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    Quello che mi appresto a descrivere é frutto di una passione che coltivo da molto tempo e che non abbandonerò mai.

    Dopo molti anni di ascolto, ho trovato in essa un riscontro su alcuni valori della nostra vita quotidiana, e recentemente ho potuto scoprire, con piacevole sorpresa, un legame con la mia vita massonica. Non avevo mai pensato, in precedenza, di fare delle riflessioni in merito, di trarre delle conclusioni su una passione che per me ha un senso logico nella mia esistenza. Pertanto é con estrema soddisfazione che parlo di quest’argomento, perché da questi miei pensieri ho potuto motivare ciò che davo per scontato.

    Quando ho iniziato a scrivere queste righe mi sono accorto che parlare della musica significa assumere implicitamente che la musica stessa esiste. Ma che cos’è la musica? Un insieme di rumori? Una soddisfazione del musicista? O una soddisfazione del compositore? Una ricerca perfetta delle combinazioni che possono offrire gli strumenti musicali? Un’idea che si realizza? Un dono della natura? Uno sfruttamento delle corde vocali? O cos’altro ancora? E poi ancora … quando è nata? Da che cosa è nata?

    Che la musica abbia avuto un’evoluzione nei secoli è un dato significativo circa l’importanza della sua esistenza. I suoi primi segni di presenza risalgono al mondo dell’antica Grecia, dove la musica veniva associata a poesia e teatro, con l’ausilio di strumenti quali la lira e la cetra: la musica era puramente un contorno ed un sottofondo riempitivo della prosa. Nel periodo ellenico la musica non decollò a favore di altre forme culturali, quali la letteratura, la filosofia e le scienze. Occorre attendere fino all’anno 1000 per poter assistere alla nascita delle prime forme musicali identificate dai canti liturgici della Chiesa romana (canti gregoriani). Nei due secoli seguenti, sempre sotto la Chiesa, si ebbero le prime notazioni a grafia musicale.

    Dal 1300 al 1700 la musica crebbe molto lentamente. Nacque la polifonia, cui seguì la tecnica a “canone”, ovvero quelle delle messe della scuola franco-fiamminga. Nacquero le armonie accompagnate dagli strumenti bassi. Con l’età barocca si svilupparono gli strumenti ad arco, dove tra i più importanti troviamo il violino, che diede origine allo stile concertistico. È in quest’ultima fase che troviamo compositori come Vivaldi, Bach e Händel. Inoltre lo stile concertistico originò la nascita di forme musicali più organiche, come le sinfonie. Qui troviamo compositori come Haydn, Mozart, Beethoven e Schübert.

    Alla fine del periodo barocco ed alle soglie del romanticismo (1780-1850) nacque il pianoforte. Con esso Chopin, Liszt e Berlioz accentuarono lo stile sinfonico. Ma contemporaneamente, intorno al 1850, ebbe grande peso il melodramma, dove troviamo gli italiani Rossini, Puccini e Verdi, con i tedeschi Weber e Wagner. Quest’ultimo portò molte innovazioni alle strutture armoniche, e nel successivo periodo, alla fine del secolo scorso, compositori come Strauß e Mahler diedero una spinta alla crescita delle forme orchestrali. Agli inizi del 1900 nacque la dodecafonia, seguita da ricerche sempre più sofisticate nell’elaborazione dei brani , come la musica elettronica.

    Fenomeno strano è la musica: la crescita e la diffusione di musiche parallele, quali quelle etniche e popolari, con particolari radici storiche in ogni continente della terra, e quelle nate nel nostro secolo, come la musica leggera, il jazz ed i suoi derivati, come il blues ed il rock.

    Ancora più strano e forse inspiegabile è quel fenomeno in cui la musica è l’espressione dei sentimenti collettivi di un intero paese. Cito ad esempio il caso della musica brasiliana, suonata ovunque: nelle spiagge, nelle case, nelle strade, nei bar, in qualsiasi ora della giornata, creando un peculiare clima calorosa tra la popolazione. La musica rende amici, fa conoscere le persone, stabilisce un feeling. Ovunque è musica ritmica con sfumature afro-americane. Si suona il reggae, si passa dalla samba alla bossanova, al jazz, al soul, al rhytm and blues. Basta una lattina di coca cola vuota riempita con sassolini per scatenare, in un qualsiasi angolo della strada, un momento di trascinamento generale che coinvolge tutti i passanti.

    Questa breve e condensata storia della musica (d’altronde non è questa la sede per trattare in dettaglio un tale argomento) crea una visione generale del suo rapporto con la storia. È indubbio che fino all’anno 1700 la musica sia vissuta in modo oscuro, senza una sua particole importanza di diffusione culturale. Ma quest’aspetto è molto rilevante in quanto è sinonimo di costanza, caratterizzante un’arte umile che ha saputo attendere l’evolversi di un periodo importante della storia per trasmettere un messaggio al mondo, un messaggio di creatività e di presenza.

    Si, la prima considerazione è che la musica è “Umiltà”.

    Il periodo dal 1700 al 1900 è certamente di consacrazione della musica. Compositori e musicisti importanti si sono susseguiti in breve tempo, evolvendo forme compositive e mettendo a fuoco quel complesso di strumenti che caratterizzerà la dimensione della musica. I musicisti di questo periodo hanno regalato qualcosa di bello, di sublime alla storia: donando la fantasia di un sentimento proveniente dal cuore, e dicendo in termini musicali che sensazioni e stati d’animo di una persona sono espressioni interiori della più elevata nobiltà.

    Si, la seconda considerazione è che la musica è “Amore”.

    Ed ancora, é sufficiente pensare ad un nostro Fratello vissuti due secoli orsono (1756- 1791), parlo di Wolfgang Amadeus Mozart, che nonostante la sua vita breve (morì infatti a 35 anni) riuscì a conferire alla musica una capacità comunicativa ed una ricchezza psicologica del tutto nuove, rimescolando abilmente e con una certa duttilità elementi compositivi di genere comico, tragico, talvolta inquietanti e malinconici, talaltra dottrinali. Mozart, nonostante non abbia potuto godere del successo, era un individuo dotato di elevatissime capacità creative musicali. Mozart era un vero artista. Tutti noi abbiamo ascoltato alcune sue composizioni, suonate nel nostro tempio da un nostro Fratello e dai suoi compagni, deliziandoci con questo generoso regalo.

    Sono molto felice per l’accesso alla nostra Loggia di un Fratello musicista, perché ammiro la sua dedizione a quest’arte intuendo il suo profondo legame sentimentale a questa peculiare, superiore forma di espressione spirituale. Anche le Colonne del nostro Tempio sono arricchite della musica di Mozart: non è questo un simbolo? La capacità di un musicista, conseguita attraverso lo studio e l’esperienza, di svolgere la propria attività, é sinonimo di arte, arte intesa come attività umana volta a creare un’opera di bellezza.

    Ecco la terza considerazione è che la musica è arte ed al contempo simbolo.

    Ciascuno di noi ha un rapporto diverso con la musica. C’è chi l’ascolta alla radio, chi preferisce ascoltarla a teatro, chi non l’ascolta affatto e si limita a fischiettarla in macchina o mentre si rade al mattino. A volte un motivo musicale ci accompagna per tutta la giornata. Io mi diletto a suonare uni strumento musicale a corde: la chitarra. Purtroppo non ho molto tempo da dedicare a questo passatempo, ma quando lo faccio riesco a non pensare ad altro, e mi dedico solo a lei, in modo del tutto spontaneo. L’atto di pigiare le corde del manico con le dita della mano sinistra, pizzicandole con la destra, è per me un atto gentile verso questo strumento. Da esso scaturiscono dei suoni, che sono il frutto di una combinazione tra la mia idea e la mia manualità. Mi succede di ripetere più volte la stessa armonia, magari con tonalità lievemente diverse, o con passaggi che mettono in risalto un pezzo altrimenti insignificante. Spesso non ci riesco, e mi rammarico per la mia incapacità. Riesco a provare anche un senso di delusione, di amarezza. Ma quando il suono coincide con quello a cui stavo pensando, provo un’emozione bellissima, una gratificazione indescrivibile e profonda. Le mie non sono musiche celebri, né sono cantabili o ballabili. Sono senza pretesa lacuna. Sono solo un insieme di armonie, legate tra loro a mio piacimento, grazie all’aiuto di una tecnica di tipo jazzistico.

    La musica è un insieme di suoni, frutto della fantasia della mente umana. Lo strumento musicale rappresenta la chiave di lettura e di traduzione di queste fantasie. I suoni possono essere combinati insieme per dare origine ad un’armonia. Quando un’armonia è bella, la nostra mente viene piacevolmente stimolata. Ma che significa armonia bella? Può essere bella al nostro orecchio ma non a quello di un nostro amico. Può essere bella per un critico musicologo ma non per un altro. Questo significa che la bellezza della musica è soggettiva. Ma se è soggettiva vuol anche dire che ognuno interpreta la musica in modo diverso, e di conseguenza mi sento di poter affermare che la musica è una libera ispirazione della nostra mente, e come tale si accomuna ad uno dei principi della nostra Istituzione muratoria: la Libertà di pensiero, la libertà di poter dire che una musica piace o non piace. Ecco che allora la musica offre lo spunto per una discussione razionale.

    Ascoltare una melodia musicale in chiave di Do maggiore ed ascoltare la stessa melodia suonata in due toni superiori (Mi+) produce effetti e sensazioni diverse, all’orecchio ed alla mente. Forse una di queste melodie, combinate con una particolare armonia, risulterebbe più bella, più intonata, più logica rispetto all’altra. Ma nella mente del musicista forse si è già sviluppata un’idea diversa, che trova riscontro nel corso del restante pezzo musicale. Prima di giudicare con la nostra testa, ascoltiamo bene l’intero brano. Ascoltiamolo con umiltà, con tolleranza ed amore, rispettando l’idea di chi ha composto od eseguito quella musica. In quel preciso istante la fantasia del musicista è stata tradotta nei suoni che abbiamo ascoltato.

    Ecco, la musica significa anche rispetto. Rispetto per un’impresa creativa che è frutto di un impegno umano. Per quanto non possa piacerci è pur sempre una fantasia che desta in ciascuno di noi sensazioni, che può mutare lo stato d’animo avuto prima di ascoltarla. La grandezza della musica può stimolare un sentimento d’amore od un ricordo del nostro passato. Può farci vivere un sogno oppure può renderci più allegri o più melanconici. La musica indubbiamente dona emozioni personalizzate, e ciò non è forse una delle azioni più umili e nobili del mondo in cui viviamo? La musica è creatività di quanto viene considerato bello e piacevole. Essa introduce una nota decisamente positiva nella nostra vita.

    Accostandoci a lei possiamo meglio arrivare alla conoscenza della Verità che noi tutti ricerchiamo.

    A\ G\ D\ G\ A\ D\ U\

    da un lavoro originale di Sandro Giotti

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