di Purusha e Nemo
Carissimi Fratelli,
queste brevi note intendono soffermare la vostra attenzione su alcuni elementi della Tavola di Tracciamento, in modo da dare spunto ai ricercatori più capaci di noi verso ulteriori riflessioni. La Tavola di Tracciamento è il principale mezzo meditativo sul quale concentrare l’attenzione in Loggia, è il Mandala che fissa la possibilità di discernere tra intuizione e razionalità. Riteniamo inoltre che, al pari di altri mandala, la Tavola contenga in sé sia uno strumento di meditazione che l’indicazione di un percorso verso i più elevati stati di coscienza.
L’Arte Regia insegna infatti un processo di trasmutazione che conduce l’iniziato dalla condizione individuale a quella ‘impersonale’ di realizzazione della ‘Grande Opera’, ossia di Reintegrazione nella Volontà Divina e nelle proprie Potenze e Virtù creaturali. Il percorso comincia dall’Opera al Nero, opera lunga e faticosa che non finisce mai, nella quale si fa macerare la Materia grezza ovvero la Pietra grezza, e che corrisponde al grado di Apprendista Ammesso.
- Solve.
“Lasciatemi dapprima richiamare la vostra attenzione sulla forma della Loggia, che è un parallelepipedo, lungo dall’Est all’Ovest, largo dal Nord al Sud, profondo dalla superficie della terra al centro, ed alto fino ai Cieli. La ragione per cui una Loggia di Massoni è descritta di queste vaste dimensioni è dimostrare l’universalità nella scienza”[1]. Per i Massoni vale dunque il detto antico Homo sVm et nihil hVmanVm a me alienVm pVto[2]: la Massoneria è universale perché universale è il suo oggetto, ossia la Vera Scienza o Gnosi.
Non crediate, carissimi Fratelli, che si possa essere Massoni solo quando si viene in Loggia: o lo si è sempre, sia pure tra mille esitazioni e passi falsi, oppure non lo si è mai. In una Società di “perfettibili” quali noi siamo, l’errore è sempre possibile a prescindere dal grado e dalla carica, ma non dobbiamo per questo scoraggiarci. Molto più grave è la condizione degli pseudo-iniziati (come li chiamava Guenon), che partecipano alle tornate con un approccio svagato e distante, nell’attesa dell’agape successiva; ovvero ancora dei contro-iniziati, che entrano in Massoneria per fini settari ed egoistici, cercando unicamente una consorteria in cui possibilmente esercitare un “potere”. Il numero 4, oltre che nei Segni Cardinali, ricorre almeno un’altra volta nella Spiegazione: “Dagli angoli della Loggia pendono quattro frange, a ricordarci delle quattro Virtù Cardinali: la Temperanza, la Forza, la Prudenza e la Giustizia”. Sul punto torneremo.
Così prosegue, in chiave ternaria, la spiegazione della Tavola: “Le nostre Logge sono sostenute da tre grandi Pilastri, che si chiamano Saggezza, Forza e Bellezza. Saggezza per dirigerci in tutti i nostri propositi, Forza, per sostenerci in ogni pericolo e difficoltà, e Bellezza per adornare il cuore dell’uomo. Essi rappresentano: Re Salomone, Hiram Re di Tiro, e Hiram Abif: Re Salomone per la sua saggezza nel costruire e dedicare il Tempio di Gerusalemme al servizio divino; Hiram Re di Tiro per la sua forza nel sostenerlo con uomini e materiali; Hiram Abif per il suo ingegnoso e magistrale lavoro nell’abbellire ed adornare la struttura”.
Ed ancora: “La copertura di una Loggia di Massoni è un baldacchino di diversi colori, che arriva fino ai Cieli. Noi speriamo di arrivare in cima con l’aiuto di una scala, chiamata nelle Scritture la Scala di Giacobbe. Questa scala ha tanti gradini da comprendere tutte le morali virtù, ma tre sono le principali: Fede, Speranza e Carità. Fede nel GADU; Speranza nella salvezza; e Carità verso ogni persona. Questa scala poggia sul Volume della Legge Sacra, perché le dottrine contenute in questo Santo Libro ci insegnano a credere che la Divina Provvidenza distribuisce largamente i suoi doni: e questa dottrina rafforza la nostra Fede e ci permette di ascendere il primo gradino. Perciò la Fede naturalmente crea in noi una Speranza di partecipare alle beate promesse in quel Libro contenute: questa Speranza ci permette di ascendere il secondo gradino. Ma la terza ed ultima, la Carità, comprende tutto”.
La Loggia si regge dunque sulle tre massime virtù massoniche Forza Saggezza e Bellezza[3], mentre il cammino sulla Scala[4] è scandito dalle tre Virtù Teologali: il Massone deve quindi incarnare (in senso letterale) le figure che rappresentano queste virtù, se vuole seriamente percorrere la Via. Non sottolineeremo mai abbastanza il fatto che questo processo debba avvenire “con un fuoco lento e continuo”, in ogni situazione della nostra vita.
Anche il binario ha grande rilevanza nella Tavola, rappresentato nel Pavimento a scacchi come nei corpi celesti solare e lunare: questi ultimi trovano una composizione nella misteriosa Stella Fiammeggiante. Pochi notano però che c’è un altro elemento duale: “In ogni Loggia regolare, ben formata e debitamente costituita, c’è un punto all’interno di un cerchio intorno al quale i Fratelli non possono errare. Questo cerchio è limitato fra Nord e Sud da due grandi linee parallele, la prima rappresentante Mosè e l’altra il Re Salomone; sulla parte superiore del cerchio poggia il Volume della Legge Sacra aperto, a sostenere la Scala di Giacobbe, e se noi ci convertiamo a quel Sacro Libro e aderiamo alle sue dottrine come quelle due Grandi Parallele, essa ci condurrà a Colui che non ingannerà, né si lascerà ingannare. Passando attorno a questo cerchio noi dobbiamo di necessità toccare ambedue queste linee parallele, come pure il Volume della Legge Sacra: e finché un Massone si mantiene così circoscritto è impossibile che sbagli”.
Quanto alle due parallele, altri studiosi vi vedono i due San Giovanni ed i due solstizi, i quali “rappresentano le forze opposte della natura, che mantengono l’Eternità stessa nello stato più perfetto di equilibrio; queste linee rappresentano anche le alternanze di Bene e Male, Luce e Tenebre, di uomo e donna, Spirito e Materia, ecc. ecc., opposizioni che sono essenziali per stabilire, su tutta la creazione, la Legge divina di armonia universale, rappresentata in tempi antichi dalla lira di Orfeo, e nell’era cristiana dalla Bibbia, che corona tutto il simbolo”[5]. Anche qui si fa dunque riferimento ad un elemento riequilibrante, che non a caso è assente nel caso del Pavimento a scacchi: l’universo manifestato infatti esiste a causa ed in funzione degli opposti, e non è possibile eliminarli senza far implodere la manifestazione. Il percorso della prevaricazione adamitica è stato l’inverso: il desiderio di conoscere gli opposti ha rinchiuso l’Uomo-Dio nella dualità di maya.
L’Unità è invece rappresentata sia dalla Stella Fiammeggiante (sulla quale è d’uopo tacere) che dal “punto all’interno di un cerchio”, sul quale ci concederemo un piccolo “sforamento”. Il riferirsi ad un Cerchio, e ancor di più ad un Centro, nell’ambito del quale dobbiamo rimanere confinati al fine di non errare, ci ricorda la necessità di giungere ad una conoscenza di sé (o meglio ad una coscienza del Sé), tale da poter giungere al nostro proprio Centro. Questo non significa affatto rimanere confinati e concentrati solo su noi stessi e le proprie priorità, impassibili alle necessità del prossimo. Dobbiamo anzi metterci su un percorso che dopo averci portato alla consapevolezza di noi stessi, ci consente di esercitare la Carità (Agape) verso il nostro prossimo.
Secondo certi studiosi “Il punto in un cerchio rappresenta il principio nei suoi sviluppi, Dio nell’eternità, ecc. Nel regno umano, il punto, o principio, è l’individuo e il cerchio, o lo sviluppo, rappresenta l’umanità. Nel regno intellettuale il Punto rappresenta la Scienza assoluta, il Cerchio, le teorie scientifiche, i sistemi e le Scuole. […] Infine, il punto è la causa, il Primo Mobile, il cerchio è l’effetto, la conseguenza”[6]. Il GADU è dunque “Centro ovunque, circonferenza da nessuna parte” come insegnano gli yogi.
- Coagula.
La progressione involutiva 4-3-2-1 è in effetti ciclica, dacchè 10 è la somma di 1+2+3+4 e contemporaneamente è anche uguale all’Unità di partenza (1+0=10). Da qui discende il detto Bruniano “profonda magia è trarre il contrario dopo aver trovato il punto d’unione”. Soprattutto, la tavola di tracciamento si presta ad una lettura ermetica particolarmente utile alla nostra riflessione – ed alla nostra operazione. Rileviamo infatti che gli alchimisti cominciarono i loro lavori scoprendo le qualità dei quattro elementi (Acqua, Aria, Fuoco, Terra), ritenuti, fin dai pre-socratici, elementi basilari della creazione. Ad essi corrispondono le quattro qualità dell’Umido, del Caldo, del Secco, del Freddo, ovvero i quattro temperamenti flemmatico, sanguigno, bilioso e melanconico.
Gli alchimisti convennero poi che gli elementi erano formati dai Tre Principi universali Zolfo, Sale e Mercurio. Al di sopra vi erano l’Oro filosofico (Sole) e l’Argento filosofico (Luna). Come si vede, in questo schema ritroviamo esattamente i simboli della Tavola, tenendo presente che la Luna (la sephira Binah) corrisponde all’emisfero sinistro del cervello – quello razionale, che come la Luna “riflette” – ed è dunque l’Intelligenza. Invece il Sole rappresenta l’emisfero destro (Hokmah), quello dell’intuzione, della Saggezza che oltrepassa il dato razionale[7]. Sopra Sole e Luna troviamo la Pietra Filosofale[8], il cui simbolo racchiude i 4 elementi (e di nuovo 1 = 4 = 10). Ma a che ci serve questa speculazione sulla tetraktys alchemica, oltre che a dimostrare che essa – come insegnava Pitagora – “compendia l’Universo”?
Una traccia ce la dà R. Ambelain: “Questa via materiale e sperimentale si rivelava, dunque, una via trascendentale e spirituale quando ai quattro elementi di partenza, si facevano corrispondere le Quattro Virtù Cardinali dell’antica Scolastica: il Fuoco corrisponde alla Forza, l’Aria corrisponde alla Giustizia, l’Acqua corrisponde alla Temperanza e la Terra corrisponde alla Prudenza. Ai tre Principi sorti da quei quattro Elementi corrispondevano le Tre Virtù Teologali, e dunque: allo Zolfo corrisponde la Fede, al Mercurio corrisponde la Speranza, al Sale corrisponde la Carità. Ai due Metalli Filosofici, Argento ed Oro dei Saggi, nati dalla coagulazione dei tre Principi Zolfo, Mercurio e Sale, corrispondevano allora le Due Virtù Sublimali: il Mercurio dei Saggi corrisponde alla Intelligenza, lo Zolfo dei Saggi corrisponde alla Saggezza […] Dette virtù essenziali, in numero di nove corrispondono ad Entità Spirituali legate al Piano Divino. Come le Idee-Eterne di Platone”[9].
Essendo il primo un grado di putrefazione e “mortificazione” (attenzione all’etimologia del termine), questo scrittore ce ne suggerisce anche le modalità: “Come l’Universo e l’influsso degli Astri irradiano secondo disegni e cicli ben determinati l’Evoluzione dell’Opera Ermetica, così, nel “cielo interiore”, l’Aspirante vedrà lo svolgersi di una successione di “stagioni” simboliche. Alla “stagione mistica” di ogni Virtù Cardinale, corrisponderà dunque una stagione terrestre, un Elemento, un Temperamento, un Modo Ascetico ed un aspetto del Tetramorfo Divino con l’Arcangelo corrispondente:
Apostolo |
Virtù Cardinale |
Stagione |
Ascesi |
Elemento |
Arcangelo |
Luca |
Prudenza |
Autunno |
Silenzio |
Terra |
Uriel |
Matteo |
Temperanza |
Inverno |
Solitudine |
Acqua |
Gabriel |
Giovanni |
Giustizia |
Primavera |
Digiuno |
Aria |
Raphael |
Marco |
Forza |
Estate |
Veglia |
Fuoco |
Michael |
Si ritrovano queste quattro mortificazioni tanto nel Cristianesimo, che nel Buddismo e nell’Islamismo. In particolare, nella Sfinge con la sua tetralogia ben nota agli Occultisti (SAPERE- Acqua, VOLERE-Aria, OSARE-Fuoco, TACERE-Terra) che corrispondono ai quattro elementi, disposti esattamente come nella base della Tetractys Ermetica”.
Silenzio, solitudine, digiuno, veglia, avranno invero aspetti diversi se approcciati in modo occidentale oppure orientale dagli esseri umani. Oseremmo però dire che la differenza tra le tradizioni citate, si limita alle modalità con cui metterle in pratica, essendo molto più numerosi gli elementi in comune. Che cosa sono infatti queste mortificazioni se non un “mezzo” di realizzazione? Tutte si ricollegano al medesimo scopo importante che è anche alla base della meditazione; si potrebbe parlare in proposito di strumenti che incoraggiano e rafforzano il nostro intento spirituale, e paradossalmente le mortificazioni possono riservare soddisfazioni ben più appaganti e solide dei piaceri sensuali cui si è rinunciato.
- Solve.
Nelle prime Logge la Tavola di tracciamento era appunto tracciata col gesso sul pavimento della Loggia (spesso si trattava di una taverna!) e cancellata con lo straccio dagli Apprendisti a fine tornata[10]. In tutte le tradizioni del resto il cerchio o il quadrato magico si traccia per terra (discesa agli Inferi per risalire ai Cieli) con un gesso o con una polvere bianca[11], delimitando così lo spazio Sacro. Dall’Africa all’Asia, questo Gesto si compie utilizzando una metodologia comune: è anche da questi esempi che emerge la potenza e la valenza della Sophia Perennis…
Questa circostanza ha poi altre valenze simboliche essenziali. L’Opera alchemica si può rassumere in un solve, in un coagula e in un solve. Al termine del processo, anche il simbolo intorno al quale abbiamo coagulato il nostro modo di essere, la nostra struttura mentale, così come i nostri comportamenti, deve essere disciolto. Carissimi fratelli, è dal più profondo del cuore ed in adempimento del nostro dovere di MV, che vi invitiamo a passare attraverso il simbolo, e poi ad oltrepassarlo.
L’impetrante che bussa alla porta del Tempio diviene Apprendista, e grazie alla riflessione sulle parole dei Maestri comincia la sua catarsi, liberandosi di quel ciarpame ideologico con cui il serpente astrale (cioè le forze imprigionanti del mondo materiale e profano) lo ha privato della sua capacità di discernimento tra ciò che è Reale e ciò che non lo è. Questo è il primo solve: la fase che Socrate definiva l’ironia. Nei gradi successivi il Massone “prende confidenza col mezzo”, studia, riflette: pian piano comincia a crearsi una sua personale concezione, che sovente è ineffabile e pertanto incomunicabile. Ecco il coagulo, la maieutica socratica, la sistematizzazione di ciò che prima era inspiegabile. L’universo, grazie alla Santa Gnosi, acquista un senso ed una direzione.
C’è però un rischio, il cui avverarsi sarebbe fatale. Il rischio di rimanere intrappolati nel piccolo guscio che ci siamo fabbricati, nelle pratiche rituali che con zelo abbiamo affinato, nelle idee che sono scaturite dalle nostre esperienze e dalle nostre letture e rispetto alle quali possiamo nutrire un sentimento di orgoglio. La razionalità è fondata su un ragionamento dimostrativo, una costruzione della mente (che come lo stesso termine afferma: mente) e ci allontana dall’intuizione che dovrebbe essere quella conoscenza che non ha bisogno di ragionamento, attraverso la quale si coglie la “vera essenza dell’Essere”. Su questo occorre porre la massima attenzione, poiché non è soltanto mettendo in pratica formule acquisite attraverso qualche manuale che si giunge al perfezionamento spirituale. Lo stesso Siddharta affermava che gli uomini di studio non sarebbero mai arrivati all’illuminazione.
Tutti questi oggetti, in sé e per sé, valgono zero. Come il girello per l’infante, o le stampelle del convalescente, tutto questo va abbandonato nel momento in cui ha raggiunto lo scopo di aiutarci a far sparire la nostra inabilità o infermità[12]. Altrimenti, carissimi Fratelli, rischiamo di rimanervi intrappolati, quando invece ci sono più cose in Cielo ed in Terra che nella nostra filosofia. Come insegna Shankara: “La celebrazione di riti e il compimento di buone azioni non possono distruggere l’ignoranza, poiché non sono i suoi opposti. Solo la conoscenza distrugge l’ignoranza, come la luce distrugge le tenebre”[13].
È necessario un ultimo, eroico solve, per far sorgere il Sole di mezzanotte, per vederci ri-velare la natura di Osiride. La Gnosi è solo tendenziale, ma non è possibile per la creatura “vedere in faccia Dio e vivere” [14]. Questa è la consapevolezza raggiunta la quale – superando il divino Pitagora – noi sacrificheremo volentieri non cento buoi, ma il nostro stesso io. A quel punto ci si deve mettere in sonno dalla Massoneria? No, carissimi Fratelli: nella felicissima eventualità che si riesca nell’impresa (e non è il nostro caso) è doveroso aiutare chi non è ancora adepto, nelle forme e nei modi che ciascuno riterrà opportuni. L’iniziato, attraverso i mezzi che gli sono stati messi a disposizione, dovrà dunque fare un percorso dove la razionalità lascerà campo all’intuizione al fine di comprendere il “Reale”; fatto questo, consapevole di questo, sarà in grado di utilizzare anche la razionalità in modo efficace al proprio perfezionamento e in condizione di aiutare altri a perseguirlo: “solve – coagula – solve”.
È dunque inutile la ritualità, la meditazione, lo studio? Nossignore. Sono travagli necessari ad individui perfettibili quali noi siamo: persino il Cristo ha ricevuto – almeno – una iniziazione. Dalle acque del Giordano è infatti iniziata la sua predicazione della buona novella. Queste angosce, travagli della mente, trasformate alchemicamente in Virtù da ogni Uomo Puro sono la via della realizzazione. Detto procedimento è la famosa Jihad dell’islam; una battaglia interiore per una corretta visione delle passioni, delle tentazioni, degli attaccamenti che, se rettificati, diventano anche esse un mezzo per esternare le Virtù elencate da Ambelain.
Affrontate dunque le pratiche iniziatiche con serietà, ma come per gioco; fate le cose col massimo impegno, ma restando distaccati; amate senza riserve, ma senza ansie di possesso. E un giorno, chiamati alla pesatura del Cuore, potrete dire senza tremare: “SONO PURO”. Ai pronti il realizzare.
- Mandala.
La tetraktys alchemica (attribuita a Fulcanelli) Versione alternativa della Tavola di Tracciamento
Tavola di Tracciamento di primo grado
[1] W. Preston, Illustrations of Masonry.
[2] “Sono un uomo e nulla di ciò che è umano mi è estraneo” (Terenzio).
[3] Nello scozzesismo rappresentate da Ercole, Minerva e Venere.
[4] La Scala di Giacobbe meriterebbe una intera monografia, soprattutto per la circostanza che essa presenta 72 gradini, analoghi ai 72 angeli della tradizione cabalistica.
[5] Da un Rituale Martinista del 1913.
[6] Ibidem.
[7] Alcune tradizioni invertono gli attributi associati al Sole e alla Luna. Ricordiamo però che spesso le simbologie, calate nel mondo dualistico, sono talvolta apparentemente opposte ma sempre complementari.
[8] Sopra la conoscenza razionale e quella intuitiva vi è la conoscenza per identità, la vera Gnosi.
[9] R. Ambelain, Alchimia spirituale. Segnalo che questo libriccino indica una serie di pratiche da eseguirsi nel corso dell’anno solare, onde fortificare queste virtù.
[10] Stesso destino tocca ai mandala orientali.
[11] L’uso del bianco (non solo per tracciare lo spazio: in certe culture il mago/sciamano si tinge anche il corpo di questo colore) è simbolo per eccellenza di purezza, e nel voodoo come nelle varie religioni animistiche di origine africana richiama anche il mondo degli spiriti. È appunto il colore bianco che predispone l’animo dell’adepto ai lavori che si stanno per compiere: per indagare nei nostri Cieli si deve essere “più spirito che carne”.
[12] Come diceva Kremmerz: “Il mago comincia e finisce la sua opera senza strumenti”.
[13] Shankara, Atmabodha.
[14] La massima va integrata con la Nuova Legge: “Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio” (Mt 5,8).