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    Réné Guénon – La sua vita, il suo pensiero

    DAVID GATTENGO

    Réné Guénon
    La sua vita, il suo pensiero

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    Gattegno David - René Guénon. La sua vita, il suo pensiero

    Collana «Uomini, storia e misteri»
    ISBN 88-7136-241-1 / pagg. 208 / euro 18,50 / illustrato
    Traduzione dal francese di Marco Enrico Giacomelli

    «Un filosofo e un metafisico astratto, dallo stile chiaro e nitido, un perfetto logico e dialettico, un uomo di altissima cultura. […] Disprezza il sentimentalismo, la sensibilità e la morale, considerandoli contingenze mortali prive di importanza.» Queste parole del dottor Tony Grangier delineano in maniera sintetica ma esaustiva la personalità e la caratura intellettuale di René Guénon (1886-1951), figura chiave del ’900 europeo.

    Personaggio in grado di sorprendere e destabilizzare un’intera generazione di letterati, studiosi e critici, Guénon è sempre sfuggito alle classificazioni e alle etichette impostegli, più o meno in buona fede, dai suoi avversari ed esegeti: in campo filosofico ha operato una critica sistematica della modernità, condannando, a partire da Cartesio, dottrine e scuole di pensiero, e dedicandosi allo studio della metafisica indù (Introduzione generale allo studio delle dottrine indù, L’uomo e il suo divenire secondo il Vêdânta); grande studioso delle diverse espressioni dell’esoterismo ha rapidamente preso le distanze da tutti i principali movimenti occultisti (Il Teosofismo, storia di una pseudo-religione, Errore dello spiritismo); inizialmente affiliato alla Massoneria ne individua la rapida degenerazione morale e intellettuale (Studi sulla Massoneria e il Compagnonaggio), cosa che lo porta a staccarsi da essa e ad abbracciare l’Islam, per lui grande opportunità di realizzazione, sia spirituale che esistenziale, in grado di infondere al rigore della sua opera un’evidenza senza pari (Oriente e Occidente, Il simbolismo della Croce – opera scritta dopo il trasferimento in Egitto).

    In questo libro l’autore tratteggia, in maniera chiara e di piacevole lettura, i contorni di un personalità complessa e multiforme, servendosi di documenti inediti e di testimonianze scritte e dirette, aiutato in questo non facile percorso dalla limpidezza cristallina delle parole del grande Maestro francese.

    DAVID GATTEGNO, importante studioso di Tradizione ed esoterismo, ha scritto numerosi volumi dedicati al simbolismo. Tra le sue ultime pubblicazioni ricordiamo: Le Chien, B.A.-BA de l’héraldique e B.A.-BA des symboles.

    ***

    Indice

    7  Ringraziamenti
    9  Introduzione

    RENÉ GUÉNON
    17  Primi passi
    33  L’ambiguità di essere «al» e non «del» mondo
    73  Una via cattolica
    121  Le «polemiche»
    135  Il richiamo dell’Oriente
    143  Ritorno all’oriens («origine»)
    167  Critiche, riserve e altre reticenze
    183  Dichiarazioni su René Guénon
    189  Studio astrologico di René Guénon
    193  Cronologia
    197  Bibliografia

    ***

    Dal libro

    Ciò che mi sembra profondamente umano in Guénon è la maniera in cui pone i problemi.
    In quest’ottica, si dovrebbe provare a interpretare simbolicamente la sua vita,
    farne una biografia simbolica adattata al mondo moderno.
    Jean-Pierre Laurant

    Il «mondo» da cui proviene

    «Alla fine del XIX secolo, l’eredità della Francia disponeva di un formidabile apparato cerebrale pseudoreligioso, nel quale informi «ideali» politici si condenserono fino a dare forma, con poco cervello e molta arroganza, all’ideologia oggi dominante.

    Da qualsiasi lato consideriamo le cose, il livello intellettuale e culturale di quell’ondata chiamata «occultismo» si rivelò assolutamente mediocre. Detto ciò, poiché le ambizioni furono soltanto infantili, l’indulgenza dovrebbe presiedere nella loro osservazione; ma quando l’infantilismo è solenne, allora diventa mostruoso.
    In genere, René Guénon è stato considerato in rapporto con la corrente in questione. Ma, se egli differiva dalle figure che l’avevano principalmente segnato, fu innanzitutto a causa della sua statura intellettuale e culturale. Detto altrimenti, presentare Guénon come dipendente dallo spirito occultista coevo significa immediatamente ridurvelo e, quindi, tergiversare sin da subito sulla comprensione che ci si propone. Allora, piuttosto che attardarsi sul panorama di un «esoterismo» del XIX secolo che ogni amante del genere può ritrovare in eccellenti studi, preferiamo collocarci subito in una prospettiva diversa, avendo la debolezza di immaginare che, così facendo, si eviti di sfondare porte già aperte.
    In Lo stupido XIX secolo, implacabile «esposizione delle insanie omicide che si sono abbattute sulla Francia negli ultimi 130 anni», Léon Daudet si soffermò su quelle che chiamava «22 asinaggini, alle quali sarebbe facile dare un seguito, ma che sono di maggior rango». Se quel «22» può aver estasiato lo zelo di glossatori occultizzanti, il tenore dell’opera li avrà profondamente delusi.
    L’altisonante polemista pare non aver saputo o voluto osservare la peculiare «insania» del neospiritualismo. I nomi di Eliphas Lévi, Saint-Yves d’Alveydre e soci sono d’altronde significativamente assenti dalla sua raccolta di Souvenirs, anche se frequentò molti loro emuli.
    Tuttavia, evocando i vasti «movimenti dello spirito umano […] che, nel corso della storia, dilagano nelle società», Léon Daudet non esitò minimamente a osservare che la loro «origine resta oscura». Ma, piuttosto che dimostrare quell’«oscurità» per poi analizzarla, scelse di constatare. Cosicché non poté far altro che registrare l’indigenza culturale della corrente neospiritualista. Si sarebbe dovuto «dimostrare» che essa poteva valere come origine, ma sarebbe stato equivalente a risolvere la polemica in una sorta di vaticinazione. D’altra parte, egli citò proprio la massoneria, sostenendo che non rientrava esattamente fra i suoi obiettivi. Per produrre risultati tangibili, ritenne fosse più importante affrontare personalmente coloro che diffondono una dottrina perniciosa, piuttosto che accontentarsi «di una sembianza di lotta e di false vittorie accademiche», nell’ipotetica speranza di nuocergli.
    Dopo la lettura di Oriente e Occidente, dichiarò di essere giunto per vie diverse a una conclusione analoga nell’esame dello stupido XIX secolo, ma aggiunge che la sua «ignoranza della filosofia orientale – che Guénon conosce a fondo – non [gli] aveva permesso di redigere la spaventosa analogia che [Guénon] espone»[ii] .
    Cominciare a parlare di René Guénon invocando l’autorità di un Léon Daudet non mancherà di stupire, o addirittura di irritare. Ribadiamo che, in materia di autorità intellettuale pubblica precedente René Guénon, se ne può cercare ovunque, tranne che nelle parodie occultiste, neospiritualiste e pseudoreligiose. Non c’era nemmeno l’ombra di un’intelligenza almeno sincretica nell’accozzaglia di quegli scribacchini.
    D’altra parte, si può delineare un parallelo fra Léon Daudet e René Guénon: il primo crebbe in forza e intelligenza proprio nell’ambiente che cominciò a «sbullonare», secondo la sua gustosa espressione; il secondo, similmente, crebbe con foglie su un tronco che, appena fronzuto, cominciò ad abbattere; non è dunque un caso che entrambi siano stati fedeli lettori l’uno dell’altro e che, dai rispettivi punti di vista, le conclusioni dell’uno si siano incrociate con quelle dell’altro.
    Inoltre, a seconda delle predisposizioni intellettuali, si apprezzeranno le rivendicazioni di indipendenza nei confronti di tutto spesso ripetute da Guénon e lo slancio di uno spirito autenticamente libero che percorre l’opera di grande salute pubblica di Léon Daudet.
    E ancora, se si volessero disegnare i contorni dell’epoca nella quale quello è nato, alla penna di questo converrebbe ricorrere per tracciarne le linee a vivo, piuttosto che alla mordace museografica degli studi specialistici, per quanto eruditi; per parafrasare una formula, che però non ebbe successo, non temiamo di affermare che i «dettagli della storia» essenzialmente sono da un lato fondati per complicare l’intelligenza profonda delle origini, dall’altro sottolineati per disturbare l’intelleggibilità di una prospettiva.
    Sarà quindi sufficiente sapere che l’occultismo rappresentava il nocciolo «evoluzionista», «progressista» ecc. conseguito dalle varie speculazioni intorno all’«Essere supremo», lasciate in eredità dal Secolo dei Lumi alla Rivoluzione francese. Al di là delle sfumature che qualcuno potrebbero voler applicare!
    Resta comunque il fatto che René Guénon nacque nel 1886, cioè nell’anno in cui Saint-Yves d’Alveydre – uno dei due comburenti del più misterioso studio di René Guénon, Il re del mondo – scriveva la Mission de l’Inde en Europe; e Il re del mondo fu pure il titolo più bersagliato dalle polemiche dirette contro la sua opera…
    Nello stesso anno, Saint-Yves registrò al tribunale il Sindacato della Stampa economica e professionale di Francia. In tal modo, il «più grande segreto» dell’occultismo e la punta di lancia della sovversione sociale, per così dire, si chinavano sulla culla di colui che denuncerà proprio «i retroscena politico-religiosi dell’occultismo»… Un segno o una coincidenza? I fatti parlano chiaro; e introducono a un’epoca singolare, ultimo crogiuolo in cui cocerà tutto ciò che in seguito dovremo vivere, preludio tra i fermenti di un occultismo reso momentaneamente appassionante dal ruolo che vi svolsero alcuni dei più bei letterati della lingua francese, e le prime carneficine trionfanti nella Società delle Nazioni e in Unione Sovietica. D’altra parte, è notevole che la questione del Re del mondo, esposta quasi in segreto nel 1886, poi confidenzialmente edita nel 1910 da Dorbon, riapparisse, pubblicamente riportata da Ferdinand Ossendowsky, in Bestie, uomini, dei, in relazione con la Rivoluzione bolscevica.
    Lo spazio a disposizione di questo opuscolo non ci permette di seguire i percorsi individuali e collettivi che avrebbero permesso di redigere una «mappa» del cosiddetto «rinnovamento occultista», rappresentato principalmente dal dottor Gérard Encausse, alias Papus. Intorno o almeno parallelamente a lui, gli orientamenti neospiritualisti imboccarono strade talvolta non prive d’interesse. Pensiamo in particolare a Stanislas de Guaita, Joséphin Péladan o Paul Vulliaud, Albert de Pouvourville, soprattutto, Emile Gary de Lacroze o Léonce de Larmandie, e molti altri ancora che furono al centro delle cronache della «Parigi occultista», la cui storia si confonde con la Belle Epoque e il magnifico fermento del Simbolismo artistico e letterario. Guénon vi crebbe e, da un punto di vista «storico», forse la sua opera potrebbe passare come l’espressione più apprezzabile che ne discese. Ma, come si sarà capito, non pensiamo affatto che ne proceda, né da vicino né da lontano.
    Nonostante tutto l’interesse documentario che vi si potrebbe trovare, e di cui il Guénon seppe sicuramente approfittare, a suo avviso quell’epoca era interessante soltanto per la scena che rappresentava – effettivamente, ma nulla più –; abbiamo allora optato per non sovraccaricare il nostro lavoro con un capitolo specifico a essa dedicata. Chi però volesse informarsi in merito, dovrà far riferimento a varie opere di cui stiliamo qui una piccola bibliografia selezionata […] »


    PER INFORMAZIONI E RICHIESTE:
    ***
    EDIZIONI L’ETÀ DELL’ACQUARIO
    corso Re Umberto 37
    10128 Torino – TO

    René Guénon

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