Esonet

    [1330-1418]


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    E’ questo uno dei personaggi più frequentemente collegati alla magia e all’alchimia medioevali.

    Nato in Francia nel 1330, fu scrivano a Parigi, e grazie al suo lavoro ebbe accesso a testi e documenti rari dell’epoca, e acquistò familiarità -caso raro per un laico dell’epoca- con la pittura, la poesia, la chimica, la matematica e l’architettura.

    Si dedicò ad uno studio attento e sistematico della cabala, dell’alchimia e dei testi ermetici.  Nel 1360 s’imbatté in un libro di alchimia destinato a cambiare per sempre la sua vita. Il titolo dell’opera era “The book of Abrahm the Jew” e si supponeva provenisse, probabilmente rubato, da fonti ebraiche. Sulla prima pagina, riferisce Flamel, era scritto “Abramo l’ebreo, principe, sacerdote, levita, astrologo e filosofo, alla nazione degli ebrei, per l’ira di Dio dispersi fra i galli, augura salute” [1]. Ogni sette pagine, ve n’era una che conteneva solo illustrazioni, e molte altre tavole, intessute di simbolismo ermetico e alchemico, inframmezzavano il testo. Si dice che l’originale di questo libro sia conservato nella biblioteca dell’Arsenale di Parigi; comunque sia, riproduzioni dell’opera sono state assiduamente e religiosamente studiate da intere generazioni di aspiranti alchimisti, anche se, per quanto è dato sapere, invano.

    Flamel non fu in grado di leggere il libro, perché non era scritto né in latino, né in francese. Esso conteneva alcune criptiche incisioni che sembravano ripercorrere il processo della trasmutazione alchemica. Sicuro che fosse scritto in ebraico, si convinse che solo chi conosceva la cabala potesse interpretarlo. Dopo vent’anni passati con fatica su questo testo così indecifrabile ed enigmatico, ma allo stesso tempo considerato fondamentale per riuscire a penetrare i misteri delle scienze alchemiche, partì alla volta della Spagna, terra che aveva dato rifugio a molti dottori ebrei fuggiti dalla persecuzione. Durante il suo lungo viaggio, che toccò tra l’altro Santiago de Compostela, conobbe a Lèon un ebreo convertito, Maestro Canches, che lo introdusse ai segreti del libro. Al suo ritorno a Parigi, Flamel iniziò ad applicare quello che aveva imparato, e secondo le testimonianze del suo tempo, a mezzogiorno del 17 gennaio 1382, effettuò la prima serie di trasmutazioni alchemiche. [2]

    L’attendibilità del racconto di Flamel è ovviamente una questione aperta. Rimane il fatto che poco tempo dopo egli entrò nelle grazie di una donna, la quale in seguito acquistò la fama di “esperta in scienze chimiche”: Bianca Navarra, figlia del re di Navarra e poi moglie di Filippo VI di Francia.

    In conseguenza delle sue trasmutazioni alchemiche Flamel divenne immensamente ricco e alla fine della sua vita possedeva più di trenta case con terreno nella sola città di Parigi. Eppure sembra fosse un uomo modesto, che non approfittò mai del proprio potere e usò le sue ricchezze per opere di bene. Nel 1413 aveva già fondato e sovvenzionato 14 ospedali, 7 chiese e tre cappelle a Parigi e altrettanto fece a Boulogne. Grazie al suo altruismo, forse più che al suo successo, Flamel divenne una figura leggendaria e apprezzata dalla posterità. Ancora nel XVIII secolo era stimato da un uomo come Sir Isaac Newton, che faticosamente lesse la sua opera, la annotò minuziosamente e la copiò addirittura a mano, nel tentativo di “portare a termine a gloria di Dio le conoscenze di Hermes”.

    E’ significativo che ad eccezione di Nicolas Flamel tutti i più eminenti adepti della magia medioevale e dell’ermetismo fossero ecclesiastici o uomini protetti da ecclesiastici. In altre parole, il controllo esercitato dalla Chiesa sul sapere restava intatto e praticamente totale. Con Flamel, ultimo dei Magi medioevali, la situazione si avviava a cambiare, ben presto in modo radicalmente.

    Tra le sue opere ricordiamo “Il Compendio of Filosofia” (1414), mirabile compendio delle sue conoscenze; e le “Figure geroglifiche” all’interno del quale riprodusse e commentò le 13 illustrazioni allegoriche del “Libro di Abramo l’Ebreo”. In questa sequenza di immagini il simbolo del serpente appare in varie forme. E’ raffigurato il caduceo di Hermes con i serpenti avvolti, e i serpenti appaiono ancora in un’altra immagine come energie viventi sulla terra. In questa serie di figure emblematiche, una in particolare sorprende per recare insieme due potenti simboli, la croce ed il serpente. L’immagine del serpente crocifisso è una forte dichiarazione simbolica del collegamento tra ermetismo e Cristianità.



    [1] Flamel, His exposition of Hieroglyphical Figures

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