del Fr::: Claude
“Colui per il quale il tempo è eguale all’eternità,
e l’eternità identica al tempo,
è libero da ogni dilemma”
(Jacob Böhme)
Saggissimo, Fratelli tutti,
molte volte si accusa il Martinismo di non essere un ordine operativo, ma semplicemente una specie di “università della Massoneria”1, dove si approfondiscono i temi esoterici rispetto ai quali i Massoni, usualmente, balbettano. L’Ordine Martinista, si osserva non a torto, nasce con funzione ancillare rispetto all’Ordine Kabbalistico della R+C (1890), poi rispetto alla Chiesa Gnostica (1892) ed infine rispetto agli Eletti Cohen (1968); né si può dire che Saint Martin, che si definiva “lo spazzino del Tempio”, ambisse ad essere ricordato come il fondatore di una scuola2.
In questo quadro, il messaggio del Martinismo talvolta si amplia e si diluisce, eclettizzandosi: c’è spazio per le teorie dei Teosofisti, la ritualità della Golden Dawn, accenni gnostici, occultistici o addirittura (a quanto mi si dice) new age. Non che sia un male: l’Ordine Martinista è infatti adogmatico ed aperto ad ogni influenza compatibile col suo specifico messaggio, che non è per nulla indefinibile o sfuggente come creduto da alcuni. Come scrive Vittorio Vanni, “Spesso, di un pensiero complesso e profondo e virile come quello di Saint Martin rimane solo un vago dormiveglia falsamente misticheggiante, un quietismo tanto dolce da essere stucchevole, una sorta di caramella molle al lampone, per palati dalle gengive deboli”3. Il Martinismo (intendendo con questo nome il movimento creatosi sulla scia delle opere del Filosofo Incognito, scia assai più ampia e luminosa di quanto comunemente non si creda) è in realtà una forma schiettamente Tradizionale, che offre all’Uomo di Desiderio un piano di lavoro ben definito, sicuramente ostico ma fruttifero.
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Il lavoro del Martinista si muove sui tre piani del Pensiero, della Volontà e dell’Azione, intesi come le tre facoltà che l’uomo condivide con la Divinità ma che deve far risorgere in sé dopo la caduta. Questi concetti erano noti a Saint-Martin fin da quando era negli Eletti Cohen; egli semplicemente ne modificherà la valenza operativa, dacchè con l’intervento del Riparatore non siamo più sotto la vecchia Legge, ed una Nuova Alleanza è ora possibile tra l’Uomo ed il Divino. Negli Eletti Cohen si insegnava: “Il Pensiero è uno, semplice ed indivisibile, come lo spirito che lo produce […] difatti gli assegniamo il numero 1; genera la Volontà senza la quale ogni pensiero sarebbe niente e non produrrebbe niente […] ma il Pensiero e la Volontà sarebbero nulla e non produrrebbero nessun effetto se non fossero messi in atto. È la facoltà produttrice dell’effetto che noi chiamiamo Azione”; “Dal momento che […] l’uomo è un’emanazione della Divinità, esso deve partecipare all’essenza stessa di questa Divinità ed alle sue facoltà”4.
Il “venerabile B.” farà invece notare al Fil. Inc. che “Tutte le nostre dispute e speculazioni intellettuali sui misteri divini sono inutili, poiché derivano da fonti esteriori. I Misteri di Dio possono essere noti solo a Dio e per conoscerli dobbiamo innanzitutto cercare Dio nel nostro stesso centro. La nostra ragione e la nostra volontà devono fare ritorno alla fonte interiore da cui hanno origine”; e che “la Fede è il risultato della percezione diretta della verità, udita e compresa da un senso interiore, insegnata dallo Spirito Santo”5.
Queste letture permettono a Saint-Martin di fare il salto da una visione mosaica ad una visione cristica della Divinità, il cui asse portante è la preghiera. Ma quale preghiera?
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La preghiera secondo Saint Martin è “il respiro della nostra anima”; una funzione naturale, continua, discreta e che richiede una consapevolezza figlia del silenzio e della tranquillità interiore. È meno un mezzo che un fine: la vera preghiera è una ricompensa, che si ottiene quando ci liberiamo delle formule mandate a memoria, dai turbamenti del nostro corpo fisico, eterico, astrale e mentale, e possiamo così avere contatto col nostro daimon, il Sé. Grande importanza va dunque riconosciuta alla purificazione, per consentire al Divino l’accesso in noi: “Purificati, chiedi, ricevi, agisci: tutta l’Opera è in questi quattro tempi”; “Il segreto dell’avanzamento dell’uomo consiste nella sua preghiera; il segreto della sua preghiera nella sua preparazione, il segreto della preparazione in una condotta pura; il segreto di una condotta pura, nel timore di Dio; il segreto del timore di Dio nel suo amore, perché l’amore è il principio e il focolare di tutti i segreti , di tutte le preghiere e di tutte le virtù” 6. Come si vede, questo processo di genuina alchimia interiore non ha nulla a che vedere con le giaculatorie delle varie chiese, né con un atteggiamento meramente passivo e devozionale.
Per arrivare a questa preghiera – che è uno stato di coscienza elevatissimo – il Fil. Inc. ci suggerisce anche delle indicazioni tecniche, miranti a “violentare Dio”: espressione che su qualsiasi altra bocca suonerebbe blasfema, e che Saint-Martin intende nel senso di costringere Dio ad uscire dalla contemplazione delle Sue proprie meraviglie, per inclinare a noi il Suo orecchio.
Abbiamo indicazioni sulla postura: si raccomanda la preghiera in ginocchio, considerata vantaggiosa sia spiritualmente per il corpo in quanto “opera nei plessi una separazione ed una suddivisione che attira un po’ in basso le sostanze grossolane e lascia lo stomaco più libero”; il che “facilita l’avvicinarsi e l’introduzione di ciò che vorrebbe entrare in noi spiritualmente”7. Abbiamo poi dettagliate istruzioni sui mantra da utilizzare (ripresi ovviamente dalle Scritture) in base alla necessità del caso8. Ora, chi abbia anche solo una conoscenza superficiale dello Yoga, avrà notato una serie di consonanze non casuali: non c’è nulla di cui stupirsi, l’uomo è lo stesso ad Amboise come a Mumbay.
Lo stadio finale della Via interiore additata dal Fil. Inc. è quello di tutte le Vie Tradizionali: non avendone io contezza diretta, posso solo concludere richiamando le parole di Saint-Martin ne “L’Uomo di Desiderio”: “Tu proverai che l’uomo è incomparabilmente più amato che odiato. Tu sentirai il tuo corpo acquistare un dolce calore, che gli procurerà alla fine l’agilità e la salute. Sentirai la tua intelligenza svilupparsi e portare la tua vista a distanze così prodigiose che sarai preso d’ammirazione per l’autore di tante meraviglie. Sentirai il tuo cuore schiudersi a gioie così incantevoli, che scoppierebbe se esse si prolungassero maggiormente nel tempo. I felici frutti che risulteranno da queste divine emozioni, dopo averti così vivificato, ti renderanno atto a vivificare i tuoi simili a loro volta. Ma questa preghiera, così efficace, può mai venire da noi? Non bisogna che ci sia suggerita? Pensiamo solamente ad ascoltarla con attenzione, ed a ripeterla con esattezza. Chi ci farà dono d’essere come un fanciullo riguardo alla voce che ce le suggerisce? […] Immagine vera, immagine dolce di ciò che abbiamo da fare con la guida che non ci lascia […] Felici, felici se le nostre distrazioni non ci impedissero così spesso di udirlo!”.
NOTE
1 Tesi sostenuta anche da autorevoli Maestri Passati, come il Porciatti o il Soro; lo stesso Papus, nei primi Cahiers dell’Ordine, arriva a dire: “L’Associato è fortemente impegnato a studiare meglio che potrà l’organizzazione e la storia delle società segrete e principalmente, tra le contemporanee, la Frammassoneria. Ogni vero S:. I:. deve conoscere i simboli ed i riti massonici”.
2 “Non mi sogno affatto di biasimare questi Martinisti; non è destino dei libri di diventare la preda dei lettori? Ma sono stupito del fatto che mi avete giudicato così infatuato del mio debole merito tanto da poter dare il mio nome alla mia antica scuola o a qualunque altra […]. La sola iniziazione che predico e che ricerco con tutto l’ardore della mia anima è quella attraverso cui noi possiamo entrare nel cuore di Dio e far entrare il cuore di Dio in noi, per compiervi un matrimonio indissolubile, che ci renda l’amico, il fratello e la sposa del nostro divino Riparatore” (Lettere a Kirchberger, 19 giugno 1797).
3 STORIA E METASTORIA DEL MARTINISMO, su www.grandetriade.it
5 Questa Fede molti di noi preferiscono chiamarla Gnosi.
7 Pensieri sulla Scrittura Santa, p. 119.