detto Didimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e due altri dei suoi discepoli erano insieme.

21:3 Simon Pietro disse loro: “Vado a pescare”. Essi gli dissero: “Veniamo anche noi con te”. Uscirono e salirono sulla barca; e quella notte non presero nulla.

21:4 Quando già era mattina, Gesù si presentò sulla riva; i discepoli però non sapevano che era Gesù.

21:5 Allora Gesù disse loro: “Figlioli, avete del pesce?” Gli risposero: “No”.

21:6 Ed egli disse loro: “Gettate la rete dal lato destro della barca e ne troverete”. Essi dunque la gettarono, e non potevano più tirarla su per il gran numero di pesci.

21:7 Allora il discepolo che Gesù amava disse a Pietro: “È il Signore!” Simon Pietro, udito che era il Signore, si cinse la veste, perché era nudo, e si gettò in mare.

21:8 Ma gli altri discepoli vennero con la barca, perché non erano molto distanti da terra, circa duecento cubiti, trascinando la rete con i pesci.

21:9 Appena scesero a terra, videro là della brace e del pesce messovi su, e del pane.

21:10 Gesù disse loro: “Portate qua dei pesci che avete preso ora”.

21:11 Simon Pietro allora salì sulla barca e tirò a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci; e benché ce ne fossero tanti, la rete non si strappò.

21:12 Gesù disse loro: “Venite a desinare”. E nessuno dei discepoli osava chiedergli: “Chi sei?” Sapendo che era il Signore.

21:13 Gesù venne, prese il pane e lo diede loro; e così anche il pesce.

21:14 Questa era già la terza volta che Gesù si manifestava ai suoi discepoli, dopo esser risuscitato dai morti.

Umberto Capotummino

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