Psicologia Esoterica

Motivare la crisi di Bregola, Monica

Scuola Superiore di Counseling

Torino

Relazione per gli atti del convegno di ottobre 2000

“Motivare la crisi”

“Si può dire che ogni essere umano,

secondo la sua disposizione originaria

e scopo supremo,

porta in sé un Uomo Puro e Ideale

accordarsi con questa immutabile unità,

attraverso tutti i cambiamenti della sua vita,

è il grande scopo della sua esistenza.”

Schiller

La ricerca e l’espressione di questo Uomo Puro, passa inevitabilmente attraverso momenti di frizione o “crisi” ed il counseling, che ha come modello di riferimento la psicologia transpersonale, possiede gli strumenti per accogliere e favorire questo percorso, svelando il “senso” della crisi. “Motivare la crisi” è un processo strettamente connesso alla ‘creatività’, sorgente inesauribile che permette all’Io-counselor e al Tu-cliente di entrare costantemente nel ‘nuovo’, in uno spazio di interazione reciproca e benefica; nel ‘nuovo’ che pian piano prende forma e si rivela dapprima come ‘insight’ e poi come parte integrata della coscienza.

Questo processo ha il nome di “autoricreazione”.

Ma per tornare al punto iniziale “motivare la crisi”, possiamo dire  che questa è  l’essenza del tipo di approccio o modello di riferimento applicato al counseling. Concepire la crisi motivata solo da aspetti del conscio e inconscio inferiore non risponde sempre alla realtà dei fatti della coscienza, poiché fattori di “crisi” hanno radice anche al livello del superconscio o inconscio transpersonale. La “crisi” allora ha altro orientamento, o sorgente, e quindi necessità e percorsi, e quindi ha bisogno di altro approccio e soprattutto esige che vengano espresse qualità umane essenziali nella relazione Io-Tu.

Dalla nascita della psicologia come scienza possiamo notare il crescente approfondimento dello studio della coscienza: dal subconscio, al conscio, al superconscio. Tale studio ha promosso la nascita di differenti orientamenti-mappe psicologiche di riferimento che, non essendo fondamentalmente in contrasto fra loro, ampliano, completano e integrano via via la visione dell’uomo e del suo divenire.

Nel panorama delle grandi forze della psicologia la Psicosintesi (il modello di riferimento adottato dalla Scuola Superiore di Counseling) creata e diffusa dal Dott. Roberto Assagioli, si colloca fra la psicologia umanistica e transpersonale.

Nella psicologia umanistica lo studio e la cura dell’uomo verso l’uomo si esprimono in qualità che non si sviluppano nella prassi dello studio teorico, bensì nell’impegno, a priori, a ‘voler incontrare l’altro’, in attenzione cosciente, nella consapevolezza del valore  vivificante di una relazione autentica. Possiamo parlare  con ciò di ‘valori di atteggiamento’ del counselor.

Nella psicologia transpersonale si affronta il problema dello sviluppo della coscienza e l’attualizzazione delle potenzialità più alte, come narrato dalla mitologia della rigenerazione.

La persona in crisi è tale, a volte, non perché motivata da disadattamento individuale o sociale, ma perché il Sé esige un innalzamento o ampliamento della coscienza così da includere dimensioni sovraordinarie.

Compito del counselor è quello di assistere il cliente

nella ricerca del suo vero Sé e poi di aiutarlo

a trovare il coraggio di essere quel Sé.

Rollo May

Il counseling, in questo modello specifico , risponde a bisogni psico-spirituali ben precisi, ha un confine entro il quale opera ed un obiettivo fondamentale: accompagnare l’uomo nel suo cammino di crescita e di evoluzione.

L’adozione di un modello di riferimento implica una scelta di fondo: il punto di osservazione. Tale scelta non indica una valutazione dell’uomo, ma semplicemente da che punto si sceglie  di osservarlo nella sua realtà presente soggettiva conservando i requisiti di obiettività e aderenza alla realtà. La psicosintesi studia e afferma la natura polidimensionale dell’uomo e lo riconosce sia nella sua realtà presente che in quella trascendente.

Lo Spirito è per sua natura al di sopra di ogni dualismo, di ogni conflitto:

esso è Unità;

dove esso è presente ed operante,

rinnova, coordina, armonizza, unifica.

Così passeremo dalla molteplicità,

dalla dispersione, dal logorante travaglio

delle forze contrastanti,

alla pace, all’armonia, alla cooperazione feconda

di tutte le nostre energie,

alla gioiosa Psicosintesi“.

Roberto Assagioli

E’ da qui che il counselor sceglie di osservare, relazionarsi e coltivare in sé l’immagine del Tu-cliente, riconoscendo sia i contenuti presenti nella sua coscienza soggettiva (conflitti, identificazioni) che i valori, le qualità potenziali della sua natura transpersonale,  oltre il confine ristretto della personalità o stato di coscienza ordinario. Da quel punto di osservazione si pone nei confronti del Tu, che non è ‘un paziente’ e, forse,  nemmeno ‘cliente’, bensì un Tu vivente e unico, con il quale sceglie di entrare in relazione autentica, pienamente umana, considerando con estrema attenzione il bene reale di quel Tu. Una relazione in cui ‘vedere’ oltre che osservare, in cui ‘intuire’, ‘sentire’, verbi che assumono il valore di qualità, di funzioni interne all’uomo, come ‘sensi’ più profondi e sottili che permettono di non standardizzare l’altro né di ingabbiarlo in un’idea o in un ideale soffocandone l’identità e contraendone la reale natura. Più la visione è ‘globale’, maggiore è la possibilità  di esprimere ciò che siamo realmente; una mente aperta percepisce il Tu nella sua globalità, ed è infatti vero che il potenziale umano si sviluppa e si esprime attraverso la relazione.

Counseling deve essere prima di tutto un incontro umano.

Un incontro autentico ci fa fare l’esperienza di una vera premura reciproca.

Incontro significa partecipare alla vita dell’altro, condividere il suo modo di essere nel mondo.

Adrian van Kaam

Il training del counselor che sceglie questo modello di riferimento è intriso di ‘umanità’ e capacità di contattare e sentire, comunicare e intuire, di quelle esperienze insomma che fissano l’apprendimento non su una base teorica ma sull’esperienza condivisa e risvegliante.

Lo spazio di questa relazione non è terapeutico bensì educativo.

La ‘tensione verso’ di questa rapporto trascende i confini personali dell’Io e del Tu, è uno sforzo costante del counselor che, pur  consapevole delle tematiche ed emozioni  personali che ogni relazione evoca, si impegna ad  esprimere i valori dell’etica che in questa visione specifica significa disidentificazione da ogni contenuto personale e ristretto per entrare nel mondo del Tu con il rispetto che si deve alla sua coscienza profonda che comprende sia il limite e la soggettività dei vissuti che la sua natura spirituale.

Allora l’Io-counselor può accompagnare efficacemente il Tu-cliente nel suo percorso, sin dove egli decide di arrivare, scegliendo sempre e comunque di vedere in lui il Sé e i suoi valori.

Bibliografia:

  • Roberto Assagioli – Tutte le Opere – Astrolabio
  • Martin Buber – Il Principio Dialogico – San Paolo

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