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    Il numero 666 e la tetraktis di Pitagora

    Riflessioni inedite e coerenti aprono una nuova via nell’interpretazione del numero 666

    di Capotummino, Umberto

    La tetraktis è quella formulazione numerica con la quale Pitagora ci ha tramandato l’antico metodo d’accesso ai codici numerologici e alle metafore degli antichi testi. Egli sosteneva che il numero quattro è l’ultimo numero che si ottiene passando dal punto alla linea, dalla linea al piano e dal piano allo spazio. Speusippo riporta che il numero dieci contiene in se le connotazioni lineari, piane e solide del numero stesso, perché 1 raffigura un punto, 2 una linea, 3 un triangolo e 4 una piramide. Monade, diade, triade e tetrade comprendono quindi il tutto: il punto, la linea, la superficie e il mondo solido. La tetraktis veniva quindi scritta così:

    1 +2 + 3 + 4 = 10

    Oltre a questa tetraktis fondamentale gli antichi autori ne consideravano altre, riferendosi agli stessi concetti. Plutarco in Iside e Osiride, cap. 75, riferisce di una tetraktis complessa formata dalla polarizzazione di due quaterne, essa prendeva il nome di “ Mondo”:

    “La cosiddetta tetraktis, ossia il trentasei, era la forma più alta di giuramento, come è stato rivelato, ed ha avuto il nome di Mondo perché è formata dalla somma dei primi quattro numeri pari e dei primi quattro numeri dispari”

    Dal molteplice 2, in una serie di quattro numeri pari, all’unità 1, in un serie di quattro numeri dispari, sino alla manifestazione del “Mondo” 36, per duplice pulsazione quaternaria della decade (1 +2+3+4= 10 ), si dà l’espressione completa della tetraktis:

    2 + 4 + 6 + 8 + 1 +3 + 5 + 7 = 36

    La somma della serie dei numeri dispari dà 1 + 3 + 5 + 7 = 16 che è il quadrato del 4.

    La somma della serie dei numeri pari dà 2 + 4 + 6 + 8 = 20 che è il doppio della decade.

    Considerata nel suo insieme è in altro ordine una formulazione dell’ottonario:

    1 + 2 + 3 + 4 + 5 + 6 +7 + 8 = 36

    Questo procedimento, detto addizione teosofica, viene utilizzato da San Giovanni nel formulare le metafore dell’Apocalisse, riferite a cicli astrologici. Presentata la prima bestia che sale dal mare, la cui manifestazione si dà, nel semiperiodo di 360°, per chiave settenaria: 7×180 = 1260 giorni, ovvero 42 mesi, nei quali questa prima bestia esercita la sua potestà:

    Vidi salire dal mare una bestia che aveva dieci corna e sette teste, sulle corna dieci diademi… E il drago le diede forza, il suo trono e le sua potestà grande… con il poter di agire per quarantadue mesi (Apocalisse 13, 1-5)”

    la metafora ha il suo compimento nella seconda bestia che sale dalla terra la cui epifania si compie per cifra ottonaria:

    Quanto alla (seconda) bestia, che era e non è più, è ad un tempo l’ottavo re e uno dei sette, ma va in perdizione” (Apocalisse 17, 11)

    Verifichiamo che, sommando i primi 36 numeri interi secondo il procedimento dell’addizione teosofica, avremo:

    1 + 2 + 3 + 4 + 5 + 6 + 7 + 8 + 9 + 10 + 11 + 12 + 13 + 14 + 15 + 16 + 17 + 18 + 19 + 20 + 21+ 22 + 23 + 24 + 25 + 26 + 27 + 28 + 29 + 30 + 31 + 32 + 33 + 34 + 35 + 36 = 666

    Nicomaque da Gérase nel XII secolo, definendo il numero con N , esprime la formula generatrice dei numeri triangolari nella forma del semiprodotto del numero N moltiplicato lo stesso numero N aumentato di una unità:

    N × ( N + 1 )

    ——————

    2

    Nel nostro caso particolare:

    36 × (36 + 1)

    —————— = 666

    2

    Quindi questo numero è correlato alla composizione di quadrati magici e difatti notiamo che il quadrato cabalistico del Sole ha 36 camere ed ogni suo lato contiene 6 file di numeri la cui somma dà 111, valore che moltiplicato per le sei file di ogni lato del quadrato dà 666.

    quadrato cabalistico del Sole

    Il numero in questione è identico al valore dei talenti che venivano portati a Salomone ogni anno:

    La quantità d’oro che affluiva nelle casse di Salomone ogni anno era di seicentosessantasei talenti” ( I Re, 10,14. Confronta: II Cronache, 9, 13)

    L’allegoria rivela che il numero dei talenti, 666, stabilisce un rapporto con un periodo compiuto e formalizzato, identificato nelle parole bibliche “ ogni anno” , che vale come ipostasi temporale sottesa alla somma teosofica del numero 36 e al correlato quadrato del sole di 36 camere; ne consegue che nell’ambito delle sacre scritture il nome d’uomo cui San Giovanni segretamente si riferisce, nella metafora e nella cifra 666, associata alla bestia, è il nome di Salomone:

    Qui sta la sapienza. Chi ha intelligenza calcoli il numero della bestia. Essa rappresenta un nome d’uomo. E tal cifra è seicentosessantasei” (Apocalisse, 13, 18)

    Il nostro assunto concorda con il pensiero di René Guénon secondo cui il numero 666

    E’ anzitutto un numero solare, è quello di Hakathriel o Angelo della Corona” ( Il re del Mondo cap. V)

    Guenon specifica che si tratta dell’Angelo della corona di Khether posta a oriente sulla prima Sephirah dei 10 sentieri dell’Albero della Vita. Quest’angelo siede in trono, signore delle schiere degli angeli roteanti sull’asse del Cosmo.

    Crediamo che per primo San Giovanni, nel formulare la sua metafora escatologica, abbia tratto spunto dalla dottrina egizia dei decani che in numero di 36 attraversano il cielo in una ronda su cui si fonda il calcolo del numero 666.

    Si portano qui le figure degli dèi del Sud e del Nord per te, con 36 nomi, tu vai come se essi fossero un’unica anima completa, li devi adorare in cielo, tu sei sotto le stelle dei 36 decani” ( Papiro Bulak n° 3)

    Questa anima completa, che ha la stella Sothis, primo dei decani, come regina della ronda, è riportata da San Giovanni con l’immagine di un’ora, la quale è presieduta da dieci re i quali:

    “Non hanno ancora ricevuto il regno, ma riceveranno potere regale, per un’ora soltanto insieme con la bestia” ( Apocalisse, 17, 12)

    Si determina la sincronia che vede in cielo trascorrere l’intero circolo dei 36 decani quando all’orizzonte dell’eclittica- per la metafora considerata- sorge un’ora simbolica, durante la quale si esplica la potestà d’ognuno dei dieci re, che a turno declinano. L’ora simbolica è attraversata da un re-decano ogni dieci giorni. Ed è proprio l’ottavo re, come sopra nella metafora giovannea, che fonda la manifestazione del tempo che ha origine – e si disperde in perdizione – nel segreto dell’ottonario. (*)

    Ma ancor prima di quanto scritto da San Giovanni, leggendo la Formula ottava del Libro dei Morti degli Antichi Egizi, troveremo la prima formulazione del segreto,

    Formula 8 ª :

    Si chiude l’ora. Io sigillo la testa di Thoth che rende potente l’Occhio di Horo ed io ho riempito l’Occhio di Horo che splende come un ornamento sulla fronte di Ra, padre degli dei. Io sono questo Osiride signore dell’Amenti. Osiride che conosce la sua Formula

    Tanto basti per potere affermare che l’ottonario costituisce il segreto di base nelle antiche codificazioni delle dottrine esoteriche.

    Umberto Capotummino

    (*) Per un approfondimento di questi passi si rimanda il lettore al libro:  L’Occhio della Fenice Sekhem Editore– di Umberto Capotummino

    Umberto Capotummino

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