(comprensivo di uno studio del medesimo autore sullo Zolfo Rosso e di una Postfazione dell’editore italiano)
Campegine (RE) Gennaio 2012, Edizioni Orientamento/Al-Qibla, 127 pagg., – € 13,20
Nei lignaggi più puri ed elevati del Tantrismo la fanciulla di nove anni è la teofania essenziale, l’identità segreta della Grande Dea e non è conosciuta esteriormente che per il suo attributo di Lalitâ, ‘Quella che gioca’. Essa manifesta l’autorità suprema assolutamente incondizionata dell’Essenza divina; fa sovranamente quello che vuole senza alcun arbitrio in un modo che sfugge ad ogni conoscenza esteriore. Pur comprendendo ogni cosa, essa resta incomprensibile. Non è ‘costretta’ dalla propria scienza perché è lei che determina ciò che può essere saputo e conosciuto. Iniziaticamente essa è il Maestro per eccellenza, del quale conviene ricercare la soddisfazione senza perseguire alcuna idea di retribuzione o di ricompensa. L’insieme degli esseri è sotto la sua dipendenza, di modo che essa non deve niente a nessuno. La via per pervenire a lei è quella della servitù perfetta. Essa può manifestarsi in modo sensibile, con un corpo vero, puro e ‘luminoso’, a colui che ha raggiunto l’effettiva Conoscenza suprema, quella dello shrî-vidyâ.
Lo studio di Gilis sulla Fanciulla di nove anni prende spunto da un’intuizione di Michel Vâlsan (nell’Islam Mustafâ ‘Abdu l-‘Azîz), che comprese la strettissima analogia esistente tra due visioni: da una parte quella riportata nelle prime pagine della Vita nova, in cui Dante vede apparire nella propria camera “uno segnore di pauroso aspetto” che afferma di esserne il dominus, e che tiene in braccio Beatrice, nella figura di una “persona” che dormiva “nuda” e avvolta “in uno drappo sanguigno leggermente”; dall’altra quella riportata nel Sahîh di Al-Bukhârî in cui l’Angelo mostra al Profeta Muhammad (su di lui la preghiera e la pace divine) la giovanissima ‘Aysha avvolta “in un drappo di seta (fî saraqatin min harîr)”, e gli dice: “Questa è tua moglie: scoprila.”
Partendo da questo, e svelato il carattere non certo casuale di tale coincidenza, Charles-André Gilis (‘Abdu r-Razzâq Yahyâ nell’Islam) sviluppa nel presente testo un’argomentazione che fa intervenire, a sicura prova di come la ‘fanciulla di nove anni’ possa simboleggiare una Teofania essenziale, un terzo elemento, dopo quello islamico e quello dantesco: si tratta della grande Dea del Tantrismo, conosciuta esteriormente con il nome di Lalitâ, ‘Colei che gioca’, e accomunata alle figure di ‘Aysha e di Beatrice tra l’altro anche dalla giovanissima età. Il volume è corredato da uno studio del medesimo autore sul simbolismo relativo alla denominazione di Zolfo Rosso, attribuita nell’esoterismo islamico ad Ibn ‘Arabî (studio apparso in Francia assieme a quello sulla Fanciulla in un’unica pubblicazione nel 2006, e ad esso collegato da diversi punti di vista), e da una Postfazione dell’editore italiano (nella quale si sviluppano alcune delle deduzioni che si possono trarre da quest’opera di Gilis, in particolare a proposito dell’origine ‘muhammadiana’ dall’influenza spirituale veicolata da Dante).
INDICE GENERALE:
- Nota introduttiva
- – La fanciulla di nove anni
- – 1. Una teofania singolare
- – 2. Nel Tantrismo contemporaneo
- – 3. Nell’opera di Dante
- – 4. Nell’Islam
- – 5. Lo statuto islamico della donna
- – “Lo Zolfo Rosso”
- – Postfazione dell’editore