Patrick Geay, in una sua opera molto interessante, indica l’incipit della degenerescenza massonica nell’influenza deleteria della Rivoluzione Francese. Secondo tale autore gli illuministi avevano brama di appropriarsi dei simboli massonici in funzione dei loro progetti utopistici.
Progetti molto materiali, incentrati sull’edificazione umanista di una società nuova. All’origine della degenerescenza, quindi, ci sarebbe la laicizzazione massonica da parte del razionalismo illuminista-giacobino. Questo concetto non è nuovo giacché altri autori Tradizionali hanno ravvisato nel secolo dei lumi quella barbarie che loro definiscono degenerescenza e poi anche anti-tradizione. In effetti, l’illuminismo è in concreto antitetico ai precetti Tradizionali. Guènon, Schuon, Burckhardt, Evola si sarebbero rifugiati in una Torre d’avorio per sfuggire alla realtà quotidiana, squalificando così tutto il pensiero moderno (da Cartesio in poi) Infatti, all’origine, secondo la teoria illuminista, non c’è nessun’età dell’oro, ma solo barbarie. Il cammino “storico” dell’uomo è dunque rischiaramento (aufklarung) e dominio delle forze cieche della natura. Secondo tale concezione il progresso è bene poiché libera l’uomo dai pregiudizi e dalle sciocche superstizioni che lo avevano incatenato per secoli. L’aufklarung è progressivo e condurrà inevitabilmente tutti gli uomini, non solo un’elite, alla consapevolezza. In pratica secondo la teoria illuminista siamo noi stessi a costruire il nostro presente e il nostro futuro, solo se saremo in grado di liberarci dal condizionamento delle religioni. La religione – come fenomeno exoterico – sarebbe servita a tenere soggiogato il popolo che – molto ingenuamente nei secoli passati – si affidava a stregoni e maghi e che poi passò, con altrettanta facilità nelle mani dei sacerdoti, dei mullah ecc. ecc. Dunque, a ben vedere, la ratio illuminista eleva se stessa ad unico paradigma teoretico in grado di svelare gli arcani della natura; mentre, molto diversamente, nella Tradizione la ragione discorsiva è subordinata all’intuizione intellettuale, la sola capace di penetrare l’ordine metafisico. In sintesi, i perni del pensiero illuminista si rifanno ad una concezione umanista della storia, mentre la Tradizione si pone antiteticamente a tale concezione. La questione principale riguarda proprio questo punto, perché è chiaro che la Massoneria Speculativa, sarà sempre imbevuta di razionalismo etico-progressista. La “Massoneria Operativa”, invece, era un’Arte Sacra, e riproduceva nello spazio l’architettura divina del Creato.
Le aporie concettuali non si restringono certamente alle considerazioni poc’anzi accennate. Una delle contraddizioni più eclatanti è senz’altro l’effige del Tempio massonico: “Libertà, Uguaglianza e Fraternità”. In questo motto viene condensata tutta la critica che i Tradizionalisti indirizzano alla Massoneria. Infatti, questo motto che ha fatto il giro del mondo, non sarebbe altro che un palese ossimoro, in quanto l’uguaglianza prevede il livellamento delle individualità, e la libertà, per converso, dando ampio spazio all’individualità, mette in evidenza ed in competizione le diversità. Nel caso di un’istituzione iniziatica le cose diventano ancora più ostiche, in virtù dell’esclusivismo che tali organizzazioni comportano. Infatti, così facendo, si negherebbe il concetto di gerarchia iniziatica e si oblierebbe la funzione di guida riservata all’élite. In effetti, tale ragionamento parrebbe dare ragione ai tradizionalisti che vogliono mantenere distinti gli ambiti e le persone. Il medesimo ragionamento si applica al concetto della fraternità che non può essere equiparato “ipso facto” alla fratellanza massonica. È puerile, quindi, parlare d’ecumenismo massonico e di fratellanza universale e spesso sorrido quando si fanno tali accostamenti. Difatti, la fratellanza universale di stampo illuministico è un richiamo all’equiparazione materiale e alla distruzione d’ogni distinzione spirituale fra tutti i membri della società. La fratellanza massonica – correttamente intesa – si richiama, per altro verso, ad un sentimento di solidarietà spirituale tra affiliati ad uno stesso Ordine, in vista di un comune cammino di perfezionamento interiore, che però è esclusivo. Dovere di chi sta più in alto è aiutare chi si trova un gradino più sotto e cosi via.
Se vogliamo andare oltre e ricercare le conseguenze nefaste del motto illuminista possiamo azzardare l’ipotesi, nemmeno troppo peregrina, che l’uguaglianza, sublimata come programma politico, sia sfociata nella disavventura totalitaria del comunismo. Viceversa, la libertà (altro principio cardine dell’illuminismo) ha trovato un’eco profonda nella follia razzista del nazionalsocialismo germanico, dove attraverso una aberrante nazistificazione di Nietzsche, si è cercato di realizzare una volontà di potenza di una razza a scapito degli altri popoli. Da queste scellerate devianze della ratio illuminista sembrerebbe rimasto immune il principio di Fratellanza Massonica che, seppure svuotato del suo significato verace, sembrerebbe – in ogni caso – una cosa buona. Invece tale convinzione ha portato alla repulsa d’ogni identità, d’ogni diversità, tingendo di qualunquismo ecumenico qualsiasi cosa.
In definitiva, non c’è alcun elemento comune fra la Via Iniziatica Tradizionale e lo spirito razionalista di marca illuminista. Si tratta di un aut – aut, di qui o di là. O questo o quella. Non esistono vie di mezzo. E’ evidente che questo tipo di discorsi vanno oltre le considerazioni sul passaggio dal momento “operativo” a quello speculativo. I tradizionalisti, inoltre, fanno risalire a questo “passaggio” la perdita del potere iniziatico.
D’altra parte, se si fa affidamento nella Ragione di stampo progressista, allora i Riti ed il Simbolismo non hanno più alcuna ragione d’essere, divenendo essi stessi una vuota pratica senza alcun riscontro esoterico. Quindi, si completa il processo di degenerescenza, deviando verso un laicismo formale e sostanziale, che nulla ha d’iniziatico. La massoneria – così intesa – sarebbe un’istituzione (come tante) di libero pensiero, con finalità etiche e umanitarie, impegnata massimamente nell’ambito polico-sociale. Ciò è già accaduto nel passato, quando dall’iniziazione di Mestiere si è scesi di livello nella “Carboneria” che fu una società meramente politica e persiste ancor’oggi dove la troviamo indaffarata nel finanziare organizzazioni varie, quali Medici Senza Frontiere o a promuovere la pace nel mondo. La naturale conseguenza di questo passaggio è la richiesta d’affiliazione di personaggi politici importanti all’interno delle logge, che però non sono andati oltre la mera affiliazione. Penso a Garibaldi o a tanti personaggi “à la page” che d’esoterico e d’iniziatico non avevano e non hanno proprio nulla. Di qui il carrierismo odierno di cui, di tanto in tanto, si parla. L’Idea di élite, avulsa dai riconoscimenti materiali, dalle prebende d’ogni genere e la visione veramente spirituale, contrastano visibilmente con l’arrivismo e con tutta la sequela di vanagloria qualche volta presente in alcuni membri della catena.
Oggigiorno, è opinione diffusa e unanimemente accettata che la ragione, specie sotto la forma di razionalità laica, sia il bene più grande conquistato dall’umanità. Di là dai facili proclami e dalle frasi fatte, possiamo realmente credere sia così? La questione è spinosa e non può essere risolta in poche stringate battute: esige riflessione, studio, meditazione ecc. Che la logica sia una cosa ben riuscita è un vantaggio per tutti. Io non credo che la metafisica sia una conoscenza speculativa della ragione. La metafisica, soprattutto dall’illuminismo, non ha ricevuto granché… essendo stata spesso relegata in un angolo buio della storia dell’uomo. In lei, com’è prevedibile, la ragione si perde, non riesce a sbrogliare la matassa, persino quando pretende, a priori, quelle leggi che sono confermate dall’esperienza.
La scienza tradizionale rimanda ai principi, non agli oggetti sensibili. Il pensiero moderno, affrancato da ogni legame anagogico, può affermare tutto e il suo contrario, poiché le sue basi sono rette sul nulla. Oggi tutto ha uno scopo economico, tutto è asservito agli interessi delle tecnocrazie mondiali, persino il sapere. Guènon faceva risalire tale processo di degenerescenza da Cartesio in poi, dove incomincia il processo di “rovesciamento” e dove, soprattutto, si instaurano le basi per il pensiero solipsista. In realtà, i prodromi del pensiero razionalista hanno origini ancor più remote.
Infatti, mentre con Pitagora assistiamo ad un autentico ricollegamento Tradizionale del sapere, con Parmenide, per converso, riceviamo la prima deviazione razionalistica. Infatti, costui pur partendo da premesse simboliche tradizionali, concluderà il suo cammino nella deviazione razionalistica.
Tempo fa scrissi un articolo per il sito “Esonet” dove affrontavo, appunto, la questione del Sapere Tradizionale contrapposto alle Scienze moderne. L’articolo – come era prevedibile- passò praticamente inosservato. Non una lode ma nemmeno un biasimo. Forse, se fosse “uscito allo scoperto”, sarebbe stato “inondato” da critiche pervasive e distruttive. Si sarebbe detto che erano cose risapute e desuete, per lo più inutili, non più al passo con i tempi. Vero. Ora, senza voler trascrivere tutto l’articolo, posso dire che con la scienza sacra si oblitera necessariamente anche la metafisica. La metafisica era in grado di assicurare un ricollegamento con la Tradizione Primordiale e di convalidarne l’assunto, essendo questa e quella una cosa sola. Le scienze tradizionali, come applicazioni dei principi primi, permettevano – in modo sicuro – di ricollegare fra loro i diversi gradi dell’essere, riassumendoli in un fine processo di sintesi gnoseologica, coadiuvando – in siffatto modo – il processo d’avvicinamento e d’acquisizione all’intellettualità pura. La scienza profana, fondata sul mero processo empirico-calcolante, non può concepire nient’altro che superi tale ambito. Il Sapere Verace, per questo ed altri motivi, non può essere paragonato ad un software che deve essere sempre aggiornato all’ultima versione, così come avviene per i computer dell’era telematica. Nella metafisica esiste uno strumento sicuro: l’intuizione intellettuale. Tale strumento, però, non è alla portata di tutti e il suo padroneggiamento è frutto di duro lavoro interno e pure di un preciso cammino interiore. Non esiste quindi una divergenza sostanziale fra ciò che prevede una scuola tradizionale ed un altra, poiché molti sono gli arcieri e le frecce, ma la direzione e l’obiettivo sono unici. Con Cartesio, dunque, ha inizio la degenerescenza razionalistica che comincia col rinnegamento della scolastica medievale. Di qui si arriva facilmente all’abiura del sacro e, quindi, della vera “conoscenza” esoterica. L’illuminismo è la negazione del mistero; non solo, quindi, della superstizione e della religione. La pretesa dell’illuminismo di creare una cultura scevra dalla religione è fallita, nonostante i suoi epigoni resistano tenacemente nell’impresa.
Mircea Eliade asseriva che qualsiasi edificio portasse con sé un effetto archetipico, destinato a ritrarre la cosmogonia delle origini. Difatti, il complesso delle procedure geometriche rivolte alla costruzione del Tempio, si fondavano sull’attivazione dei Principi Metafisici dell’Ordine Universale. In virtù, quindi, della legge dell’analogia che mette in relazione il Macrocosmo al Microcosmo. La Sapienza Tradizionale era quindi intellettuale e spirituale e, quindi, simbolica. Di qui ne discende lo studio per la Geometria simbolica che – in tale ambito – assume un’importanza fondamentale. Ecco cosa vuole realmente significare “sgrezzare la pietra grezza”. Si tratta, dunque, di un’integrazione delle conoscenze divine e cosmologiche nel Cuore dell’individualità umana. Il fatto che moltissimi “iniziati virtuali” non siano riusciti ad interpretare un “segno” e a interiorizzare elementi pregnanti e svelanti, non significa togliere importanza al “Simbolo”.
Non penso, infine, che l’illuminismo ci dia la possibilità di sgrossare la pietra grezza e, indi, liberarci dai vili metalli, per il semplice motivo che l’illuminismo ha negato l’esperienza dell’origine. Ha costruito un mondo fatto di certezze razionali indubitabili, negando l’angoscia e la lacerazione. Così facendo, ha taciuto colpevolmente sul significato reale dell’anima, eliminando – una volta per sempre – la dimensione unica dell’uomo.