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    Meditazione: arte di vivere

     

    MEDITAZIONE

    ARTE DI VIVERE

     

     

     Assagioli uovo02

     

     

     

     

     

    Introduzione

     

    Non smetteremo di esplorare
    E alla fine di tutto il nostro andare
    ritorneremo al punto di partenza
    per conoscerlo per la prima volta

    T.S. Elliot

     

     

    La parola “Meditazione” può talvolta evocare in noi un sentimento religioso, o una tensione innata verso la ricerca dell’Oltre – spesso oscuramente percepito, indefinibile e intangibile – di qualche cosa che si trova al di là dell’abbagliante invadente presenza che il mondo della materia, o mondo fenomenico, esercita su di noi e sulla nostra vita.

     

    Quell’Oltre corrisponde ad uno Spazio interiore specifico, uno spazio vivente di potenzialità e qualità inizialmente sconosciute e inespresse ossia recessive.

     

    Questo Spazio ha una collocazione geografica nella sfera della nostra coscienza:

    corrisponde a ciò che Gustav Jung ha definito inconscio superiore e Roberto Assagioli ha chiamato inconscio transpersonale o sfera del supercosciente (corrispondente alla zona blu dell’ovoide sopra raffigurato). Il desiderio e l’incontro con la transpersonalità vivente in noi per taluni diventa una vera esigenza, una marcata e pressante necessità, per altri l’incontro può avvenire motivato dalla ricerca di ragioni e risposte possibili agli eventi, interni ed esterni, a cui la vita ci pone di fronte, come un trauma, un avvenimento che riesce a scuotere le basi di certezza sulle quali fondava la nostra vita sino a quel momento e scompagina e disorienta, ponendoci in uno stato di crisi sia essa psichica o relativa allo stile di vita o alla di scala di valori.

     

    Come conseguenza, siamo in un certo senso costretti a ridisegnare le priorità di una vita che cambia, come di fronte ad una malattia, e siamo chiamati a rispondere alle nuove necessità a volte dovendo sospendere le azioni consuete che abitualmente compiamo nella nostra vita quotidiana. Oppure l’evento ci obbliga a rinunciare a ciò che fino a quel momento consideravamo fondamentale, cioè un fondamento su cui la nostra vita si basava.

     

    La dimensione transpersonale si colloca al di là dell’esperienza fenomenica e non è riservata a pochi, ma è più rispondente ad una dimora di potenzialità latenti da evocare e da realizzare nella nostra vita.

     

    La storia dell’uomo è costellata di esseri che in ogni tempo hanno provato quell’insopprimibile tensione verso la ricerca di se stessi, del senso della vita e del suo mistero. In ogni tempo quelle coscienze coraggiose hanno cercato e si sono assunte un impegno, quello di intraprendere un percorso, di cercare un sentiero, a tratti tortuoso e in altri momenti più fluido, al fine di trovare risposte e significato.

    Molte dunque le testimonianze di comprensioni profonde, di esperienze di espansione della coscienza che, oltrepassando lo stato di ordinaria percezione e identificazione, rivelano una realtà assai più vera, reale e desiderabile di quella angusta, vissuta entro i confini dell’io ordinario.

     

    L’esperienza rivela nell’immediatezza e nella semplicità di questo contatto interiore le vette a cui l’essere umano può aspirare e a cui è destinato.

     

    Nell’ambito della ricerca scientifica, Albert Einstein nel libro Come io vedo il mondo ci offre la sua testimonianza di ricercatore: “ La più bella sensazione è il lato misterioso della vita. Chi non è in grado di provare né stupore né sorpresa è per così dire morto, i suoi occhi sono spenti. Sapere che esiste qualcosa di impenetrabile, conoscere le manifestazioni dell’intelletto più profondo e della bellezza più luminosa, che sono accessibili alla nostra ragione solo nella forma più primitiva, questa conoscenza e questo sentimento, ecco la vera devozione: in questo senso, e soltanto in questo senso, io sono fra gli uomini più profondamente religiosi.”

     

    Rabindranath Tagore descrive una delle esperienze che gli hanno rivelato il lato nascosto e sublime della Vita con queste parole: “Una mattina ero sulla veranda di casa… il sole stava sorgendo e appariva attraverso il fogliame degli alberi che mi stavano davanti. A un tratto, mentre stavo osservando questo spettacolo, mi sembrò che un velo mi cadesse dagli occhi e vidi il mondo permeato da un meraviglioso splendore, con ondate di bellezza e di gioia che sorgevano da ogni lato. Questo splendore penetrò in un istante attraverso i cumuli di tristezza e di depressione che opprimevano il mio cuore e lo inondò di luce universale.”

     

    Il poeta Pablo Neruda affida alla poesia il compito di descrivere una importante e intima esperienza interiore:

    La Poesia

    Accadde in quell’età… la poesia / Venne a cercarmi. Non so da dove /Sia uscita, da inverno o fiume.

     

    Non so come né quando, / no, non erano voci, non erano / parole né silenzio, / ma da una strada mi chiamava, / dai rami della notte, / bruscamente fra gli altri, / fra violente fiamme / o ritornando solo,

    era lì senza volto / e mi toccava.

    Non sapevo che dire, la mia bocca / Non sapeva / Nominare, / i miei occhi erano ciechi, / e qualcosa batteva nel mio cuore, / febbre o ali perdute, / e mi feci da solo, / decifrando / quella bruciatura,

     

    e scrissi la prima riga incerta, / vaga, senza corpo, pura / sciocchezza, / pura saggezza / di chi non sa nulla, / e vidi all’improvviso / il cielo / sgranato / e aperto, / pianeti / piantagioni palpitanti, / ombra ferita, / crivellata / da frecce, fuoco e fiori, / la notte travolgente, l’universo.

     

    Ed io, minimo essere, / ebbro del grande vuoto / costellato, / a somiglianza, a immagine / del mistero, / mi sentii parte pura / dell’abisso, / ruotai con le stelle, / il mio cuore si sparpagliò nel vento.

     

    La Meditazione

     

    La meditazione è una delle discipline più antiche, che tuttavia negli ultimi anni ha suscitato e riscosso un nuovo e diffuso inte­resse. Forse questo è dovuto all’estrema incertezza e alla tensione che caratterizzano quest’epoca, e alla conseguente esigenza di andare alla ricerca di realtà più profonde; oppure anche al fatto che le più ampie ed esigenti capacità mentali di oggigiorno richie­dono nuovi metodi di approccio alla dimensione spirituale e nuove aree di coscienza e di esistenza da esplorare. Ma, qualun­que sia la ragione di questo rinnovato interesse, la pratica della meditazione si è rivelata di grande e duraturo valore per colo­ro che l’hanno intrapresa seriamente ed è diventata, nel corso degli ultimi decenni, una disciplina ampiamente diffusa.

     

    Il termine “meditazione” ha significati diversi nelle varie tradi­zioni spirituali, orientali e occidentali, antiche e moderne, e nei vari gruppi e movimenti che ne fanno uso. Esso comprende anche metodi di autoanalisi e di accesso ad aree di coscienza interne o supernormali, non necessariamente collegati ad alcun credo spirituale, ma basati piuttosto sul riconoscimento dell’esi­stenza di diversi stati di coscienza, o aree di realtà e di esperienza.

     

    In Oriente, la meditazione è stata sempre considerata la via d’accesso alle dimensioni soggettive, e anche in Occidente è stata di solito usata per tacitare la mente e per entrare nel silenzio, nella riflessione e nella contemplazione.

     

    Tutto ciò però è ben lontano dall’esprimere pienamente la sua funzione. Essa rappresenta infatti anche un procedimento creati­vo di illimitata potenza, attraverso il quale possiamo ricreare in buona parte noi stessi e il nostro ambiente, non solo, con una meditazione di tipo costruttivo o creativo possiamo anche contribuire al rinnovamento dei valori e dei modelli su cui basa la cultura, oggi evidentemente in difficoltà e non in grado di soddisfare una crescente e diffusa crisi causata dalla necessità di cambiamento.

     

    Grazie alla meditazione possiamo gradualmente raggiungere risultati concreti in uno spettro molto ampio di situazioni, superando diversi fattori di malessere o difficoltà.

     

    Capacità come:

    • allineamento e concentrazione;
    • conoscere e gestire le nostre emozioni, ponendole in una giusta prospettiva;
    • corretto utilizzo della nostra mente;

     

    favoriscono una serie di effetti che vanno dal superamento dello stress, al miglioramento della salute fisica e psicologica, alla giusta valutazione delle situazioni ambientali e relazionali, alla capacità di affrontare e risolvere problemi senza “esserne travolti”, unitamente allo sviluppo della mente analogica o intuitiva, così poco conosciuta nella nostra società che si rivela uno strumento potente attraverso cui poter dare risposte creative, significanti e ricche di significato e ideare soluzioni nuove e originali. Gli effetti positivi derivanti dal corretto utilizzo della meditazione vanno oltre: anche nella sfera relazionale, che è un fattore determinante della qualità della vita, possiamo trarre grande profitto da una più utile e chiara valutazione delle situazioni, ambientali e umane, alle quali sovente si risponde in modo automatico e senza essere consapevoli di cosa stia veramente accadendo; la capacità di prendere le “corrette distanze” dagli eventi, evitando cioè il coinvolgimento eccessivo, che è un fattore ostacolante, facilitano il superamento dei momenti critici in qualunque forma essi si manifestino. Ad esempio, in un gruppo di lavoro nel quale si utilizza la pratica della meditazione, si registra un netto aumento della creatività individuale e di gruppo, con una ricaduta molto positiva sulla efficacia ed efficienza individuale, sulla salute delle persone, sul clima di collaborazione e sulla compartecipazione responsabile al raggiungimento degli obiettivi prefissati.

     

    La meditazione è un processo attraverso cui l’uomo impara a orientare e utilizzare in modo creativo la propria mente. Nella meditazione il “desiderio di cose positive” caratteristico del piano emotivo e manifestato nella preghiera, intesa almeno nella sua accezione più diffusa, lascia il posto al lavoro concreto dell’intuizione e alla successiva realizzazione pratica di ciò che si impara progressivamente a conoscere. L’uomo, che ha iniziato la sua esperienza di vita con la qualità fondamentale del desiderio e ha raggiunto lo stadio di rispetto o anche di adorazione di una vagamente percepita realtà divina, passa ora da un approccio di tipo mistico-religioso ad uno intellettivo, teso alla conoscenza, caratterizzato dall’uso della ragione e dalla capacità di trasformazione e realizzazione.

     

    Grazie alla pratica, l’uomo impara a penetrare progressivamente nella sfera della cosiddetta “coscienza transpersonale”, quello spazio interiore, inconscio, non percepito nella consuetudine della vita ordinaria. È la dimensione in cui risiedono le qualità e potenzialità profonde di ciascuno di noi; un “luogo” della nostra coscienza dove è possibile cogliere un aspetto della realtà che rappresenta qualcosa di nuovo e diverso rispetto a ciò di cui siamo stati consapevoli precedentemente, quando la nostra esperienza e quindi il nostro pensiero erano orientati solo verso gli aspetti visibili dell’esistenza.

     

    Quando la coscienza, attraverso un processo costante di contatto, mediante la meditazione, comincia a penetrare in questo “nuovo mondo”, vive una importante esperienza di comprensione e apertura che può essere descritta come espansione, o ampliamento della consapevolezza. La mente ci avvicina gradualmente alla “Realtà interna”. Tutto il sapere e tutta l’esperienza che abbiamo maturato durante la vita improvvisamente ci appaiono come un aspetto parziale, limitato rispetto alla capacità di cogliere un senso ampio, profondo e unificante dell’esperienza esistenziale. Accade sovente di non sentirsi più separati da ciò che ci circonda; in comunione e in relazione con tutto ciò che vive, immersi in una corrente, in qualcosa che potremmo definire, in modo laico, come “l’anima di tutte le cose”. È una esperienza diretta che David Bohm, fisico, descrive con queste parole: “In profondità, la coscienza del genere umano è una sola”.

     

    Si sviluppano in noi anche le capacità di relativizzare le situazioni e le esperienze della vita, riconoscendo queste come espressioni temporanee e limitate di un più ampio flusso che incessantemente procede nello scorrere della vita.

     

    Ma la meditazione non è solo questo. I frutti di questa pratica sono molti, ad esempio come abbiamo visto, l’espansione della coscienza e la conseguente capacità di portare la nuova conoscenza che nasce nella nostra vita concreta. La comprensione profonda che ciò con cui ci identifichiamo e riconosciamo non è tutto ciò che siamo. Il contatto con forze vitali rigeneranti e guaritrici. La visione delle possibilità future racchiuse nell’esperienza di vita, anche quando dolorosa e difficile. La capacità di agire dentro e fuori di noi per realizzarle.

    Questi appunto sono alcuni dei risultati, le naturali conseguenze di un lavoro compiuto dentro di noi.

    Per poter essere pienamente attestati su questo livello è necessario percorrere una via che prevede passaggi successivi, un sentiero che ci conduce dalla situazione in cui ci troviamo a decidere di intraprendere questo viaggio, fino al raggiungimento degli obiettivi che ci siamo prefissati.

     

    Questa via prevede innanzitutto la decisione di attivarci in tal senso, e per fare ciò è necessario utilizzare una funzione che per l’uomo rappresenta un aspetto fondamentale della sua natura psichica: la volontà, che è considerata il principale fattore che presiede all’evoluzione. La volontà è un punto di aggancio su cui si innesta il vettore dell’evoluzione e che quindi ci mette in armonica risonanza con l’intero universo. È attraverso l’intenzione, la valutazione, la scelta e l’affermazione interiore che riusciamo a mobilitare le nostre risorse verso qualcosa che ci attrae: in questo senso è come dire che riconosciamo un movente interno così importante da farci decidere – come atto di assunzione di responsabilità verso noi stessi – di intraprendere questo cammino.

     

    L’esperienza della meditazione si realizza attraverso una sequenza di fasi, un percorso ordinato e armonico atto ad accompagnare il “sistema personalità” a porsi in uno stato di quiete, riassorbendo l’attenzione in sé stessi per scoprire chi siamo e per poter accedere alla dimensione supercosciente e ad una esperienza diretta di Vita vivente in essa.

     

    Le fasi possono essere riassunte in questo ordine:

    • Allineamento e purificazione
    • Distacco
    • Elevazione
    • Contatto
    • Registrazione
    • Realizzazione

     

    L’Allineamento è quel processo attraverso cui l’uomo “porta ordine” dentro di sé, imparando progressivamente a far convergere i propri livelli di espressione, cioè i piani fisico, emotivo e mentale, verso la stessa direzione. È la quiete del sistema. Non è un passaggio semplice, né immediato: richiede impegno e spesso in questa fase ci troviamo di fronte alla necessità di essere aiutati a comprendere quali siano gli elementi che finora ci hanno impedito di ottenere questo stato interiore. È necessario, a tale scopo, “purificare”, accompagnarci pazientemente a liberarci dei contenuti che non sono utili al fine che ci siamo prefissati. Ciò può tradursi nella necessità di rivedere diversi aspetti della vita, sia dal punto di vista fisico (l’ambiente in cui viviamo, il nutrimento, la relazione con il nostro corpo), sia emotivo (diventare consapevoli delle emozioni, dei sentimenti, dei desideri presenti e operanti, prendere le distanze dal flusso delle emozioni collettive che non ci permette di vivere le nostre esperienze su questo piano), sia mentale (diventare consapevoli del flusso dei pensieri, riconoscere di “essere pensati” dai nostri pensieri senza averli realmente scelti, sviluppare una capacità critica nei confronti dei valori e dei modelli che il mondo ci presenta e verificare se sono veramente “nostri”).

     

    La progressiva capacità di governare i livelli interiori del sistema ci porta poco a poco alla capacità di realizzare il secondo punto.

     

    Distacco. Ciò non significa diventare estranei o indifferenti al mondo che ci circonda e in cui viviamo. Semplicemente, l’uomo si rende conto che la vita può essere vissuta con un atteggiamento diverso da quello a cui tutti siamo abituati. Anziché identificarci con i contenuti della nostra personalità, diventare cioè quei contenuti, impariamo dall’esperienza ad Essere. Essere qualcosa che vive prima e al di là di essi. Distinguere la coscienza dalle forme con le quali si identifica dal momento che ha la capacità di differenziarsi da ciò in cui è immersa o prendendo da questo le giuste distanze. Non si tratta di disinteresse o di isolamento. Il processo è quello della disidentificazione, cioè della capacità di realizzare che noi viviamo come esseri unici e irripetibili al di fuori dei ruoli e delle “maschere” che in ogni momento interpretiamo o indossiamo nel mondo e che possiamo riconoscerli e utilizzarli al meglio, nella piena luce della consapevolezza e senza diventarne schiavi. Noi non siamo solo padri, madri, manager, mariti, mogli, figli o altro: siamo noi stessi, un’identità profonda, un centro di Vita pulsante e nel mondo svolgiamo alcune funzioni, assumiamo dei ruoli, transitori e mutevoli. Siamo sempre in noi stessi nella nostra dimora interiore e indossiamo di volta in volta abiti diversi. Impariamo anche, come conseguenza diretta, a subordinare il fare all’Essere. Dall’automatismo alla piena consapevolezza.

     

    Noi parliamo, sentiamo, pensiamo, ma non sappiamo qual è l’Energia che ci fa parlare, sentire, pensare. Questa è l’apoteosi dell’ignoranza.

    Albert Einstein

     

    Il terzo passaggio è quello dell’Elevazione. Questo è un aspetto che si realizza quasi spontaneamente, essendo connaturato alla nostra coscienza: non appena riusciamo a prendere una adeguata distanza dalle vicende della nostra personalità, ecco che si presenta il bisogno interno di elevarci verso qualcosa che percepiamo più importante, vitale e attrattivo. Questa è la fase in cui l’uomo aspira a “qualcosa che va oltre, al di là del limite del conosciuto”, che forse ha appena intuito o solo immaginato, ma che accende l’aspirazione e rafforza l’intenzione di procedere sulla via della meditazione.

     

    Allo sforzo di protenderci verso aspetti più elevati segue la fase del Contatto. Naturale. Diretto. Vero. Reale Realtà.

     

    Ora percepiamo direttamente qualcosa di nuovo, che ha le caratteristiche di essere luminoso, che riconosciamo, che ci dà entusiasmo; ci sentiamo carichi e pieni di energia. È questa l’esperienza del contatto superiore, dell’ingresso nella sfera definita “transpersonale”, in quanto si colloca oltre alla normale sfera di interessi della nostra personalità sfera he ci appare molto più potente e bella. Da questo contatto interiore possiamo scoprire una meravigliosa forza e attingervi. È una profonda rigenerante esperienza liberatrice da vincoli interni. È Sorgente. È Vita.

     

    In questa fase possiamo cogliere indicazioni, “sentire”, percepire intuitivamente ciò che dobbiamo realizzare per soddisfare la nostra necessità interiore di vedere, comprendere, trasformare, accompagnare la guarigione, dare un senso agli eventi e alla vita, e per questo è importante la capacità di registrare sul piano della mente ciò che percepiamo in quei momenti così luminosi.

     

    Ecco dunque la ragione per cui nella fase dell’allineamento, è stato importante apprendere la capacità di acquietare la nostra mente, sgombrandola dai pensieri usuali, e di lasciarla in uno stato di silenzio vigile, pronta a registrare le impressioni che provengono da questa area di contatto. La mente realizza questa fase di registrazione attraverso la propria capacità intuitiva, cioè con l’uso del suo aspetto analogico, ricettivo, sintetico.

    “La scienza intuitiva è la suprema forma di conoscenza”. Spinoza

     

    Successivamente, questi contenuti vengono interpretati dalla mente logica, concreta ed analitica, che li trasforma in piani e progetti da eseguire. Ecco che si giunge all’ultima fase, quella della Realizzazione: la nostra volontà è ora impegnata a costruire nel mondo delle forme manifeste ciò che la mente ha colto attraverso la meditazione. Qui diventa possibile attivare le risorse interne necessarie per realizzare i propri obiettivi.

     

    Vediamo ora in sentesi alcuni effetti della meditazione, che riassumono il processo appena descritto:

    • La percezione chiara e consapevole dei vari livelli della coscienza (fisico, emotivo, mentale, transpersonale);
    • La possibilità della loro trasformazione;
    • La scoperta dell’Io e della centralità dell’Essere;
    • Il contatto con la propria Essenziale Identità, l’Essere interiore;
    • Presenza totale a se stessi;
    • La scoperta della volontà, ovvero l’azione “vitale” possibile grazie allo spazio generato tra l’Io e i suoi livelli di espressione;
    • La creazione di retti rapporti con le varie parti di sé, gli altri esseri, la vita;
    • Elevazione ed espansione della coscienza;
    • Auto-riconoscimento;
    • Meditazione come strumento di collegamento fra due mondi: l’energia e la forma, il cielo e la terra, il “personale” e il “transpersonale”;
    • La ricerca del significato della vita;
    • La comprensione dei nessi causali;
    • La capacità di risuonare, diventare sensibili alla vita supercosciente, cioè percepire e dare “forma” alle energie o potenzialità transpersonali.

     

     

     

     

    LA MEDITAZIONE E L’ARTE DI VIVERE

     

    Il Senso e l’Ordine

     

     

    “In un Granello di Sabbia scorgere un mondo intero

    In un Fiore Selvaggio il Paradiso che verrà

    Nel palmo della mano l’Infinito far prigioniero

    E in un’ora racchiudere l’Eternità.”

    William Blake

     

     

    La nostra essenza, la nostra identità più profonda e vera, è stata paragonata alla potenza e all’energia del nucleo dell’atomo, allo splendore di mille soli, alla bellezza assoluta. È stata chiamata Scintilla Divina, Essere Interiore, Dio Immanente, e rappresentata come una fiamma che manifesta le tre energie di base della vita, a qualsiasi livello dell’esistenza, dal piccolo atomo, all’uomo, al cosmo. Queste tre energie sono: la Volontà (Padre), l’Amore (Madre), la Luce (Spirito Santo, Intelligenza).

     

    Una parola disse il Padre, e questa parola era suo Figlio e questa parola Egli continua a dire nell’eterno silenzio e in silenzio deve essere udita dall’anima.

    S. Giovanni della Croce

     

    La pratica della meditazione è volta a favorire e costruire il contatto con questo nucleo di Vita, presente in ciascuno di noi. Gli effetti della meditazione sono vasti, e molti di questi effetti possono essere osservati con facilità, per esempio quelli relativi al corpo fisico, dove possiamo notare un aumento generale di benessere, di efficienza, la risoluzione spontanea di somatizzazioni, aumento di energia, la regolazione del ritmo sonno-veglia, ecc…

     

    A scopo conoscitivo, sono state compiute moltissime ricerche negli anni scorsi, specie nelle università americane dove a partire dagli anni ’60 sono stati avviati centinaia di studi per indagare e conoscere gli effetti benefici di questa importante pratica.

     

    Altri effetti sono osservabili prestando una attenzione più vigile e raffinata; essi infatti sono decisamente più sottili e può essere pertanto più difficile metterli in relazione con le giuste cause, specie se non conosciamo la costituzione delle energie e delle forze che governano la nostra coscienza.

     

    Le tre energie di base sopra menzionate: Volontà, Amore, Luce, rappresentano altrettanti Principi vitali:

    • La Volontà, il polo maschile, il Padre
    • L’Amore, il polo femminile, la Madre
    • La Luce, il Figlio, la Creatività, l’Intelligenza della Mente

     

    Nella pratica della meditazione, queste energie creatrici, ben presenti negli scritti di ogni tradizione religiosa e laica, così come in ogni aspetto della Vita, si manifestano seguendo un preciso ordine.

     

    Dapprima assistiamo all’affluire della Luce, quella Luce che Dante descrive come “Luce Spiritual piena d’Amore”, la quale illumina e permette di vedere, il processo del graduale diventare consapevoli.

     

    Il poeta Walt Whitman descrive l’esperienza con queste parole: “Luce rara indicibile che illumina la stessa luce.” Il presidente Finney testimonia: “…una luce affatto ineffabile risplendette nella mia anima… questa luce sembrava lo splendore del sole presente in ogni direzione”.

     

    Luce che accende ed attiva la visione e la percezione di una profondità del tutto sconosciuta. Dunque il processo dell’osservare e del vedere. Inizia a questo punto il percorso verso una sempre maggiore consapevolezza dei contenuti presenti nella nostra psiche, delle possibilità che chiedono di essere riconosciute ed uno spazio per essere manifestate. È l’azione della Luce, l’Intelligenza. La Luce altresì illumina l’ombra, rende possibile scorgere ciò che occorre rimuovere dagli angoli bui della nostra casa, il nostro tempio, ci permette di riconsiderare la nostra autoimmagine e ciò che abbiamo creduto essere vero e buono di noi, integrare ciò che era stato rifiutato e negato per poter giungere a ridisegnare la nostra identità, lo stato di completezza e armonizzazione che ne deriva e l’azione futura.

     

    Questa fase può corrispondere ad una sorta di scossa vitale, per l’appunto luminosa, che ci aiuta a mettere a fuoco quei condizionamenti, quegli schemi che abbiamo assorbito passivamente fin dalla nostra nascita e ancor prima. Tali schemi fungono da specchi deformati e deformanti della realtà e della nostra identità, distorcendole. Come conseguenza noi non possiamo affermare di vivere un contatto diretto con la Realtà stessa, poiché essa è assolutamente filtrata da mille idee, schemi, pregiudizi, preconcetti e vissuti condizionanti che ne impediscono l’esperienza diretta. Tuttavia questi condizionamenti sono temporanei, cioè relativi al momento storico nel quale viviamo, e nel quale la nostra coscienza vive, alla cultura del popolo nel quale ci muoviamo, alla famiglia nella quale entriamo a far parte.

     

    Noi non vediamo le cose per quello che sono.

    Noi le vediamo per quel che noi siamo.

    Talmud

     

    Immaginiamo che questi condizionamenti siano come dei veli che avvolgono la Scintilla di Vita, creando dei viluppi che offuscano e distorcono la visione della Realtà, dunque della Vita e delle sue Leggi.

     

    Ecco quindi il primo effetto della Luce: osservare, riconoscere, diventare consapevoli, attraverso una progressiva e graduale ritrazione e uno spostamento nell’Io, al centro della sfera della coscienza. L’Io che inizia attraverso l’auto-osservazione a vedere e diventare consapevole dei contenuti di ciò che osserva, e nei quali fino a quel momento si identificava, acquisisce il potere e la capacità di iniziare a governare su di essi. Noi siamo dominati da tutto ciò con cui ci identifichiamo ma possiamo governare saggiamente su tutti i contenuti da cui ci disidentifichiamo.

     

    Tutto ciò rende possibile l’avvicinamento e la scoperta della Vita in noi che si manifesta attraverso molteplici forme e che ci chiede di dare vita a nuove forme più vere e vive.

    Da creature a creatori.

     

    L’esperienza del vedere può attivare parentesi di crisi derivanti da eventi interni o esterni, ma che vanno senz’altro ricondotte alla loro causa: la Luce stessa. Gli eventi perciò andranno letti ed interpretati con questa chiave di lettura, preziosa e sperimentabile come in un laboratorio vivente dentro di noi. Visione e giusta comprensione creano e danno forma a risposte vitali ed attivano energia nuova.

     

    Attraverso l’assunzione di responsabilità e la possibilità di attribuire a quello che ci accade un senso più ampio e profondo incontriamo una libertà del tutto nuova, creando un ordine laddove prima era solo caos.

     

    Tutto ciò ci permette di realizzare una rapida trasformazione del modo consueto di percepire e cogliere la realtà di noi stessi e della vita. I fatti che consideriamo negativi si possono innanzi tutto relativizzare, ma più di ogni altra cosa impariamo a non vivere passivamente gli eventi, diventando dipendenti o spegnendo l’energia vitale perché incapaci di risposte adeguate. Ogni evento, alla luce della consapevolezza, può essere “agito” e non subito, ed è essenziale la profondità di visione, che ci permette di sapere che esiste un senso, di avvicinarci ad esso e di conoscerlo.

    “Ogni velo sollevato permette alla Luce di splendere”.

     

     

    Monica Bregola

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

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