Purana: i testi sacri dell’Induismo
I Purana, o “Antichità”, sono vicini a ciò che noi chiameremmo trattati religiosi, dato che contengono, in maniera prolissa, insegnamenti sulla pratica e il rituale, dati sulle festività e i pellegrinaggi, elementi di mitologia. Si assiste così alle lotte della grande Dea contro i demoni, alle avventure guerriere, galanti o ascetiche di Shiva, nonché alla biografia di Krishna. Il loro tema caratteristico, originariamente, era molto diverso. Si trattava infatti di testi con pretese storiche, che cercavano di rintracciare la storia delle dinastie o quanto meno delle genealogie reali sostenendone le basi mediante una cosmogonia e una teogonia che s’inabissava nel cuore di ere mitiche. A poco a poco questi testi, densi di interpolazioni, si sono fatti carico di materiali di qualsiasi provenienza. Alcuni sembra siano stati concepiti dai bisogni di una setta particolare, e infatti i diciotto Purana maggiori vennero classificati dalla tradizione come vishnuiti, shivaiti e brahmanici (dedicati cioè a Vishnu, Shiva, Brahman). Il più celebre di questi testi, anche se non il più antico, è il Bhagavata Purana che descrive la vita dell’eroe divino Krishna, insistendo su quei motivi che potevano sollecitarne la devozione. Questo sarà il testo comune delle sette krishnaite.
La letteratura dei Purana si diffuse grosso modo intorno ai primi secoli della nostra era fino al dodicesimo secolo e forse oltre. Gli autori dei Purana secondari o minori raccolsero inoltre inni litanie, “glorificazioni”, di luoghi santi, e altro. A questo genere letterario si possono associare lo Yoga vasishtha, grandioso poema leggendario e filosofico (decimo secolo?), e il Caturvarga cintamani di Hemadri (tredicesimo secolo), vasta e composita raccolta tra il genere puranico e la Smriti.
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