La fenice e la precessione degli equinozi

La fenice e la precessione degli equinozi

Nella era più antica della religione egiziana, come documentato in un testo delle piramidi, la Fenice viene indicata come una delle forme assunte da Atum, il dio primordiale dell’Enneade di Eliopoli, la città dei nove dèi originari.

Risale a questo testo la connotazione etimologica della Fenice: bnw, ovvero benu, che deriva dal verbo wbn che significa splendere, sorgere fulgidamente; funzione associata al sorgere del dio primordiale, Atum, generatore dei nove dei dell’Enneade, nell’immagine di una pietra conica primigenia benben custodita nel tempio di Eliopoli. Questo gioco etimologico, che evoca l’autogenerazione luminosa del tempo, vela una concezione segreta che è rintracciabile nella simbologia del Libro dei Morti, Formula 17. Nel dettato esoterico delle immagini ivi contenute, Atum e gli altri dei dell’Enneade costituiscono il luogo e la forma del divenire, in una sequenza novenaria al comando del dio sole Ra, che tuttavia ha posto le sue basi su una sequenza ottonaria identificata nell’altura di Kemenu, ovvero la Città degli Otto.

Quest’ultima è abitata da otto entità prime bilanciate in quattro coppie di deità nominate come “Abisso, Tenebre, Invisibile, Acque primeve” a significare la concezione di fondamento non manifesto del tempo su cui successivamente prenderà forma manifesta la sequenza novenaria scaturita da Atum. I sacerdoti di Menfi all’inizio dell’Antico Regno consacreranno l’insieme degli archetipi immanenti e polarizzati dalle otto deità di Kemenu, animato dal demiurgo Ptah, guardiano dell’asse del mondo, alla città di Ermopoli; dai teologi egizi questo insieme è identificato come il piano di base (ipostasi) abitato dalla sequenza circolare dei nove dèi di Eliopoli. L’attivazione di questa dinamica si rivela in un corpo di fruizione che vedrà nel sorgere della Fenice l’esito della trasfigurazione del tempo.

Leggiamo infatti la Formula 17:

<<Io sono Ra alla sua prima apparizione che governa ciò che ha fatto[1]. E’ il cominciare di Ra quando sorge in Het-nen-nesut[2] come l’essere che si è dato la forma, quando Shu[3] ha sollevato il cielo tenendosi sull’altura di Kemenu[4].>>

Nel rinnovarsi del corpo di fruizione, poche righe più avanti nella stessa Formula 17, di colui che incarna Ra nell’adorazione, l’Osiride, sarà detto: <<E’ il suo fallo col quale si è unito a se stesso.>> E l’Osiride replica:<<Io sono questo  grande Bennu (Fenice) che è in On[5]>>

Quindi sta scritto che la Fenice nasce dall’unione del divenire dell’Osiride con la sua forma prima depositata nel rituale esplicitato. In un altro passo della medesima Formula 17 il corpo di fruizione assume una connotazione temporale ciclica che si involve su se: <<Io sono Ieri e conosco il Domani, lo Ieri è Osiride e il Domani è Ra>> Nella teologia egizia i nomi evocativi di Ieri e Domani sono associati alle funzioni del Duplice Leone che sorveglia la rinascita del Sole mistico nei circuiti del cielo presieduti dalla Croce Ansata posta al centro di Due Leoni quale sigillo segreto (di cui parleremo prossimamente)

Duplice Leone sarcofago museo del Cairo

Ne consegue che all’interno delle ronde delle rinascite del Sole-Osiride, la Fenice apparirà quando il processo di rinnovamento sarà perfettamente purificato. Questo evento si darà nella Sala delle Due Maat, o Sala della Bilancia, in cui le duplici valenze esaminate giungono a un piano d’equilibrio o di manifestazione. Nel Libro Egiziano dei Morti questo piano di equilibrio e di radianza è rivelato nella Formula 125. Nella stessa sequenza delle Formule del testo, il cui titolo esatto è: “Formule per uscire al giorno”, indicandosi un cammino di manifestazione per l’Osiride, è contenuta la rivelazione cui le nascite della Fenice si riferiscono. Come riferito da Erodoto II 73; Cheremone[8]; Orapollo[9] I Geroglifici I, 35; Eliano di Preneste[10] VI, 58… la vita della Fenice nella tradizione egizia è computata in 500 anni. Questo è un numero che, come tra breve vedremo, si rapporta al calcolo della precessione degli equinozi con la quale s’intende un arretramento di 72 anni per grado che il Polo Nord della terra compie, ruotando attorno al proprio asse, mentre oscilla per l’attrazione di sole e luna sull’eclittica, che rispetto al Polo Nord celeste è invece fissa. Questa oscillazione descrive con moto retrogrado un’orbita di 23,27° posta in relazione all’eclittica che fa da sfondo. Il movimento di precessione dell’asse terrestre genera uno spostamento lungo l’eclittica dei punti equinoziale di primavera (Ariete) e di autunno (Bilancia) calcolato in 50’’25 in un anno, ovvero un grado ogni 72 anni. Il numero della rotazione retrograda di 360° moltiplicato per il valore 72 dà come risultato 25.920. Se è possibile dimostrare un nesso del numero degli anni di vita della Fenice assegnato in 500 con il numero della precessione 25.920, ne discende che gli Antichi Egizi avevano conoscenze astronomiche e che esse sono depositate in codice nel Libro dei Morti la cui redazione della città di Sais, pervenutaci interamente nella sua elaborazione canonizzata, consta di 165 Formule di cui le ultime tre risultano aggiunte in seguito da un testo africano.

Difatti la Formula di Chiusura dei Libri è riportata alla 162 (18 x 9) e questo è il numero di riferimento dei calcoli[6]. Presento dunque i seguenti rapporti: il dio Ptah, il demiurgo che governa l’asse del mondo, presiedeva a Menfi la festa di consacrazione di ogni reincarnazione del toro Apis. La ricorrenza si dava ogni 25 anni, come attesta l’iniziato ai misteri egizi, Plutarco: “Cinque al quadrato (cioè 25) dà un numero che corrisponde esattamente a quello delle lettere dell’alfabeto egiziano nonché agli anni di vita di Apis”[7]. Un ciclo di vita di Apis di 25 anni corrisponde a 309 lunazioni, secondo il papiro Calsber 9 (25x 365 = 9125 giorni cosicché 9125/309 = 29,5307 giorni per lunazione) quindi un doppio ciclo di vita di Apis di 50 anni ha 618 lunazioni (309×2).

Questo numero esprime la sezione aurea 618 = ( PHI-1)x1000.

Dato che per la precessione degli equinozi l’asse terrestre retrocede su se stesso di 360° ogni 25920 anni, con un arretramento di 72 anni per grado, possiamo redigere il seguente rapporto fondato sulla metà del giro celeste (180°).

Ponendo un grado di precessione in relazione a 50 anni solari 72 : 50 = 180 : X la soluzione della proporzione è

180 x 50

X= ———– = 125

72

Inoltre gli anni della precessione 25.920 entrano in relazione con il numero 162 relativo alla Formula di chiusura del Libro dei Morti moltiplicato per 10.000 secondo l’espressione

25.920 : 8 = 1.620.000 : X la soluzione della proporzione è

1.620.000 x 8

X= ————— = 500

25.920

Quindi la rinascita della Fenice attestata nella Formula 125 del Libro dei Morti risponde ai calcoli proposti che hanno nel numero 8 e nella città di Ermopoli ad esso associata il riferimento teologico a una numerologia occulta riferita al tempo delle origini, figurati negli archetipi dell’altura di Kemenu di cui abbiamo detto sopra.

Coerentemente a quanto assunto nella Formula 125 del Libro dei Morti leggiamo la seguente dichiarazione dell’Osiride: <<La mia purità è quella del Gan Benu che è a Het-nen-nesut (la città del bambino re) poiché io sono le nari del Signore del soffio (Shu) che fa vivere gli uomini il giorno in cui l’Occhio si riempie in Eliopoli nell’ultimo giorno del mese di Mekir alla presenza del Signore di questa terra.>>

Si allude qui al dio dell’aria Shu che assiste gli accoppiamenti magici degli dèi, come quello di Geb, dio della terra, e Nut, dea del cielo che avranno esito nel fondare l’Enneade di Eliopoli. Nel riferimento all’Occhio di Horo si dà infine la ricaduta del processo all’interno della declinazione zodiacale, attestata dal mese di Mekir (29 dicembre – 27 gennaio – solstizio d’inverno).

Da quanto esposto si intenderà qual è il riferimento temporale che esprime la Fenice posta tra due soli, di cui uno sul capo, nella Barca Sacra raffigurata nella tomba di Irenifer, Deir Medina XIX Dinastia, mentre incendia la luce che attraversa nel moto retrogrado dei cieli connessi al ritorno periodico di solstizi ed equinozi sugli assi portanti del cosmo.

Umberto Capotummino.

La fenice sulla barca sacra. Tomba di Irenifer Deir Medina XIX Dinastia

– Tratto dal libro “L’occhio della Fenice” di Umberto Capotummino – Sekhem Editore


 

[1] L’enneade

[2] La città del bambino re

[3] Il dio dell’aria

[4] La Città degli Otto

[5] Eliopoli

[6] Vedi la traduzione di Boris de Rachewiltz- Papiro di Torino

[7] Iside e Osiride: 56

[8] Filosofo stoico e grammatico iniziato ai misteri egizi. Frammenti del suo  I Geroglifici sono riportati da Tzetzes, filologo bizantino.

[9] Diresse la scuola egizia al tempo di Zenone

[10] Autore del trattato: Sulle caratteristiche degli animali

Umberto Capotummino

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