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    L’Io e il suo cervello

    Dedicato ai miei figli ed a mia moglie che sopportano con amore le mie continue assenze.

    Prof. Luigi Rossi

     

    Quali sono i rapporti fra il cervello, organo materiale che si può pesare, misurare, analizzare e la cui struttura e funzionamento cominciamo a conoscere abbastanza e l’io o, come preferisco chiamarlo da neurofisiologo, l’autocoscienza, entità immateriale e assai difficilmente definibile ed analizzabile.

    La relazione fra mente e cervello costituisce un problema che ha affascinato gli studiosi praticamente da sempre. Già più di 2000 anni fa Aristotele si domandava quale fosse il legame fra la mente ed il corpo ed il problema è tuttora aperto. E’ evidente che se per mente intendiamo “coscienza” e concetti simili il cervello ha un importante legame con la mente. Quando si parla di coscienza sorgono subito due domande: cos’è la coscienza? la coscienza è appannaggio solo della specie umana oppure è scientificamente ammissibile parlare anche di coscienza animale? Secondo Lorenz, Thorpe, Griffin si può affermare che un essere vivente è cosciente quando apparentemente “è mosso da sentimenti e da umori è capace di valutare la sua situazione presente alla luce dell’esperienza passata ed è quindi in grado di compiere azioni appropriate che sono assai più di una stereotipa risposta istintiva.” Secondo questa definizione alcuni animali mostrano un di comportamento che può essere appreso e che include un gran numero di reazioni emotive. Se osserviamo una scimmia chiusa in una stanza nella quale vi sia una scatola ed, appeso al soffitto, un casco di banane ad un’altezza tale da non essere raggiungibile da terra. Vedremo che, dopo un certo tempo passato a “meditare”, l’animale porta la scatola sotto le banane e riesce a prenderle. Non solo, ma, da quel momento, ogni volta che si riproporrà all’animale la stessa situazione vedremo che compirà l’azione senza bisogno di “riflessione”, in altre parole la scimmia ha “appreso” un comportamento ed è in grado di valutare la situazione alla luce dell’esperienza ha quindi “esperienza delle sensazioni”. Nel caso dell’uomo la definizione su citata non sembra, però, sufficiente. L’uomo è infatti dotato di “consapevolezza soggettiva” In altri termini ha una mente “autocosciente” una mente, cioè, che conosce di conoscere, caratteristica questa che abbiamo stabilito essere prerogativa esclusiva della specie umana. Ma come è comparsa della coscienza in un mondo che ne era privo, un mondo di materia ed energia? Si tratta di una domanda con molte risposte, nessuna delle quali pienamente soddisfacente. La spiegazione del materialismo radicale che nega la realtà degli eventi mentali non appare convincente. Penso che debba essere assai imbarazzante sostenere in pubblico una teoria che nega che i suoi stessi sostenitori abbiano un’esperienza e delle convinzioni consapevoli. Altrettanto poco convincente appare essere la teoria opposta: quella del panpsichismo di Teilhard de Chardin, Rensch, Birch che evita il problema affermando l’esistenza di una protocoscienza in tutta la materia elettroni compresi. Secondo me non ci resta che concludere con Popper che “l’emergere della coscienza nel mondo animale è un mistero grande forse quanto l’origine della vita stessa. Tuttavia si deve presumere, nonostante l’impenetrabile difficoltà, che sia un prodotto dell’evoluzione, della selezione naturale” La comparsa della mente autocosciente è comunque un evento straordinario e la sua eccezionalità è espressa a mio avviso in modo ottimale da Dobzhansky che così scrive: “La consapevolezza di sé è, quindi, una delle caratteristiche fondamentali, forse la più fondamentale, della specie umana. Questa speciale qualità è una novità evolutiva; le specie biologiche dalle quali l’umanità discende avevano soltanto rudimenti di consapevolezza di sé, o forse ne mancavano del tutto. L’autoconsapevolezza, però, ha portato con sé tetri compagni, la paura, l’ansia, la consapevolezza della morte. ……. L’uomo è oppresso dalla consapevolezza della morte. Un essere che sa di dover morire nacque da antenati che non lo sapevano.”

    Dopo questa breve premessa, cercherò di riferirvi, con una terminologia meno tecnica possibile quanto sappiamo a tutt’oggi sulle funzioni del cervello umano e sulle sue probabili connessioni con l’autocoscienza. In biologia per comprendere le funzioni di un qualsiasi meccanismo è spesso molto utile studiarlo in situazioni di disturbo. In questo modo, studiando i deficit conseguenti, nell’uomo, a danni accidentali o, nell’animale in seguito a lesioni sperimentali, si sono chiarite le funzioni di molte aree cerebrali.

    Quello che vedete è un cervello umano in sezione longitudinale. Per lo scopo che mi propongo non è necessario addentrarsi in complesse descrizioni. E’ sufficiente ricordare che il cervello dell’uomo è composto da due emisferi separati, ma connessi tra loro da una formazione, detta corpo calloso, attraverso la quale i due emisferi, per così dire, si parlano in continuazione. Infatti il corpo calloso, composto da circa 200 milioni di fibre, connette quasi tutte le aree di un emisfero con quelle omologhe dell’altro. La sezione totale del corpo calloso è stata effettuata su pazienti che presentavano forme gravissime di epilessia non altrimenti dominabile. L’intervento consiste nella resezione del corpo calloso e delle commessure anteriori ed ippocampali. Il corpo calloso. Poiché restano integre tutte sia le vie di comunicazione da e verso i livelli più bassi e le connessioni a questi livelli (diencefalo, mesencefalo) i due emisferi mostrano lo stesso ciclo sonno-veglia e rimane integra l’integrazione dei movimenti posturali ed automatici del corpo e degli arti e pertanto questi pazienti possono stare in piedi, camminare e nuotare normalmente.

    La maggior parte delle vie che vanno dal cervello al resto del corpo (efferenti) o portano informazioni dalla periferia al cervello (afferenti) sono crociate: in particolare l’emisfero cerebrale sinistro riceva le immagini provenienti dalle due metà di destra del campo visivo di entrambi gli occhi e viceversa per l’emisfero di destra. Anche le vie motorie e sensitive sono crociate. Sperry ed i suoi collaboratori hanno studiato per anni 8 di questi pazienti, tutti destrimani, i cui centri del linguaggio si trovavano cioè nell’emisfero sinistro, che per tale motivo è stato chiamato dominante, con metodiche estremamente raffinate che permettevano di esaminare separatamente le funzioni dei due emisferi. I controlli post-operatori hanno evidenziato che la consapevolezza dell’individualità psichica che il soggetto aveva prima dell’intervento era stata mantenuta, l’io cosciente dimostra di avere un buon ricordo delle esperienze precedenti l’intervento ed i parenti e gli amici riferiscono che il linguaggio non appare disturbato in modo rilevante.

    La scoperta stupefacente è consistita nell’aver evidenziato l’esclusività e l’unicità dell’emisfero dominate in relazione all’esperienza cosciente, ma al prezzo dell’inconsapevolezza di tutto ciò che si verifica nell’emisfero non dominante (minore). Nonostante ciò l’emisfero minore continua ad operare come un vero e proprio cervello, manifestando una raffinata abilità nella stereognosi (facoltà di percepire la forma e la natura degli oggetti mediante il tatto) e nel riconoscimento e nella riproduzione di schemi, però tutto quanto avviene in quest’emisfero non fornisce esperienze coscienti al paziente: ad esempio tutta l’attività stereognosica programmata per la mano sinistra, quindi dall’emisfero destro, avviene completamente all’insaputa del soggetto, che l’osserva con fastidio e sorpresa. Nonostante ciò l’attività della mano sinistra in questo settore è notevolmente migliore di quella della mano destra. Il soggetto, ad esempio, non è in grado di costruire con la mano destra un semplice disegno geometrico assemblando dei cubi colorati, compito che invece viene eseguito rapidamente ed esattamente con la mano sinistra. La mano sinistra è inoltre altrettanto abile nel riconoscimento e nella capacità di ricordare uno schema tattile. Per altri aspetti, invece, l’emisfero minore mostra notevoli mostra notevoli limitazioni, oltre a quelle linguistiche, prevedibili perché manca dei centri del linguaggio, si rilevano deficit relativi alla capacità di calcolo e di ideazione. Quest’emisfero conserva comunque una limitata capacità di lettura. Ad esempio i nomi di oggetti fatti balenare nell’emicampo sinistro vengono trasmessi e riconosciuti dall’emisfero destro: infatti il soggetto può riconoscerli con il tatto usando la mano sinistra, ma non è capace né di nominarli né di rintracciarli con la destra. Si può concludere, quindi, che l’emisfero minore possiede una corretta capacità di riconoscimento dei nomi comuni al punto da poter programmare correttamente l’uso della mano sinistra e questo avviene anche se i nomi invece che mostrati su cartelli vengono pronunciati. Questa capacità è però molto limitata: infatti se invece di nomi comuni si proiettano verbi esso non è capace di riconoscerli. Molto schematicamente possiamo dire che l’emisfero dominante controlla quasi completamente le attività relative al linguaggio verbale, alla scrittura ed al calcolo, mentre l’emisfero minore mostra migliori capacità di controllo per le funzioni spaziali e l’ideazione non verbale. Nel soggetto commissurotomizzato è l’emisfero dominante quello con cui di solito si comunica e che ha un ruolo più energico ed attivo anche nel controllo del sistema motorio. Secondo Sperry “l’emisfero minore, muto sembra che sia trasportato pressappoco come un passeggero passivo e silenzioso che lascia il controllo del comportamento principalmente all’emisfero sinistro. Perciò la natura e la qualità del mondo mentale interiore dell’emisfero destro resta relativamente inaccessibile all’indagine, richiedendo speciali misure di controllo per quanto riguarda le forme di espressione non verbali.” Nonostante ciò Sperry considera l’emisfero minore come: “un sistema cosciente a pieno titolo, che percepisce, pensa, ricorda, ragiona, vuole e prova emozioni, tutto ad un livello caratteristicamente umano, tanto che l’emisfero sinistro ed il destro possono essere coscienti simultaneamente in esperienze mentali differenti e persino reciprocamente in conflitto, che procedono in parallelo. Benché essenzialmente muto ed in generale inferiore in tutte le attività che richiedono il linguaggio ed il ragionamento linguistico o matematico è superiore in certi tipi di compiti quali tutte le funzioni non linguistiche e non matematiche.” In teoria potremmo immaginare una situazione in cui la mano sinistra, controllata dall’emisfero minore, afferri una pistola e prema il grilletto uccidendo un uomo, senza che l’emisfero maggiore ne sia minimamente cosciente, il che porrebbe degli ipotetici giudici di fronte ad un bel rompicapo circa l’identità dell’assassino.

    Interessante è il fatto che alcune reazioni emozionali possono essere in qualche misura trasferite dall’emisfero minore al dominante. Se si mostra all’emisfero minore una fotografia di una donna nuda o di un immagine terrificante, nel primo caso il soggetto prova una vaga sensazione di vergogna, mentre nel secondo caso esperisce una sensazione di paura, senza essere, però, in grado di dare una spiegazione di queste sue sensazioni.

    In conclusione le funzioni dei due emisferi possono essere riassunte come nello schema seguente.

    EMISFERO DOMINANTE

    EMISFERO MINORE

    Collegamento con la coscienza

    Verbale

    Ideativo

    Somiglianze concettuali

    Analisi temporale

    Analisi dei dettagli

    Aritmetico

    Nessun collegamento apparente

    Quasi non verbale

    Musicale

    Senso figurativo e configurazionale

    Somiglianze visive

    Olistico – Immagini

    Geometrico e spaziale

     

    Per concludere vorrei portare alla vostra attenzione il seguente interrogativo.

    Se noi esseri umani con il cervello integro, dotati di cervelli gemelli, siamo veramente composti di due persone, chi sono io?

     

    Vi sono poi degli interrogativi che riguardano il nostro posto nella natura, in particolare in relazioni alle altre specie della famiglia biologica alla quale apparteniamo ed ai quali vi prego di pensare dopo aver osservato attentamente le immagini che vi propongo.

     

     

     

     

    Siamo veramente tanto diversi a livello di coscienza?

     

    Siamo proprio sicuri che la famiglia di gorilla non sia dotata di auto coscienza? Oppure siamo solo incapaci di comunicare?

     

    L’autocoscienza è veramente comparsa su un solo ramo dell’albero evolutivo?

     

    14 febbraio 1997

     

    Luigi Rossi – R\ L\ La Fenice

     

    Or\ di Pieve a Nievole

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