Esonet

    La Psicosintesi

     

     Assagioli uovo02

     

    L’essere umano è una locanda

    ogni mattina arriva qualcuno di nuovo.

    Rumi

    Accade talvolta che a far scattare la molla della crisi sia proprio questa sorta di inevitabilità ripetitiva, come una condanna, spesso vissuta come una prigionia che nasce dalle nostre stesse scelte. Ma queste scelte, attraverso cui abbiamo costruito la nostra vita, erano davvero “nostre?”. Oppure la difficoltà è scatenata da un evento grave come una malattia. Spesso all’apice di una crisi giunge il momento in cui l’opportunità che ci viene offerta è quella di interrogarci, di andare a fondo nella duplice ricerca di dare un senso a ciò che accade in noi e cercare di intonarci e di renderci risonanti nei confronti di ciò che nella profondità dell’essere ha vita, di dare forma a qualcosa di nuovo che percepiamo, seppure indefinito, ma che in realtà è profondamente vero e vitale.

    Nasce così un’esigenza, un imperativo etico, un desiderio esistenziale: cercare, svelare, scoprire, dar voce e forma a questo qualcosa di nuovo: dare Vita alla Vita.

    La domanda che si affaccia allora alla nostra mente è: “Chi sono io veramente?”

    È curiosa la rapidità con cui ci identifichiamo ora con questo ora con quell’elemento interno che ha caratteristiche sue proprie, che si colora di pensieri, di emozioni, modi di vedere se stesso e il mondo.

    Le varie parti chiedono e lottano per avere spazio e voce nel campo della nostra coscienza ed essa viene occupata via via – e spesso invasa – da tali personaggi senza che ve ne sia consapevolezza né possibilità di saggio governo. Questi elementi interni sono stati definiti da Assagioli, padre della psicosintesi – che nel secolo scorso ha delineato il modello di sviluppo dell’uomo sano alla ricerca di identità, senso e interezza – subpersonalità ed egli le descrive come: “Insieme di sentimenti, atteggiamenti, rapporti e comportamenti diversi, risultanti dalla combinazione di fenomeni emotivi e mentali, che mettono in moto la realizzazione dei loro scopi al di fuori della nostra coscienza, e indipendentemente da, e perfino contro, la nostra volontà. Alcune corrispondono ai vari ruoli o funzioni che dobbiamo svolgere nella vita. In pratica agiscono come esseri differenti con caratteristiche diverse e anche opposte, tuttavia è possibile coordinarle in una unità superiore. Bisogna riconoscerle, non identificarcisi; il secondo compito è quello di utilizzarle opportunamente, il terzo di modificarle e plasmarle”.

    Se ascoltiamo e osserviamo con attenzione questo fluttuare di elementi possiamo scoprire, o meglio, risvegliare in noi “il centro”, l’esperienza profonda dell’Io, ciò che permane al di là delle mutevoli correnti, variazioni interne e degli elementi contrastanti della psiche ai quali spesso è difficoltoso sottrarsi. Nasce l’osservatore. L’Io che osserva se stesso.

    Il principio attivo permanente, vera sostanza del nostro essere, il vero Io o Sé di cui l’io quale si manifesta nella coscienza ordinaria è un riflesso proiettato nello spazio e nel tempo. Unico e universale insieme: universale in quanto spirito, in quanto possibilità di infinita effusione col Tutto, unico nella sua essenziale e insopprimibile centralità.

    Questo Io va interpretato come un Centro permanente di consapevolezza, di pura energia, il vero Sé dell’uomo, la sua reale Identità. L’Io è Realtà.

    Ognuno di noi può e deve fare, del materiale vivente della sua personalità, non importa se argilla, marmo o oro, un oggetto di bellezza, attraverso cui possa manifestarsi adeguatamente il suo Sé transpersonale.” (Roberto Assagioli)

    Mentre in primo piano, dunque, viviamo secondo i cliché, le scelte imposte dallo status, quelle imposte dalla propria autoimmagine, dai ruoli sociali, ecc… sullo sfondo appare, delicata ma possibile, la Bellezza, appena percepita, l’ampiezza di un respiro che assapora un nuovo spazio, la leggerezza che nasce dall’imparare l’arte di vivere attraverso una profonda conoscenza di sé e la gioiosa possibilità di assunzione della responsabilità della propria vita.

    Gradualmente ecco l’inversione: i contenuti presenti in primo piano scivolano sullo sfondo, mentre in primo piano appaiono alla luce di una nuova e più chiara consapevolezza le potenzialità che affiorano ormai con forza. Progressivamente assistiamo alla trasformazione di noi stessi, della nostra identità, della nostra vita, attraverso scelte più consone e intonate con ciò che siamo, risonanti armoniosamente a ciò che si offre al nostro sguardo e al nostro cuore: la Vita.

    Creare, dunque, la capacità di osare vivere, osare scegliere per fare di ogni giorno un’Opera d’Arte

    Adattamento sociale o Creatività Esistenziale?

    La Creatività trasmuta la coscienza dell’uomo

    dagli abissi alle alture luminose dell’Infinito.

    Agni Yoga

    Le persone creative hanno un pensiero avventuroso

    con innovative idee e nuovi concetti

                 che rielaborano e rinnovano forme ed assunti capi-saldi del pensiero logico.”

    (Rilke)

    L’abilità a dare risposte vitali, innovative, libere da basi condizionanti ristrette, l’affermazione di una visione della vita che trascende ciò che è effimero, transitorio e relativo, e la conseguente azione che ne deriva può essere descritta come Creatività.

    I valori e i modelli di vita, il passato, le esperienze e gli eventi, hanno condizionato la capacità soggettiva a dare quasi esclusivamente risposte automatiche alle sfide e agli eventi della vita.

    Nascita e morte ad esempio possono essere momenti della vita vissuti in modo soggettivamente molto diverso e una visione univoca non è valida per tutte le culture. Parliamo qui di un processo di condizionamento al quale nessuno può sottrarsi. Seppure necessario nelle varie fasi di sviluppo della vita – quando l’essere umano deve incontrare e adattarsi all’ambiente familiare in cui impara progressivamente a orientarsi, a tessere relazioni, a vivere, per poi passare all’ambiente sociale, al contesto culturale e storico del suo tempo nel quale si trova a fare esperienza – spesso queste “condizioni” plasmatrici della coscienza vengono assorbite e riprodotte in automatico, senza che un intervento interno le possa rivedere, ridefinire e ridisegnare da un “centro”.

    È possibile definire l’azione creativa?

    Potremmo dire che la creatività è un impulso a “rendere nuove tutte le cose”, a far nascere in ogni attimo pensieri nuovi, azioni nuove, parole vive. È sottrarsi alla consuetudine dei gesti, dei gusti, dei modi di pensare stereotipati, della visione della vita che abbiamo introiettato e mai più rimessa in discussione. È uscire dal sonno del nostro quotidiano ripetitivo esistere.

    In genere l’uomo vive orientando le proprie scelte di vita secondo codici prestabiliti, o valori condizionati. Krishnamurti direbbe che non vive una vita “presente” a se stesso, ma una vita già nata nel passato, e che affonda le sue radici nel passato, mettendo in moto il già conosciuto, “riproducendo” cioè modelli passati. Riprodurre situazioni già sperimentate, attivando schemi di comportamento e di pensiero, è l’opposto di una azione creativa. In uno stato di coscienza ordinario la vita consta di una serie di reazioni meccaniche determinate da un condizionamento, non esiste quindi una capacità di guidare e di orientare le scelte grazie ad uno stato di effettiva consapevolezza.

    L’idea fondamentale è che a questo livello siamo come “addormentati”. Viviamo sognando, ipnotizzati, come automi. Possiamo dire che a questo livello ciò che siamo in grado di fare è “riprodurre”, non “creare”. Lo psicologo Charles Tart ha suggerito la definizione di “trance consensuale” per descrivere lo stato di coscienza ordinario; trance sta a indicare uno stato di induzione suggestiva collettiva che paralizza la volontà intesa come libero arbitrio; consensuale perché il suo valore è comunemente condiviso dagli altri esseri umani.

    Il sistema dei valori

    Chi concepisce la propria vita come un compito,

    prima o poi è destinato ed incontrare il Committente.

    Possiamo considerare un “valore” come la ragione per la quale ogni essere umano decide che vale la pena vivere. Un valore rappresenta un motivo, un senso, uno scopo. Ma la scala di valori, seppure soggettiva, è influenzata da mille fattori condizionanti. Dal sistema di valori dello spazio-famiglia nel quale l’individuo si trova a nascere, al sistema di valori sociali nel quale entra a far parte fin dalla prima infanzia, a quelli culturali e religiosi appartenenti al popolo e alla nazione in cui vive, fino a quelli storici che caratterizzano l’epoca nella quale compie l’esperienza della vita.

    Di norma, questi valori vengono assorbiti passivamente, senza cioè che sia possibile discriminare e verificare, senza potere operare scelte libere dal condizionamento, in modo consapevole e in autonomia.

    Questo scenario tuttavia per alcuni individui è destinato, ad un certo punto della vita, a divenire insoddisfacente, e questo comporta momenti di crisi di vario genere. Possono infatti intervenire esperienze profonde, a volte traumatiche e dolorose, destinate però a mutare il corso degli eventi, a cambiare il corso che abbiamo dato alla nostra esistenza sino a quel momento. Ciò crea scompiglio, disorientamento, a volte angoscia e ribaltamento dell’ordine sino ad allora vissuto. È proprio in questi frangenti, faticosi ed emozionalmente impegnativi da gestire, che la possibilità di ricerca di un senso nuovo può affacciarsi nell’esistenza, la quale a questo punto è destinata a mutare.

    La meditazione come scienza e come arte di vivere, ci aiuta a cercare e a scoprire le nuove risorse presenti potenzialmente in noi. Esse generalmente sono sconosciute a noi stessi, e spesso le persone affermano, dopo essere uscite da una esperienza di vita toccante, che non immaginavano quanta forza fosse presente in loro, che la loro vita si è gradualmente trasformata, che la loro stessa percezione della vita è mutata e che la loro stessa identità, trasformandosi a livello profondo, ha permesso una autentica nuova nascita a se stessi, agli altri esseri e alla vita.

    La ricerca di questi valori, che potremmo definire della coscienza o etici, pone in luce una rinnovata visione della vita, che si esprime innanzi tutto sul piano interiore, e inizia con il precipitare di nuove “matrici” che solo successivamente assumeranno una forma definita in pensieri, sentimenti, scelte, azioni e comportamenti corrispondenti.

    I nuovi valori sono infatti racchiusi, come semi luminosi, nel bocciolo della rosa del nostro Io che fiorisce, nel Graal dello spazio del cuore, in quel luogo di preziosità e mistero in noi.

    I valori possono perciò mutare, anche profondamente e conseguentemente i modelli di vita che costruiremo per realizzarli. Se i valori sono le ragioni fondanti del nostro essere qui, i modelli corrispondono alle forme che le suddette ragioni assumono per potersi realizzare.

     

    Monica Bregola

    Lascia un commento

    Traduci la pagina

    Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

    Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

    Chiudi