Ringrazio Fu Manchu[1], la cui “timidezza” impedisce di qualificarsi con nome, cognome e fotografia, per aver pubblicato una mia lettera a Gerosa[2], che ritengo più preziosa del mio originale in quanto protocollata a Gastone Ventura, anche insudiciata dall’asportazione surrettizia ed indebita dell’archivio di Sebastiano Caracciolo. La mia personale vicenda è di scarsissimo rilievo, ma l’occasione mi permette di ricordare due personaggi che hanno invece una valenza storica nel Martinismo e nei Riti uniti di MM.
Negli ultimi anni settanta Gastone Ventura veniva con una certa frequenza a Firenze, ed ebbi a volte l’onore di condividere con lui la mia tavola. Lo scopo di Ventura era la visita al Marchese Malveggi Campeggi, precettore di un gruppo neotemplare al quale lo stesso Ventura apparteneva per diritto familiare.
Questo gruppo, molto vicino alla curia fiorentina, sfilava con i suoi mantelli all’annuale festa del Corpus Domini, ma la particolare appartenenza di Ventura a gruppi massonici ne impediva il suo riconoscimento ufficiale. Inoltre Malvezzi Campeggi deteneva alcuni documenti sulla filiazione Fabre Palaprat del gruppo neotemplare citato.
Ventura, a quanto sappia, non ha mai avuto accesso a questi documenti, a meno che non siano quelli, di cui ho copia, a suo tempo diffusi. La leggenda vorrebbe che gli originali di questi documenti siano stati poi depositati all’Archivio dell’Opera del Duomo, dove sarebbero stati secretati.
Ventura aveva una particolare amicizia e ammirazione per Ambrogio Gerosa (Ambros S.I.); gli faceva spesso visita e mi chiese di prender contatto con lui.
Gerosa, novantenne, poteva aver necessità del supporto di un giovane forte ed attivo come ero allora e, inoltre, Ventura riteneva che Ambrogio fosse in possesso degli Arcana originali, che Ventura non aveva e che, a mio avviso, non possedette mai.
Ma questa è un’altra storia, che mi permetterò di narrare un’altra volta.
La mia lettera pubblicata era una scusa forse valida, e il contatto avvenne. La mia conoscenza, puramente letteraria, di Gerosa si basava su alcuni brevi interventi (che mi propongo copiare quanto prima) su “Conoscenza”, la prima rivista esoterica (1964) italiana, di cui sono stato segretario di redazione e redattore per tanti anni.
Gerosa non ha mai scritto altro e tantomeno sugli Arcana. Nell’ambiente dell’esoterismo Gerosa è conosciuto solo per le affettuose note su di lui da parte di Ventura, nel suo libro Tutti gli uomini del Martinismo.
Gerosa, massone e martinista, per quanto fosse stato introdotto nell’ambito kremmerziano da Alfonso Del Guercio, preside dell’accademia myriamica fiorentina, non superò mai i primi gradi e non appartenne al GOOE.
Dopo la morte di Mallinger (Sar Elgim), gli successe come Gran Jerofante Mondiale del Rito di Memphis, ma non esercitò mai effettivamente tale funzione. In Italia l’Ordine ebbe un solo membro, il figlio di Del Guercio.
Su mandato della Fudosi belga fu eletto inoltre a capo dell’Ordo Hermetico Tetramegisto, una ricostruzione anni trenta dei “Nicotiniani”.
Gerosa era ancora lucido, ma le mie conversazioni con lui erano per lo più fondate su interminabili racconti della sua vita militare e barzellette anteguerra, anche se talvolta qualche frase interessante veniva fuori. Mi disse con bonomia e pacatezza che a causa della sua età non “poteva essermi maestro”. Poi la sua dipartita. Anche allora vi erano personaggi ignobili, e la sua vecchia casa in via Guelfa fu profanata, in quanto due figuri, poi ben noti, sfondarono la porta e asportarono i documenti di Ambrogio. Ma non sono i “foglietti” che fanno l’iniziato, anzi a volte distolgono dalla via. Ma siccome anche la storia può darci indicazioni interiori sulla via, mi propongo di pubblicare su questo sito alcuni documenti e ricordi se, naturalmente, Claudio Carli potrà ancora ospitarmi.
[1] https://www.facebook.com/profile.php?id=100007374287198
[2] Vedi i documenti pubblicati nella pagina facebook: https://www.facebook.com/OrdineMartinistaAnticoeTradizionale