Esonet

    Glossario del Rito di Perfezione

    Appendice al Francken Manuscript

    Aronne

    Aronne viene dall’ebraico e significa rischiarato, illuminato. Fratello di Mosè, lo assiste durante l’Esodo ma perde la sua fiducia nell’affare del Vitello d’oro. Come suo fratello, non entra nella Terra Promessa e muore sulla montagna di Hor. Primo Gran Sacerdote d’Israele, le sue funzioni sono descritte minuziosamente nel Levitico.

    Si fa allusione ad Aronne nel IV, XIV e XX Grado.

     

    Abadon

    Pronuncia errata di Avadon (vedere questa parola).

    Parola di Passo del XVII Grado, gli si risponde Jabulum.

     

    Abda

    Abda significa servitore, schiavo. Secondo I Re 4,6, Adonhiram sarebbe stato figlio di Abda. Nella misura in cui Adonhiram è capo degli operai, sotto David e poi sotto Salomone, si può vedere in questo Abda uno schiavo o un prigioniero affrancato e convertito.

    Abda è citato nel V, VIII, XIV, e XXII Grado.

     

    Abdamoh

    Abdamoh, formato da ‘av’, padre, e da ‘damoh’, sembrare, essere a immagine, significa “simile al padre” o, per riprendere un soprannome molto usato nel compagnonaggio, “l’esempio di suo padre”.

     

    Abdamon o Abdemon

    Secondo Michel Saint-Gall, Abdamon sarebbe una deformazione di ‘Eved Amon’. Ma non si capisce che ci farebbe qui un seguace del dio egiziano…Noi pensiamo che si tratti piuttosto di una deformazione di Abdamoh, più adatto al contesto.

    Abdamon é citato al XIII e al XIV Grado.

     

    Abiram

    Abiram dev’essere una deformazione di Abi Rimah, da abi o meglio ‘avi’, che vuol dire “mio padre” e da ‘rimah’, che significa putrefazione, parassita. E’ dunque possibile tradurlo con “mio padre é un parassita”.

    Personaggio biblico, Abiram e suo fratello Datan, figli di Eliab, rigettarono l’autorità di Mosè e rifiutarono di seguirlo nel cammino verso Canaan. Essi affermarono che “il paese di latte e miele” non era la Terra Promessa ma l’Egitto e anche che “tutti sono consacrati”, ciò che implica la superiorità dell’assemblea del popolo sui suoi capi (Numeri 16,3 e 16,13). Su richiesta di Mosè, Datan, Abiram e tutta la loro parentela furono inghiottiti vivi nello Shéol (Numeri 16,33). Il ricordo di questo episodio, o quello del figlio primogenito di Hiel di Betel, morto senza dubbio vittima d’un sacrificio di fondazione al momento della ricostruzione di Gerico, può aver avuto un ruolo nella costruzione della Leggenda d’Hiram.

    Abiram appare al IX e X Grado.

     

     

    Abra

    La traduzione tradizionale “re senza macchia”, che è d’ispirazione alchemica, non corrisponde assolutamente a questa parola. Vuillaume vuole vedervi una corruzione di ‘abra’, ch’egli traduce come “padre cattivo”… Nella misura in cui questa parola è associata ad Adonai, un tale significato, che puzzerebbe di eretico, non è affatto verosimile. Michel Saint-Gall inclinerebbe a vedervi una corruzione di ‘ever, che significa passato o “è passato”… Ma il verbo ‘avar’ molto vicino, possiede molti significati:passare (un fiume), traversare, prevenire, sparire, anche trasgredire (una legge, una alleanza).

    Ma tutto ciò è forse inutilmente complicato. Abra interviene nel XXII Grado di Cavaliere del Sole, nel quale si riconosce l’ispirazione alchemica, nella risposta alla domanda Stibium e sotto la forma di Abra est. Poiché tutte queste parole appartengono al latino, stibium non è altro che la polvere di antimonio e abra designa una giovane serva o una favorita… L’insieme significa dunque: “la polvere d’antimonio è la giovane serva” (la favorita del re) ed il suo senso alchemico è allora molto chiaro, poiché l’antimonio può servire a purificare l’oro…

     

    Achard o Yaqar

    Potrebbe trattarsi, secondo Michel Saint-Gall, d’una corruzione di ‘akar, che significa sterile. Ciò sembra dubbio, come il riferimento ad Akhan, che violò il divieto per Gerico e fu lapidato (Giosuè 7,17-25).

    Noi siamo propensi a vedere in Achard una corruzione di yaqar, che significa prezioso e che sembra accordarsi meglio con il contesto e che è uno dei numerosi Nomi Divini.

    Achard viene pronunciato compiendo il secondo Segno dell’ VIII Grado.

     

    Achizar

    Achizar sembra derivare da Akhizar, formato da akh, fratello, e da zar, che vuol dire straniero. Letteralmente significherebbe dunque “mio fratello è straniero”. Questi era, secondo I Re 4,6, così come secondo il rituale di Francken, l’intendente della casa reale di Salomone. Vuillaume afferma che la torre nella quale furono imprigionati i due assassini non si chiamava affatto torre d’Akhizar ma torre ‘Ezer, che significa aiuto, soccorso. La Bibbia non descrive bastioni elevati a Gerusalemme da David, poi da Salomone. Tuttavia, in Neemia 3, la ricostruzione dei muraglioni e delle torri è largamente descritta. Sono allora nominate le torri di Hananéel (Cananeel), dei Forni, la torre sporgente del palazzo reale e la grande torre vicina al bastione di Ofel. Questa è molto interessante, per ciò che ci concerne, poiché, sulla sua area si è elevata la torre della prigione.

    La torre di Achizar è menzionata al X ed al XIV Grado.

     

    Adac

    Parola sacra del XVI Grado, chiaramente una corruzione di Adar. Secondo il rituale, Adac designerebbe il ventitreesimo giorno dell’undicesimo mese, che è precisamente il mese di Adar.

     

    Adam

    Adam è, beninteso, il primo uomo ed una buona traduzione della parola è gleba, nato dalla gleba. Come tale, la sua natura prima, definita in Genesi 1,27,

    Elohim creò l’uomo a sua immagine,

    a immagine di Elohim, lo creò,

    maschio e femmina, li creò.

    è stato l’oggetto di molte speculazioni.

    Michel Saint-Gall ricorda che le lettere di Adam sono le iniziali delle tre parole Adam, David e Mashikha, il Messia giudeo. Si trovano allora riuniti simbolicamente la Creazione, l’osservanza della Legge e la Redenzione. Alcuni hanno voluto mettere questa analisi all’origine dei tre passi d’Apprendista.

    Oltre al XXII Grado dove il presidente lo rappresenta, è fatta allusione ad Adam al XIII e XXI Grado.

     

    Adama

    Adama appare nell’istruzione del XXIV Grado, Cavaliere Kadosh, come uno dei nomi portati dal Cavaliere dell’Aquila Nera. Adama significa terra, suolo, più precisamente l’argilla rossa da cui fu formato Adamo.

     

    Adar

    Adar designa l’undicesimo mese dell’anno religioso ebraico.

    Secondo Michel Saint-Gall, questa parola verrebbe da quella del dio del fuoco dei Canaanensi.

     

    Adon

    Adon significa Signore. La sua traduzione greca è Kyrios, Kurios.

    Lo si trova al XV Grado come Parola dei Grandi Eletti, ma, paradossalmente, non ne è domanda al XIV Grado! Infatti, ne è allora sostituito da Adonai solamente per facilitare il computo delle lettere…

     

    Adonai

    Adonai è il più usuale dei Nomi Sostitutivi utilizzati per vocalizzare l’impronunciabile Tetragramma hwhy. Per natura, la parola Adonai svolge un ruolo eminente nel Rito di Perfezione.

    E’ una Parola Sacra al IV, XII e XXIII Grado, la Grande Parola dell’XI Grado, una delle Parole di Passo del XIII, la terza Parola Coperta del XIV Grado e termina il riconoscimento tra cavalieri kadoshim al XXIV Grado.

     

    Adonhiram

    Adonhiram o anche Adoniram è formata da Adon, che significa maestro, e da khiram, esso stesso formato da khai, che significa vivo, vivente e da ram, che vuol dire elevato. La traduzione ammessa è “Il Mio Dio è esaltato”. Infatti, si potrebbe renderne il senso perfettamente con “Dio è grande”.

    Personaggio biblico, figlio di Abda, il suo nome è accorciato in alcune versioni bibliche o in alcuni passaggi del Talmud in Adoram. Capo della servitù sotto David (II Samuele 20,24) poi sotto Salomone (I Re 4,6 e 5, 28). Inviato in missione da Roboamo, poco dopo l’innalzamento al trono di questi, morì lapidato dal popolo in rivolta (I Re 12,18 e II Cronache 10,18).

    La confusione di questo personaggio con quello d’Hiram Abif nella Massoneria Adonhiramita risale verosimilmente ad una cattiva interpretazione di Adon Hiram, che significa “Maestro Hiram”.

    Adonhiram detiene un ruolo importante nella Leggenda di Hiram e lo si ritrova al IV, V, VII, VIII, XIV e XXII Grado.

     

    Aggéo o Hagai

    Aggéo, in ebraico Haggai, che significa (nato un giorno) di festa, è uno dei dodici ispirati. Officiò nel 520 a. C., sotto Dario I. Esortò Zurubbabel a ricostruire il Tempio.

    Citato con altri profeti al XIV Grado, il suo nome serve da risposta alla Parola d’Ordine del giovedì del XXV Grado.

     

     

    Akyrop

    Akyrop potrebbe essere una corruzione di Akhitov, incontrata anche a proposito di Tito. Ma, anche qui, il significato “Fratello di bontà” non è assolutamente adatto. Sembra meglio cercare partendo da akh, che vuol dire fratello, e da ratakh, che significa ribollire (di collera) o da rafeh, che significadebole, vile. Si avrebbe così sia “mio fratello ribollisce di collera” sia “mio fratello è un vile”, che ambedue qualificherebbero convenientemente il primo assassino d’Hiram al momento del suo crimine o al tempo della sua esecuzione nella caverna.

    Usato congiuntamente con Abiram (o Abyram) per designare il primo assassinio al IX Grado, diviene Jubullum Akyrop al X, è ugualmente citato all’XI, XIV, XXIII e XXIV Grado.

     

    Albra est

    Parola di passo del XXIII Grado, Cavaliere dell’Aquila o del Sole, data in risposta alla domanda Stibium. Secondo il rituale, significherebbe “re senza macchia e pieno di gloria”. Nel RSAA, lo si ritrova al XXVIII Grado, in risposta, questa volta, alla domanda Adonai.Vuillaume e Michel Saint-Gall s’accordano allora nel vedervi una deformazione, il primo di Abra, il secondo di Avra.

    Nel quadro del Rito di Perfezione, conviene ricordarsi che non si tratta solo di Albra ma delle due parole Albra est. La situazione è tanto più differente quanto il carattere alchemico del XXIII Grado è più pronunciato. Perché non può riferirsi al latino, e vedere qui una corruzione di Alba est, che si potrebbe tradurre con “è una perla”? Il riferimento ad Albus (bianco) permette di comprendere meglio il senso dato dal rituale.

     

    Alexandre

    Il nome del conquistatore appare come uno delleParole d’ordine di Riunione dei Principi del Real Segreto, dato alla domanda il mercoledì e ricevente la risposta Sophonias. In greco, Alexandros, Alexandros, significa “che protegge gli uomini”; figlio di Filippo di Macedonia, re di Macedonia dal 326 al 323 a. C., la sua conquista dell’impero persiano è rapidamente evocata in I Maccabei.

    La sua associazione a Sophonia, in ebraico Tsephanyah, che significa “Yah protegge”, non è senza dubbio fortuita: Alessandro, sotto forma di domanda, significa “chi protegge gli uomini”? e Sophonia fornisce la risposta “Yah li protegge”.

     

    Alleluia

    Alleluia è una delle Parole di Passo del XIX Grado. Deriva dall’ebraico halleouya, che significa, all’imperativo, “lodato sia Yah, lodato sia Dio”.

     

    Alfa e Omega

    Come gli ebrei e molti altri popoli antichi, i greci utilizzavano le loro lettere per rappresentare i numeri. Il valore numerico di a era 1, quello di w era 800. I greci utilizzavano anche due lettere fenicie[1], la waw e la koph, per rappresentare i numeri 6 e 90 come anche sampi, per rappresentare il numero 900.

    Simbolicamente le due lettere estreme strettamente greche sono dunque l’alfa e l’omega. I traduttori della Bibbia hanno dunque utilizzato la formula l’alfa e l’omega per rendere l’espressione ebraica “riunire l’aleph ed il taw” e possiede lo stesso significato. Questa espressione è impiegata da San Giovanni (Apocalisse I,8):

    Io sono l’aleph ed il taw, dice il Signore Dio,

    Colui che è, che era e che viene, l’Onnipotente.

    riprendendo il pensiero d’Isaia:

    Io sono il primo e io l’ultimo; fuori di me non vi sono dei.

    (Isaia 44,6) espresso anche in altri versetti.

     

    Alquebert

    Michel Saint-Gall vi vede una corruzione di El Guibbor, ossia “Dio potente”. Ma si può anche pensare che si tratta d’una deformazione di El Qanah, uno dei trenta prodi di David. Sorvegliante degli operai della Tribù di Manasse, secondo il rituale dell’XI Grado.

     

    Amen

    Amen non è altro che la parola ebrea (…) La si traduce sovente con “così sia!” il cui senso è leggermente differente. Notiamo che amen significa anche fede, certezza, fedeltà, verità.

     

    Anania

    Questo nome si trova sul gioiello del XXII Grado di Cavaliere dell’Arco Reale. Si tratta della forma grecizzata di Khananyah, che significa “Yah ha perdonato”, nome di molti personaggi biblici. Quello che interessa noi potrebbe essere il secondo figlio di Zurubbabel, che segue per altro sul gioiello.

     

    Apare et Lege, Dice aut Tace

    Questo motto latino apre il XXIV Grado, Cavaliere Kadosh. Letteralmente: “apri e leggi, esprimi o taci”. Esso merita riflessione…

     

    Artaserse

    Artaserse deriva dall’iraniano Artahshasa, che significa “colui che ha Arta (l’Ordine del mondo personificato) per regno”, attraverso l’ebraico Artahshasta, poi dal greco Artaxerxes.

    Quello che ci riguarda, al XV ed al XX Grado, è Artaserse I Lunga-Mano, re di Persia dal 465 al 423 a. C., successore di Serse e sotto il regno del quale si situano, in generale, gli interventi di Esdra e Nehemia. Notiamo che, come suggerisce Michel Saint-Gall, il titolo di Ha-Tirshatha, portato da Nehemia, significa la riverenza o il timore ed è in effetti equivalente al nostro moderno “sua Eccellenza”…

     

    Avadon

    Avadon, significa distruzione, rovina. In partenza, è il nome poetico della dimora dei morti (Giobbe 26,6; Salmi 88,12). Nell’Apocalisse 9,11,è l’angelo dell’Abisso ed è precisato che il suo nome greco è Apollion, che, chiaramente, ricorda il dio Apollo.

     

    Avercha

    Corruzione di Evarkha, che significa “io ti loderò, io ti benedirò” e viene dal verbo berek: benedire, glorificare.

     

    Avercha recolgit Adonai, klamed tellesake Sophy

    Tale e quale, questa frase non vuol dire niente! Pertanto, vi si può riconoscere una corruzione del versetto 2 del SalmoXXXIV che si legge:

    Evarkha eth Adonai bekhol-‘eth tamid tehilato bephi.

    Ossia:

    Benedirò il Signore in ogni tempo,

    sulla mia bocca sempre la sua lode.

    Il rituale del XXIV Grado, nel quale si trova la forma corrotta del versetto, lo traduce però in maniera corretta.

     

     

     

    Babilonia

    Babilonia deriva dalla forma grecaBabilwn,Babylon, derivante essa stessa dall’ebraico Babel, formato a partire dall’antico akkadico Babilu, che significa “la Porta di Dio”. In ciò che ci riguarda, Babilonia interviene secondo due modi simbolici differenti. Nei Gradi dell’Esilio (XV e XVI), è il luogo della persecuzione ma anche dell’affrancamento. Si tratta qui del Secondo Tempio la cui importanza simbolica non sembra essere stata sviluppata, in Massoneria, che nel XVIII secolo.

    Al XXI Grado (Cavaliere Prussiano), si tratta della costruzione della Torre di Babele da parte di Phaleg. Contrariamente alle apparenze, il simbolismo della Torre di Babele è molto antico in Massoneria poiché se ne fa menzione tanto nel Regius che nel Cooke.

     

    Bagoel kol

    Bagoel kol, che non è un’espressione biblica, può essere una corruzione di Bagoal kol, che deriva dal verbo gaal, la cui interpretazione non è semplice poiché Marchand Ennery indica, per tre pronunce leggermente differenti, i sensi opposti di liberare, redimere e di “essere rifiutato, essere reprobo”. Kol è apparentemente più semplice: significa “tutto”. Ma Kol può essere anche scritto in modo da significarevoce. L’iniziale non è che una lettera strumentale che significa “nel”.

    E’ dunque possibile tradurre questa espressione in modi molto diversi: “tutto è redento” o, come propone Michel Saint-Gall, “nel Redentore è la voce”, o, in maniera totalmente opposta “tutto è rifiutato”, “la voce del Reprobo”. Queste incertezze sono assai frequenti e ci si può domandare se, tra i redattori dei quaderni, non figurasse qualche transfuga del giudaismo che si divertiva un po’ a spese dei loro fratelli…

    Segnaliamo che Vuilleaume legge begoal-kol, partendo dal verbo ga’ol, che significa “rigettare, avere in abominio”. Egli traduce allora per “nell’abominio di tutti”.

     

    Bagulkal

    Estrema deformazione sia di Bagoel kol sia di Bo Hakol o ancora di Bego’al Kol. I rituali del IX e X Grado gli danno come significato “capo del Tabernacolo” mentre al XXIV, la risposta alla domanda Nichamaka Bulion è Bagulkal, Pharaskal.

    E’ possibilissimo che ci troviamo in presenza d’una convergenza di corruzione. Capo del Tabernacolo potrebbe dirsi menahel min-hamishkan… Da parte nostra, pendiamo per una deformazione di Bagoel kol o di Bego’al kol nei rituali del IX e XIV Grado e per una deformazione di Bo Hakol in quello del XXIV Grado.

     

    Banachad o Benachad

    E’ evidentemente una corruzione. Sotto la forma Banachad, lo si trova come Parola di Passo del VI Grado ed è presentato come un nobile, capo d’una delle dodici Tribù. Sotto la forma Benachad, è il sorvegliante degli operai della Tribù di Issacar, secondo il rituale dell’XI Grado. Al XIV Grado ha lo stesso ruolo.

    Benachad è verosimilmente una corruzione di Ben Hakar, che significa “figlio riconosciuto”. Si può vedere che questo nome deriva da Ben ‘Aqar, che si traduce “figlio sterile”, ma, in ragione del contesto, ciò sembra poco probabile.

     

    Banaya o Benaya

    Banaya, o Benaia, è una corruzione di Banayah, che significa “Dio costruisce”, figlio di Yehoyada’, il più illustre dei trenta preti di Davide, che Salomone nominò alla testa delle armate. In greco, il suo nome è tradotto Banaias, Banaia. Segnaliamo che Michel Saint-Gall vi vede piuttosto Benayah, che fa derivare da binah, che significa ragione, comprensione, e dunque traduce Benayah “Dio è intelligente”.

    Il rituale del V Grado gli attribuisce, identificandolo a Zerbal, il ruolo di fratello introduttore.

     

    Begaherad Stibium Hemuy

    Questo miscuglio di ebraico corrotto e di latino è, in effetti, una corruzione della frase Beahavah akhalek ‘im he’ani, che significa “con amore, io dividerò con il povero”, e che quadra bene con la traduzione data dal rituale del XXIV Grado. Non si vede, veramente, che cosa possa avere a che fare qui l’antimonio (Stibium)!

     

    Bego’al kol

    In ebraico Bego’al kol viene da go’al, ripugnanza, avversione, abominazione, e da kol, che significa “tutto”. La lettera posta davanti al nome significa in, con, ecc., ossia esprime un superlativo. Vuillaume propone dunque di tradurre con “nel disgusto di tutto”. Ma si potrebbe così vedere “il più grande degli abomini”, ciò che s’accorderebbe assai bene con il contesto del IX Grado…

     

    Ben Gabee o Bengaber

    Infatti, si tratta di Ben Gheber, che si traduce “figlio del forte”, secondo I Re 4,13, intendente di Salomone sulle alture di Galaad. E’così che è citato nel X Grado.

     

    Benchorim

    Benchorim è una corruzione di Ben Khorim, Il suo significato, molto vicino a quello dello spagnolo hidalgo, è “figlio di nobile”, o ancora “uomo libero”, “uomo di qualità”.

     

    Benchorim Achar Jakinai

    E’ l’iscrizione incisa sul retro del triangolo portato dal Tre Volte Potente Maestro all’VIII Grado .E’ una corruzione di Ben khorim hakar Yakinai, che sembra ben essere, come suppone Michel Saint-Gall, una frase forgiata nel XVIII secolo. La sua traduzione potrebbe essere “vero figlio di nobile, Dio è fermo”.

     

    Bendaca

    Bendaca è una corruzione di Ben-Daqar, (Ben-Deker) intendente di Salomone a Makaz (IRe, 4,9). Deker significa bucare, pugnalare. Bendaca è citato al X Grado.

     

    Bérith

    Bérith significa alleanza, patto. Si tratta qui dell’Alleanza contratta da Abramo con Jahve sotto le querce di Mamré (Genesi 15, 18). Il suo contenuto[2] è dunque importante:

    “Alla tua discendenza, Io do questa terra

    dal fiume di Misraim al grande fiume, il fiume Perat[3]:

    i Keniti, i Kenizziti, i Kadmoniti, gli Hittiti,

    i Perizziti, i Refaim, gli Amorrei, i Cananei,

    i Gergesei, gli Evei e i Gebusei”.

    Presa simbolicamente, questa Alleanza promette l’impero del mondo, purchè la Legge sia osservata.

     

    Berthemer

    Impossibile ritrovare la sua origine! Sorvegliante degli operai della tribù di Aser, secondo il rituale dell’XI Grado. Ma, secondo I Re 4,16, il capo della Tribù di Aser, sotto Salomone, eraBa’ana ben Khoushai.

    Bezelee’l

    Bezelee’l appare sul Gioiello e nelle Parole del XXII Grado, Cavaliere dell’Arco Reale, come anche tra i porta stendardi del XXV Grado. Si tratta verosimilmente d’una corruzione diBetsalel, che significa “nell’ombra di Dio”, figlio di Uri, figlio di Ur, della tribù di Giuda, “riempito in saggezza del soffio d’ Elohim”. Betsalel lavorò l’oro, l’argento ed il bronzo per il santuario del deserto, all’epoca di Mosè (Esodo 31, 2-6). In un certo senso, è il precursore d’Hiram.

     

    Binah

    Binah, che significa ragione, comprensione, è il nome della terza sephira. Binah figura, con Choemel e Tabinah, sulla Scala del XXIV Grado. Queste due ultime parole sono delle corruzioni, la prima di Guemoulah, ricompensa, remunerazione, e la seconda di Tevounah, che significa prudenza.

     

    Bo hakol

    Bo hakol, significa letteralmente “Tutto è in Lui”. E’ una locuzione assai frequente nelle preghiere.

     

    Booz o Boaz

    L’uno e l’altro sono delle corruzioni di Bo’az, che significa “in Lui è la forza”. Era, secondo I Re 7,21, il nome della colonna posta alla sinistra della porta del Tempio ed elevata da Hiram. Michel Saint-Gall scrive che la Bibbia dice che queste colonne erano di rame. Ma Chouraqui (I Re 7, 15-16) parla di bronzo… Bo’az è anche il nome d’un ricco proprietario di Betlemme, sposo di Rut la Moabita, da cui ebbe un figlio, Obed, padre di Ishai chiamato anche Iesse, esso stesso padre di David (Ruth 4,17). Luca farà di Bo’az l’antenato di Gesù (Luca 3, 2).

    Sotto la forma Booz, il rituale del V Grado lo dà come maestro dei Compagni, così stimato dal re che questi dà il suo nome alla colonna di sinistra. Sotto la forma Boaz, figura nella lista delle Parole dei Cavalieri d’Oriente, al XV Grado, e designa una delle colonne del Tempio al XXIII Grado.

     

    Bulion

    Questa parola fa parte delle domande rituali del XXIV Grado. Ciò può essere una corruzione di Bealilim, formato dal plurale “gli idoli” e dalla lettera-strumento ב. E’ possibile tradurla come “contro gli idoli”.

     

    Camael

    Citato nella lista dei sette Cherubini, al XXIII Grado, Camael dev’essere una corruzione di Khamaliel, che significa “Dio risparmia”.

     

    Cam

    Cam è il secondo figlio di Noè (Genesi 10, 1), egli stesso padre di Koush, (Etiopia), da cui discenderanno gli Etiopi ed i Nubiani, di Misraim, (Egitto), padre degli Egizi, di Put, antenato degli Arabi e dei Libici, e di Canaan, antenato dei popoli di Canaan. Per non aver coperto la nudità di suo padre, fu sottomesso a Sem ed a Iafet, suoi fratelli (Genesi 9, 25)

    E’ una delle tre Parole misteriose del XXI Grado, e una delle iniziali incise sul Gioiello del XXII.

     

    Cherubino

    Cherubino viene dall’ebraico kérouv. I cherubini sono, in origine e per i babilonesi, dei geni di forma metà umana e metà animale, destinati a vegliare alla porta dei templi e dei palazzi. Introdotti con l’angeologia nel Giudaismo al tempo dell’Esilio, sono in numero di sette: Gabriele, Camaliele, Michele Uriele Raffaele, Zafiele e Zachiele. Inizialmente i kérouvim servivano da decorazione all’Arca dell’Alleanza (Genesi 25, 17-20). E’ in questo senso che viene fatta allusione a loro nel IV, XI e XV Grado.

    In quanto esseri soprannaturali, intervengono tutti e sette sul Quadro del XVIII Grado. Ma è al XXIII Grado ch’essi svolgono il ruolo più importante, dando i loro nomi ad alcuni ufficiali della Loggia e ricevendo un’interpretazione simbolica in ciascuna delle Istruzioni.

     

    Choemel

    Choemel può essere una corruzione dikhomlah, che significa compassione, clemenza. Questa parola, associata a Binah ed a Tabinah, suggella il Settimo Giuramento e figura sull’ultima barra della Scala del XXI Grado. Ulteriormente, gli si sostituì la parola guemoul, che vuol dire ricompensa, beneficio. Vi è là più che una sfumatura…

     

    Civy

    Michel Saint-Gall sottolinea che Civy o Chivy potrebbe venire da shivi, la cui traduzione esatta è “siediti, donna!” e della quale non si vede molto come si applicherebbe qui… Propone allora di vedere in Civy una corruzione di ki. Claude Gagne[4], citando un erudito competente, ci ha segnalato che, nel linguaggio dei cammellieri, Civy corrisponde all’ordine d’inginocchiarsi e Ki a quello di alzarsi. E’, perlomeno, in accordo con il contesto. Ma non si vede come potrebbe esserci il collegamento tra i cammellieri ed i redattori dei quaderni, tanto più che queste parole si ritrovano nei rituali più antichi. Per noi le cose sono più semplici. La parola shevi, significa prigionia, prigioniero.

    Civi è una delle Parole del VII Grado e interviene nell’iniziazione all’XI.

     

    Cyrus

    Cyrus deriva, per via greca Kuroz, dall’ebraico Korèsh, derivante a sua volta dal persiano Kouroush, che significa padre, pastore, nel senso in cui il re è il padre del suo popolo. Re di Persia nel 555 A. C., dei Medi nel 549 A. C., vincitore di Creso nel 546 A: C., Ciro entra a Babilonia nel 539 A. C. e, fin dal 538, prende in considerazione l’Editto del Ritorno.

    Per l’intelligenza del suo ruolo nei rituali di Perfezione, è interessante ricordare Isaia 44, 28: Adonai…

    che dice a Ciro: “Mio pastore!”, ed egli soddisferà tutti l miei desideri dicendo a Gerusalemme: “Sarai ricostruita”, ed al palazzo: Sarai riedificato”.

    e Isaia 45,1: Così dice il Signore del suo eletto, di Ciro: “Io l’ho preso per la destra, per abbattere davanti a lui le nazioni

    Nel senso giudaico dell’ordine dei tempi, Ciro è uno degli strumenti del Signore e Isaia esprime tutta la simpatia, senza dubbio attiva, della comunità giudea nei suoi riguardi. Ciro svolge dunque un ruolo importante nei rituali di Perfezione. Appare di sfuggita nella leggenda del XIV Grado, ma è al XV Grado, Cavaliere d’Oriente, che assume tutta la sua importanza. Il presidente lo incarna ed è lui, benché strettamente parlando non sia un iniziato, che va ad instaurare Zurubbabel.

    Il suo Editto di Ritorno ha un ruolo centrale nel XVI Grado, come giustificazione della Patente di Dario. Un richiamo di questo ruolo viene fatto al XX Grado, il suo nome figura sul Gioiello del XXII ed un’ultima allusione è compresa nel discorso del Gran Commendatore del XXIV Grado.

    Daniele

    Daniel è la forma francese e significa “Dio è giudice”. Giovane deportato alla corte di Nabucodonosor, Daniele vi riceve il nome di Baltazzar (Daniele 1,7) ed ha il merito di rispettare le regole della Kasherout. Durante un festino diBel-shar-uçur (Baldassàr), è lui ad interpretare la famosa iscrizione Mene, Tekel Peres, con “Misurato, Pesato, Diviso”.

    Citato come uno dei profeti dell’Esilio al XIV Grado, il suo nome è la risposta a Dario per la Parola d’ordine del Lunedì al XXV. Il dialogo Dario? – Daniel significa dunque, “Colui che sostiene il bene? Dio è giudice”.

     

    Dario

    Dario, in greco Darioz ed in ebraicoDaryavesh, viene dal persiano Darayavahush, che significa “colui che sostiene il bene”. Successore di Cambise e re di Persia dal 521 al 486 a. C., è il vincitore di Maratona. Secondo Esdra 4, 5-24, è lui che autorizza gli Ebrei a ricostruire il Tempio.

    Dario appare all’improvviso nel rituale del XV Grado, dove sembra confuso con Ciro. In seguito riappare nel XVI Grado, per accogliere la delegazione di Zurubbabel; al XX, dove il presidente rappresenta Ciro, Dario o Artaserse; figura sul Gioiello del XXII Grado; è citato nel discorso del XXIV ed anche nelle Parole d’ordine del XXV Grado.

     

    Davide

    David, in ebraico, significa “Beneamato (da Dio)”. Ultimo figlio di Jesse ilBetlemmita, unto da Samuele, uccide Golia e, dopomolte peripezie, succede a Saul. Divenuto re, organizza e rinforza Israele poi si propone di costruire il Tempio, e il profetaNatan l’avverte allora di ciò che il Signore gli ha ispirato (I Cronache 17,4):

    Non tu! Tu non mi costruirai una casa per abitare.

    Ma che al contrario (I Cronache 17, 10):

    Il Signore costruirà una casa per te.

    promettendogli gloria e potenza per la sua discendenza e precisando che il figlio di David (ICronache 17,12):

    Lui mi costruirà una casa; io confermerò il suo trono in perennità.

    David comprò in seguito il campo d’Ornan (I Cronache 21, 24) per seicentosicli d’oro, riunì operai, cavapietre e taglialegna, ammassò i materiali, ferro, bronzo, oro, mise da parte centomila talenti d’oro e un milione di talenti d’argento ed affidò il tutto a Salomone (I Cronache 22, 1-16).

    E’ intanto che padre di Salomone e coautore dei progetti del Tempio che David appare nei rituali di Perfezione dei Gradi V, VII e X. Nei gradi XV e XVI, è fatta allusione solamente alla stirpe di David; al XIII e XIV Grado si tratta della promessa, concernente il Nome Ineffabile, fatta ad Enoc,Noè, Mosè e David.

     

    Dorson

    Deformato fino a sembrare britannico, Dorson deriva probabilmente da Dor, città di Canaan dipendente dall’amministrazione diBen-Abinadab, prefetto e genero di Salomone. Sorvegliante degli operai della Tribù di Zebulon, secondo il ritualedell’XI Grado.

     

    Elchadai

    Si tratta di una corruzione di ElShaddai, che significa “Dio Onnipotente”. Notiamo che (la somma delle lettere ebraiche) vale 314 e corrisponde al numero p tanto che (la somma delle lettere ebraiche) vale 345, che evocala Squadra, poi, per riduzione, 3. Per questa ragione, questo Nome Divino gioca un ruolo centrale nel simbolismo dei tagliatori di pietra e, secondo una tradizione orale del compagnonaggio, un Compagno Straniero, arrivando in un cantiere, domanda:

    Chi comanda qui?

    e, se si avvicinasse ad uno dei suoi fratelli, riceverebbe la risposta:

    Lo Shadai!

    Al XXV Grado, è la Parola di Passo attribuita ai Principi di Gerusalemme.

     

    Eleham

    Eleham è molto probabilmente una corruzione di Eli’am.

     

    Elehenam

    Altra corruzione, certamente volontaria, di Eli’am.

     

    Eli’am

    Eli’am significa “popolo di Dio”. La Bibbia cita più Eli’am e specialmente Eli’am Ben Ahitophèl, (Eliàm) uno dei preti di David (II Samuele 23, 34).

    Sotto la forma Eleham, è la parola di Passo del X Grado e designa colui che, in compagnia di Zerbal, scopre i due ultimiassassinii nella carriera di Bendaca. E’ in questo senso che è citato al XIV Grado. Sotto la forma Eleheham, è presenteal XV Grado come una delle Parole dei Grandi Eletti. La deformazione è molto verosimilmente volontaria, per permettere un computo delle lettere.

     

    Eliab

    Deformazione minore di Eliav, che significa “Dio è mio Padre”. E’ uno dei fratelli di David secondo I Samuele 16, 6. E’ qui uno dei compagni di Zurubbabel al XX Grado.

    Appare nell’Apertura al XXII Grado, e, al XXV, designa la Settima Tenda, campo degli Intendenti degli Edifici e dei Segretari Intimi. E’ anche il nome di uno dei portatori di bandiere.

     

    Emerk

    Esistono delle varianti: Emereke Emereh. Vuillaume pensa che converrebbe dire Amariah, che si può tradurre: “Dio ha detto”.Ma, anche tenendo conto di una trasmissione orale, la deformazione sembra troppo forte per essere verosimile. Mi sembra meglio riagganciarsi ad Emeth, che significa Verità.

    E’ il nome portato dal Sublime Cavaliere Eletto (XI Grado).Ed è in questo senso che appare nel XII e XIV Grado.Nel XXV Grado è il nome di uno dei portatori di bandiere.

     

    Emmanuele

    Emmanuel deriva dall’ebraico ‘Imanou-El, che significa “Egli (Dio) è con noi”. Secondo Isaia 7,14 Acaz, re di Giuda dal 736 al 716 A. C., non avendo voluto tentare il Signore, riceve da Lui l’oracolo:

    “Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio.

    Ella creerà il suo nome: ‘Imanou-El, El-con-noi.

    Molto più tardi, il Vangelo (Matteo 1, 23) farà di questo oracolo l’annuncio di Gesù.

    Emmanuele è la Parola di Passo del XVIII Grado ed una delle Parole sacre del XIX.

     

    Emunah

    Emunah è una corruzione di Emounah, che significa fedeltà, sincerità, lealtà.

    Questa parola suggella il Quarto Giuramento e figura sulla Scala del XXIV Grado.

     

    Enoch

    Secondo Genesi 5, 1-11, Enoch, o meglioKhanokh, è figlio di Iared, figlio di Maalaleél, e padre diMetoushèlah, chiamato anche Matusalemme. Questi generò Lamech, padre di Noè.

    Sottolineiamo che Enoch visse trecento sessantacinque anni, ossia, simbolicamente, un ciclo solare, e ch’egli non morì affatto ma fu rapito da Elohim (Genesi 5, 24). Khanokh significa dedica. Settimo patriarca antidiluviano, è, tradizionalmente, l’Iniziato ai misteri attorno al quale si è sviluppata un’abbondante letteratura di tipo apocalittico.

    Se Enoch non è citato, al XII Grado, che in occasione della Promessa fatta di svelare un giorno il Nome Ineffabile, il suo Tempio sotterraneo ed il Pettorale d’oro che egli ha inciso divengono, al XIII Grado, degli elementi essenzialiche accrescono molto fortemente la portata simbolica della Leggenda di Hiram. Questo tema del Tempio Primordiale resterà così importante nel seguito del Rito di Perfezione che se ne troverà menzione nei Gradi XIV, XV, XXI, XXIII e XXIV.

    SecondoGérard Prinsen[1], il personaggio di Enoch non sarebbe apparso nei rituali Scozzesi che dopo il 1750, fornendo così una preziosa indicazione cronologica.

    Esdra

    Esdra viene dal greco Esdraz, a sua volta derivante dall’ebraico ‘Ezra. In aramaico significa “(Dio è) aiuto”. Il significato ebraico è lo stesso. Più Esdra sono citati nella Bibbia. Quelli che ci interessano sono:

    • ‘Ezra, discendente di Aronne attraverso Sadoq e scriba versato nella Legge di Mosè, che fu segretario per gli affari giudei alla corte di Artaserse;
    • ‘Ezra, prete rientrato dall’esilio con Zurubbabel (Nehemia 12,1);
    • ‘Ezra, prete suonatore di tromba al momento della dedicazione del bastione (Nehemia 12,33).

    Profeta, prete e scriba, discendente di Aronne tramiteSadoq, segretario agli affari giudaici alla corte di Artaserse, viene a Gerusalemme, forse nel 458 A. C., latore di una lettera del re. E’ allora che restaura il culto, interdice e annulla i matrimoni misti, procede alla lettura solenne della Legge e celebra la festa delle tende. E’questo Esdra che si ritrova, Grande Oratore o Ministro di Stato, al XV e XVI Grado. Nehemia 12, 1 segnalaun altro Esdra, prete rientrato dall’Esilio conZurubbabel. E’ forse lo stesso citatoal XX Grado.

    Infine, la tenda dei Massoni simbolici e dei volontari, marcata S, del campodel XXV Grado porta il nome di Esdra.

     

    ‘Eved Amon

    ‘Eved Amon, significa letteralmente schiavodi Amon. Tali e quali, queste parole non appaiono nel Rito di Perfezione ma sarebbero, secondoMichel Saint-Gall, all’origine di Abdamon oAbdemon.

    Ezechiar

    Ezechiar deve essere una corruzione, via Ezechias, diKhizqiyahou, che significa “la mia forza è Yah”. Figliodi Achaz, fu il terzo re di Giuda (716-687 A. C.). Trattato molto bene dalla Bibbia, fece portare l’acqua a Gerusalemme, ricopiare o comporre il libro dei Proverbi (Proverbi 25,1) e soprattutto intraprese una riforma religiosa. Riuscì ad eludere la minaccia assira pagando un tributo.

    Al XXV Grado, il suo nome serve come domanda nella Parola d’Ordine del sabato.

     

    Ezechiele

    Ezechiele viene daYekhezqel, e significa “Dio è forte” o “Dio rende forte!”. Prete di Gerusalemme, fu senza dubbio portato in Babilonia al tempo della prima deportazione nel 598 A. C. Inizia la sua predicazione profetica nel 593 e diviene “un guerriero della casa d’Israele”, incaricato di fustigare i peccatori.. Dopo la distruzione del Tempio, nel 587, diviene il profeta della salvezza. Le sue visioni, la sua spiritualità, il suo misticismo hanno rinnovato la vita religiosa giudaica e costituiscono le radici profonde (la Torah d’Ezechiele) della Cabala.

    Al XXV Grado, il suo nome è la risposta alla domanda Cipro? della Parola d’Ordine della domenica.

     

    Gabaon

    Gabaon, o meglio Gaba’on, viene dal greco Gabaon, trascrizione leggermente scorretta dell’ebraico Guiv’on, derivante da guiv’ah, che significa rialzo, collina. I Gabaoniti, d’origine hivvita[5], una popolazione preisraelita della Cisgiordania, conclusero un’alleanza con Israele ma, secondo Giosuè 9, 3-27, avendola ottenuta con l’astuzia, non ricevettero che lo stato inferiore di “tagliatori di legna e portatori d’acqua”. Notiamo che un Grado di Tagliatori è stato praticato verso il 1760 e che Gabaon è stata la Parola di passo del Piccolo Architetto.

    Sotto la forma di Monte Gabaon, si ritrova tra le Parole e sul Quadro dei Cavalieri d’Oriente. Nel rituale del XXIII Grado, è indicato che il Monte Gabaon disimpegnerà una parte nei simbolismi di XI, XII ed anche in quello di Maestro Scozzese dei tre J. Gabaon è allora associato alla scala di sette gradini ed al pianeta Mercurio.

     

    Gabriel

    Gabriele deriva dall’ebraico Gavriél, che significa “il mio Dio è potente”. Secondo l’angeologia introdotta nel Giudaismo durante l’Esilio, il primo dei sette cherubini. Secondo Luca 1, 26-38, annuncia a Maria la nascita di Gesù.

    Al XXIII Grado, è il nome portato da uno degli ufficiali.

     

    Galaad

    Galaad, o meglio Guil’ad, significherebbe, secondo Michel Saint-Galle, “terreno roccioso ed accidentato”. E’ il nome di una contrada della Transgiordania effettivamente montagnosa e boscosa. Questo nome può derivare da gal, che significa ammasso, cumulo, ma anche flutto, onda, e leva, e da ‘ad, che significa ricchezza, bottino, ma anche eternità, durata. Una traduzione possibile potrebbe essere dunque “ricchezza abbondante” ma il campo del significato resta aperto. Il Guil’ad biblico sembra essere figlio di Machir, figlio di Manasse (Giosuè 17,1).

    L’ipotesi di Michel Saint-Gall, secondo cui il Galaad della Leggenda sarebbe stato costituito, utilizzando una coincidenza fortuita con una parola ebraica, dopo quello della leggenda d’Artù, è molto seducente.

    Al XIV Grado, è il nome portato dal Gran Guardasigilli e soprattutto, nella Leggenda del Grado, quello del capo dei Leviti, guardiano della Volta Sacra, che scelse di morire per preservare il suo segreto. Il suo sacrificio è ricordato al XXIII Grado.

     

    Garinous

    Questa parola pone un problema: al XVII e XXIV Grado dev’essere una corruzione di Garimond, tradizionalmente patriarca di Gerusalemme, che diede la loro Regola ai Templari. Si tratta dei rituali dei canonici regolari del Santo Sepolcro provenienti dall’abbazia Saint Victor di Parigi.

    Ma, al XXV Grado, si ritrova Garinous tra i portatori di bandiere, essendo gli altri quattro (Bezee’l, Eliab, Manchen ed Emerk) d’origine ebraica. Perciò, non è possibile che il Garinous del XXV Grado sia differente dal precedente e debba essere considerato come una corruzione. Ma allora si può azzardare come origine gar ènosh, letteralmente uomo straniero.

     

    Gomes

    Michel Saint-Gall traduce Gomes o Gomez, che deriva dall’ebraico, “il riprodurre”, in accordo con i dizionari moderni che vi vedono i verbi potare, sfrondare. Vuillaume lo rettifica in gomel, che significa “la ricompensa”. La Tradizione vuole vedervi Bellezza e questo sarà tutto insieme il pilastro centrale che sostiene il Santo dei Santi e la prima parola di Adamo vedendo Eva… Quest’ultima interpretazione ci sembra troppo galante per non essere tardiva.

    Da parte nostra, siamo molto tentati di vedervi una corruzione della grafia sviluppata da guimel, lettera ebraica, e questo tanto più che è domanda, al IV Grado, del significato della lettera posta al centro della Stella fiammeggiante.

     

    Gravelot

    Gravelot, malgrado la sua consonanza molto francese, verrebbe, secondo Vuillaume, da garav-lot, esso stesso formato da garav, che significa eczema, rogna, e da lot che vuol dire coprire, nascondere. Una traduzione potrebbe dunque essere “il rognoso obbrobrioso”!

    Jubello Gravelot è, al X e XIV Grado, il nome di uno degli uccisori di Hiram.

     

    Guibelum

    Alcuni Tegolatori, specialmente Vuillaume, gli sostituiscono Jabulum, che riallacciano a Jibullum, a Jibellum, anche a Chibullum o aZebulon. Le cose ci sembrano più semplici: se ci si riferisce a I Re 5, 32, si trova “Gli operai di Salomone, gli operai di Chiram e di Guiblim sgrossavano e preparavano il legname e le pietre per la costruzione del Tempio”. Ora, questi Guiblim non sono altri che gli operai forniti dalla città di Guébal divenuta Biblos, e che facevano giustamente parte degli Stranieri di passaggio associati alla costruzione del Tempio. Si ritrova là una convergenza significativa con le leggende dei compagnons.

     

    Guibs

    Guibs potrebbe derivare da guiben, che significa gobbo. Saremmo allora rinviati alla tradizione d’incapacità, detta delle tre b, balbuziente, gobbo, sbilenco, (in francese: bègue, bossu, bancal- n.d.t.) che interdiceva l’ammissione presso gli Operativi.

    Notiamo che Jubella Guibs è, al X ed al XIV Grado, il nome di uno degli uccisori di Hiram.

     

    Habacuck

    Abacuck viene da Khabaqouq, che potrebbe derivare da Khavaq che significa stringere. Michel Saint-Gall vi vede “stretta amorosa”, ma altri menta, basilico, derivante da una parola akkadica… Quel che sia, Abacuc è un profeta minore che officia verso il 600 A. C., prima della rovina del regno di Giuda. Le sue imprecazioni contro Babilonia non mancano d’ispirazione.

    La parola serve da risposta alla domanda Serse? della Parola d’ordine del martedì, nel rituale del XXV Grado.

     

    Hamach Sciata

    Si tratta di una corruzione di ‘Amal sagui, dove amal significa lavoro, pena, fatica, e sagui, grande, potente. In totale, si ha dunque “grande pena”, “grande lavoro”. Michel Saint-Gall, in accordo con Vuillaume, traduce queste parole: “grande afflizione”, “grande lavoro”, “grande miseria”. Ma conviene ricordarsi che shittah vuol dire acacia…

    Queste parole suggellano i Cinque Giuramenti del Cavaliere Kadosh.

     

    Hamal aheck Guibelum

    Hamal è una corruzione di ‘amal, che significa lavoro, pena , fatica, ma anche i verbi lavorare, affaticarsi, tormentarsi. Aheck può essere una corruzione di hakah, che significa “qui”. Nell’insieme potremmo avere “qui lavora Guibelum”, che sarebbe in buon accordo con il contesto…

    I Tegolatori indicano spesso, dopo Vuillaume, Tov ba’ani amal aval, che traducono “è veramente buono ricompensare il lavoro”. E’ pochissimo soddisfacente e senza rapporto con la Leggenda.

    Al XIII Grado del Rito di Perfezione, questa frase costituisce la Parola di Passo ed è tradotta: “Guibelum è un buon Massone, che ci deve aiutare e ricompensare”.

     

    Harodim

    Harodim, in ebraico, è il plurale di harod, che deriva da radah, che significa dominare, asservire, ma anche ritirare, estrarre. Harod, che è sinonimo di Menatsekha, significa capo, sorvegliante, ed anche, volendo, caposquadra.

    Nel nostro testo, questa parola è in genere preceduta dal nome di un personaggio qualificato come principe degli harodim o principe harodim. Si tratta di Tito al VII Grado; di Abda, Adonhiram e Tito all’VIII; di Abda solo al XIV. Una sola eccezione: al XXII Grado si tratta di un Principe Harodim

     

    Heleneham

    Corruzione di Eli’am.

     

    Hérode

    Hérode deriva dal greco Herod, che significa nobile, semidio, e chi ha donato, Horedos in ebraico. Due personaggi storici portano questo nome: Erode il Grande e suo figlio Erode Antipa. Il primo, figlio dell’Idumeneo[6] Antipatro nominato praticamente governatore della Giudea da Pompeo, costruì tutta la sua carriera sull’alleanza romana, passando dall’alleanza con Pompeo a quella con Antonio. Diviene re, sotto la dominazione romana, nel 37 a. C. e regna sino al 4. Grande costruttore, ricostruì il Tempio, eresse il palazzo d’estate di Massada, ecc., in ciò che è chiamato lo stile erodiano, fatto di enormi blocchi di parecchie tonnellate assemblati senza cemento. Un po’ prima della sua morte, per assicurare il trono ad Erode Antipa, fece uccidere i suoi figli Alessandro, Aristobulo e Antipatro… Erode Antipa, re dal 4 al 39 a. C., si distinse per la sua sottomissione a sua moglie Erodiade, per l’esecuzione di San Giovanni Battista e per il supplizio di Gesù.

    Erode il Grande è menzionato durante l’istruzione del XX Grado e, verosimilmente, nella domanda della Parola d’ordine per il venerdì del XXV.

     

    Hérodim

    Si tratta lì d’un errore di copista e conviene leggere Héredom. Ma le cose non sono per questo più semplici! Il rituale del XVIII Grado si riferisce ai Massoni di Herodim, dal nome della prima loggia che si sarebbe tenuta sotto la montagna di questo nome, al nord-ovest della Scozia. Le si associa spesso anche il nome di Kilwinning. Ma, per quanto Kilwinning è il luogo dove i monaci francesi stabilirono la loro abbazia nel XII secolo, nella contea d’Ayr, all’ovest di Kilmarnock, non sembra che vi abbia mai avuto di monte Héredom… E’ stato molto chiosato su ciò che bisognava intendere per Heredom…Segnaliamo che Nicolas de Bonneville, un contemporaneo, ha scritto[7]

    Il monte Héredom simbolizza il Collegio di Clermont”.

    appoggiando così la tesi di un’origine giacobita dello Scozzesismo.

     

     

    Hiram Abif

    Si tratta qui di deformazioni, consacrate dall’uso, di due parole khiram ed avi. Khiram può avere due etimologie. Sia che derivi da fratello, e da ram, alto, elevato, e ottenendo la traduzione usuale “mio fratello è grande”; sia che si parta dalla radice vita, vivo, e ram e si arriva alla traduzione di Vuillaume “vita celeste”. Si deve anche associargli Akhiram e Huram, che si può tradurre con “egli è illustre”, nel senso che si da implicitamente al titolo di Illustrissimo Fratello. Avi viene da av e significa “mio padre”. La corruzione deriva dal fatto che la v si pronuncia come una b…

    Si vede dunque che si dovrebbe piuttosto dire, trattandosi dell’Architetto, Huram Avi, letteralmente “Nostro Illustre Padre”, ciò che potrebbe essere rapportato alla titolatura mitriaca, riservando Hiram al re di Tiro. E’ presente d’altronde, sotto questo nome, in II Cronache 2, 12 e 4, 16.

    La Bibbia cita due Hiram. Il primo, Hiram di Tiro, o meglio Hiram di Sor (si pronuncia tsor), è un re fenicio, alleato tanto di David che di Salomone, e che fornì loro materiali ed operai per le costruzioni del palazzo reale (II Samuele 5,11)e del Tempio (I Re 5,5-21).

    Il secondo è qui il più importante: è un negoziante di bronzi, figlio di padre tiriano e madre neftalita (I Re 7,13) o danita (II Cronache 2,13). E’ lui che esegue per Salomone tutto ciò che deriva dalla sua arte. La Tradizione ne ha fatto l’Architetto. In effetti, i più antichi manoscritti operativi non lo menzionano. Più tardi, sarà assimilato al figlio di Hiram di Sor e porterà qualche volta dei nomi sostitutivi come Aymon.

    Personaggio centrale della Leggenda dell’Antica Maestria, Hiram Abif non è citato Nei Gradi XII, XV, XVI, XVII, XVIII, XIX, XXI e XXII. Non appare, al XXV Grado, che in un breve avvertimento, che sembra ben essere stato inserito da Francken stesso.

     

    Hiram di Tiro

    Alleato di David e di Salomone, Hiram di Tiro, o meglio Hiram di Tzor, fornì a questi i materiali e gli operai qualificati, necessari alla costruzione del palazzo reale poi del Tempio. Aiutò anche Salomone ad armare una flotta. In cambio, ricevette, secondo I Re 9, 10-14, “venti villaggi della Galilea” di cui fu molto deluso.

    Hiram di Tiro è citato al V Grado, presiede con Salomone la Loggia del VI Grado, siede alla sinistra di Salomone al XIII, e, in assenza del Grande Ispettore o del suo Delegato, alla destra del re al XIV Grado.

     

    Hoben

    Hoben, s’incontra anche Hocen, potrebbe essere una corruzione diYehohaben ma significherebbe allora “figlio di Dio”, ciò che non si adatterebbe affatto, si ammetterà, ad uno degli assassini di Hiram. Un’altra pista, che ci sembra ugualmente da scartare, sarebbe quella di ‘eved, che significa schiavo. Un’altra ipotesi ci sembra essere: di vedervi una deformazione di khibal, che significa sabotare, in miglior accordo con la Leggenda e con gli altri nomi dei malvagi compagni.

    E’ uno dei nomi, con Abiram e Jubullum Akyrop, portati dai primi assassini d’Hiram Abif.

     

    Homen

    Homen può essere una corruzione di hamon, che significa folla. Ma potrebbe anche venire da Heman, uno dei saggi citati da I Re 5, 11.

    Al XX Grado, è uno dei nove Grandi Maestri che viaggeranno verso Gerusalemme e, al XXV, è il nome della quarta tenda, campo dei Cavalieri dell’Arco Reale.

     

    Huterfut

    Huterfut, o Oterfut, sembra terribilmente deformato. Michel Sait-Gall lo giudica non interpretabile… Si può tuttavia pensare a hitarphout, che indica il fatto d’essere dilaniato, e che ritroveremo nel tipo del supplizio subito, e che si può tradurre con “colui che sarà dilaniato”.

    Secondo certe tradizioni, è uno degli uccisori d’Hiram Abif.

     

    Huzzah

    Huzzah è certamente una interiezione di gioia tipicamente britannica in cui l’ortografia varia anche in huzza e in huzzay. La sua origine etimologica non è chiara.

    Al XVIII Grado, questa esclamazione saluta la scoperta della Parola Perduta. Ma allora, è più verosimile che si tratti di una corruzione dell’ebraico zeh hou, che significa “è lui!”, che è in eccellente accordo con il contesto e le cui parole sarebbero state invertite.

     

    INRI

    E’ la Parola Perduta del XVIII Grado. Formata dalle iniziali delle quattro parole Giudeo, Nazareth, Raffaele e Giuda, il suo significato evidente, nel Rito di Perfezione, è Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum, cioè Gesù il Nazareno, re dei Giudei. Secondo Giovanni 19, 19, Pilato pose sulla croce di Gesù un cartello sul quale aveva scritto “Iéshoua’ il Nazareno, re dei Iehoudim”, ossia la frase latina tradizionale. Luca 23, 38 non parla che dell’iscrizione “E’ il re degli Iehoudim”, pressochè identica al “Il re dei Giudei” riportata da Marco 15, 26. Matteo 27, 37 vi vede l’accusa “E’ Iéshou’, il re degli Iehoudims”. Così, la scelta di INRI segna l’ispirazione giovannita del Grado.

    Dopo aver affermato (p. 140) che nel Rito Francese le lettere I.N.R.I. non significano in nessun modo Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum, ma tutt’altra cosa che si rivela solo nell’iniziazione, Vuillaume, a proposito del Gran Commendatore del Tempio (XXVII Grado del RSAA), indica (p. 186) i seguenti aforismi ermetici:

    Ignem natura regenrando integrat

    Igne natura renovatur integra

    Igne nitrum roris invenitur

    poi cerca di stabilire una interpretazione ebraica discretamente tirata per i capelli e della quale Michel Saint-Gall ha fatto sufficientemente giustizia.

    Infatti, tutti i rituali Rosa+Croce che abbiamo potuto consultare e che sono anteriori al 1770, o sono d’ispirazione cristica o, come il Vero Rosa+Croce diGermania, non fanno allusione all’acronimo INRI.

    Sembra dunque evidente che solo delle considerazioni esterne alla vera tradizione Scozzese hanno potuto condurre alcuni a voler sviare le parole dal loro senso.

     

    Iod o Yod

    Yod è, ben inteso, la decima lettera dell’alfabeto ebraico. Ma è anche uno dei Nomi Divini, preso nel senso di unità del principio creatore, laMano Divina. Si può allora rapportarla alla Tetractys pitagorica.

    Iod o Yod è una delle Parole Sacre del IV Grado.

     

    Ivah o Yvah

    Yvah, è uno dei Nomi Divini secondo la Kabbala. E’ una delle Parole Sacre del IV Grado.

     

    Jabulum

    Al XVII Grado, Jabulum è la Parola data in risposta alla domanda Abadon, forma corrotta di Avadon, l’angelo degli abissi. E’ sicuramente una corruzione. Michel Saint-Gall propone l’origine zebouloun, derivato da zevoul, che significa dimora. E’ evidentemente possibile, ma senza grande rapporto con il nostro contesto. Altri autori vogliono vedervi un derivato di yovel, che si traduce con giubileo o giubilare ma anche con corno, tromba, ed anche con ariete… Nella discendenza di Caino si trova Iubal, fratellastro di Tubalkain, che si dice essere il “padre dei musici” (Genesi 4, 21). Nel contesto del XVII Grado, si potrebbe dunque vedervi un’allusione alla tromba dell’angelo degli abissi.

     

    Jakin o Yakin

    Si dovrebbe dire Yakin, che, derivando dalla radice …., significa stabilire, fondare. Di lì la sua associazione con Booz per l’affermazione “nella forza Egli stabilirà”. E’ il nome della colonna di bronzo posta da Hiram Abif alla destra della porta del Tempio (Re I 7, 15-22). Molti personaggi biblici secondari portano questo nome.

    Al V Grado è il maestro degli Apprendisti. Al XV Grado è una delle Parole dei Cavalieri d’Oriente, e la Colonna Jakin è citata al XXIII.

     

    Jakinai o Yakinai

    Jakinai, o meglio Yakinai, significa “la mia fermezza”, “la mia certezza”. Vuillaume vi vede il plurale di Yakin, ciò che contesta Michel Saint-Gall. Ma sembra che questa interpretazione possa tuttavia essere accettata, la desinenza ai marcando il plurale in certe lingue come la fenicia. Una ricostruzione ebraica di Yakinai sarebbe allora Yakhinim.

    E’ la Grande Parola del VII Grado, una delle parole di Passo dell’VIII dove la sua iniziale figura sul Gioiello e, al XIII Grado, uno dei Nomi e Parole che compongono il Nome misterioso.

     

    Japhet (Iafet)

    Japhet è la trasposizione tradizionale di Yèphet, che Michel Saint-Gall traduce con elevato o bellezza ma che a noi sembra venire da yaphah, che vuol dire essere bello, essere affascinante e che si tradurrebbe allora con “tu sei bello”. In ogni caso, fu il terzo figlio di Noè e, attraverso i suoi sette figli, l’antenato dei popoli del Nord e dell’Ovest europeo.

    Con i suoi fratelli, interviene nell’Apertura del XXI Grado in cui il suo nome è una delle Parole misteriose utilizzate al momento del Toccamento. Iafet svolge anche un ruolo importante al XXII Grado.

     

    Jeckson

    Il nome Jeckson è direttamente associato all’aneddoto del leone che custodiva nella sua bocca la chiave d’oro dell’Arca dell’Alleanza, raccontato al XIII Grado e che ricorda l’Orifiamma T del XXV. Secondo il rituale del XX Grado, Jeckson, che significherebbe “io sono ciò che sono”, sarebbe il nome dell’uomo che scoprì la caverna dove si rifugiò questo leone. Bisogna ricordare che al XIII Grado la risposta rituale alla domanda

    “Chi siete voi?”

    è

    Io sono ciò che sono, il mio nome è Guibelum!

    Jeckson, in altri rituali s’incontra Jackson, è sicuramente o una corruzione o un crittogramma. In effetti, nel corrispondente rituale di Mirecourt, la Parola è calligrafata JeKSonne, mettendo in rilievo le lettere JKS. Si può allora pensare al crisma e tradurre con le parole grecheIesou Kurio Soter, ossia Gesù, Re e Salvatore.

     

    Jérusalem

    Jérusalem, in ebraico Yéushalèm, trae il suo nome dall’antica città tolta ai Gebusei verso il 1000 a. C. da Davide (II Samuele 5, 6-9). Questo nome era Urusalimu, che significa “la città dedicata a Shalem”, un dio locale. Notiamo che Gerusalemme è qualche volta detta “la città della Pace”.

    Nella misura in cui essa è il cardine della Leggenda salomonica, Gerusalemme è presente in quasi tutti i rituali dei Gradi di Perfezione. A questa regola mancano solo i Gradi XI e XII dell’Antica Massoneria, ed anche i Gradi XVIII, XXI e XXII della Massoneria Rinnovata.

     

    Gerusalemme Celeste

    Il simbolo della Gerusalemme Celeste viene da San Giovanni (Apocalisse 21, 9-27).[8]

    Venne uno dei sette messaggeri che hanno le sette coppe piene

    delle sette piaghe, le ultime.

    Mi parlò e disse: “Vieni! Ti mostrerò la donna la sposa dell’Agnello”.

    Mi trasportò in spirito su una montagna grande e alta.

    Mi mostrò la città del santuario, Gerusalemme. Essa scendeva dal cielo, da Dio.

    Infatti, questo simbolo è direttamente legato al concetto di ordine della Storia, secondo il quale si compie, con l’aiuto dell’uomo, il piano divino, in un secolare combattimento tra il Dio della luce e l’angelo delle tenebre. Dopo la fine della Storia, l’universo entrerà in un nuovo assoluto.

    La Gerusalemme Celeste forma la trama simbolica del XIX Grado.

     

    Jésus o Jésus-Cristo

    Jésus deriva dal greco Iesou, formatosi a partire dall’ebraico Yeshu’a, che vuol dire “Dio è il salvatore”. E’, perlomeno, ciò che ci indica Chouraqui tanto che Michel Saint-Gall afferma che il vero nome del Cristo è Yeshe’yahou, che significa “Yah è colui che aiuta” e che si traduce più spesso con Isaia. Egli avrebbe ricevuto il diminutivo di Jésou. La Chiesa cattolica riconosce la stessa etimologia di Chouraqui. La differenza è meno sottile di quanto si potrebbe pensare poichè questa etimologia fa di Gesù un doppio di Giosuè, condottiero, e che l’altra lo riaccosta ad Isaia, il profeta. Il problema della sua storicità come quello della sua divinità, esce evidentemente dal nostro proposito ma la sua importanza spirituale è fondamentale, anche per i credenti giudei che non possono che negare il suo carattere messianico.

    Molto esplicitamente il XVIII Grado del Rito di Perfezione tende a riprodurre simbolicamente la morte e la resurrezione di Gesù-Cristo. Per il resto, Gesù-Cristo non è menzionato che nella preghiera di Jacques de Molay, al XXIV Grado.

     

    Jeva

    Si tratta d’una deformazione di Yehovah, forma corrente in occidente per vocalizzare il Tetragramma.

    Jeva è la Parola Sacra del V Grado ed interviene nel Quadro di Loggia dell’XI.

     

    Joabert

    Joabert (a volte si trova anche Johabert o Johaber) è una corruzione di Yéhokhaver, che è formato da Yehovah, il Tetragramma, e dakhaber, che significa compagno, amico. Yéhokhaver può dunque tradursi “compagno di Dio”. E’, con Stolkin e Guibelum, uno dei tre personaggi essenziali coi quali l’adepto è chiamato ad identificarsi nel corso delle iniziazioni così come è ricordato al XXIV Grado. La scelta di questo nome, tenuto conto del suo significato, non è certo casuale…

    Lo s’incontra, nel Rito di Perfezione, sotto la forma corrotta di Joabert al VI, VII, IX, XI, XIII e XIV Grado.

     

    Josué (Giosuè)

    Josué è una forma francesizzata di Yehoshu’a, che significa “Yah salva”. E’ anche, secondo alcuni, il nome di Gesù. Numerosi personaggi biblici portano questo nome, il più conosciuto essendo il successore di Mosè e l’eroe del libro che porta il suo nome. Tra essi ci interessa particolarmente uno perchè fu il primo Grande Prete associato a Zurubbabel.

    E’ questo Giosuè che figura tra i sette Gran Maestri che, secondo il rituale del XX Grado, viaggiarono verso Gerusalemme. Dà il suo nome alla nona tenda, contrassegnata N e che ospita il campo dei Maestri Perfetti e dei Maestri Segreti, al XXV Grado.

     

    Joyada

    Joyada può essere sia la corruzione di Yehoiad’a, che significa “Yah sa”, sia quella di Yoav, che significa “Yah è Padre”. Il primo è, secondo II Samuele 8.18, il padre di Banaia, uno dei preti di Davide, e il secondo, secondo Esdra 2, 6, uno dei capi di famiglia rientrati dall’esilio.

    E’ questo Yoav che, sotto il nome di Joyada, figura tra i Grandi Maestri che, secondo il rituale del XX Grado, viaggiarono verso Gerusalemme.

     

    Jubellum

    Secondo il rituale del XX Grado, è il nome dell’uomo che combattè il leone nella caverna, quel leone che custodiva la chiave d’oro dell’Arca dell’Alleanza. Non deve dunque essere confuso con gli uccisori di Hiram. Il suo nome potrebbe derivare dal latino jubilum, “grido di soldato, clamore guerriero”…In tutti i casi, l’episodio del leone non è biblico.

     

    Jubullum, Jubella, Jubello

    Jubullum, Jubella, e Jubello derivano, all’evidenza, da un declinazione latina di fantasia che non deve avere alcun rapporto con jubilare, “possanza di grandi grida”. Ma, allora, non si può vedere una deformazione di Yovel, anche abbellita di un diminutivo, poichè questa parola vuol dire giubilare e si ritrova associata alla tromba di un sophar…Come accettare in ebraico ciò che viene ad essere rigettato in latino? Un’altra pista potrebbe ben essere quella di yobev, che significa gemere, lamentarsi. Il supplizio dei due ultimi assassini li aveva resi così gementi che furono oggetto della pietà del boia. Si tratterebbe allora d’una variazione volontariamente derisoria sul tema dei Tre Gementi.

    Sono citati tutti e tre al X Grado.

     

    Juda, Judéa e Judée

    Se l’origine comune di queste tre parole è certamente Yehoudah, che può essere interpretato come “Dio sia lodato”, esse designano, secondo il contesto, delle cose ben differenti. Giuda fu il quarto figlio di Giacobbe e Lia che ebbe un ruolo moderatore nell’affare di Giuseppe. E’ l’antico eponimo di una delle Tribù. Questa, la Tribù di Giuda, s’installò all’estremo sud della Terra Promessa, tra Betlemme ed Arad. Fu l’analogo sudista della Tribù dominante del nord, Efraim o casa di Giuseppe, e prese il comando di Israele con l’avvento di David. Il paese di Giuda designa tutto il sud della Palestina, dal nord di Ebron fino al Negeb. Il regno di Giuda, uscito dallo scisma del 931 a. C., comprende essenzialmente la Tribù di Giuda e gli associa quella di Beniamino. Si estende da Betel a Cades, escludendo il regno filisteo, su una fascia costiera tra Joppa e Gaza. La Giudea appare nella Storia dopo la conquista macedone. E’ dapprima solamente la regione intorno a Gerusalemme, tra la piazzaforte di Betel al nord, e di Bethsour al sud. Poi, all’epoca romana, dopo Erode il Grande, è tutto il sud della Palestina.

    Notiamo che Michel Saint-Gall segnala l’interessantissimo yehuda, che significa unione in aramaico, come origine etimologica di Yehoudah.

     

    Kadosh

    Kadosh, in ebraico significa santo, sacro. Qui la vocalizzazione è molto importante: se laך è seguita da una holem (vocale o), si tratta di kadosh (santo, sacro, separato); se è seguito da un ségol (vocale é), si tratta di kadésh (santità, ciò che è santo, ciò che è stato consacrato); se è seguito da una tsere (vocale e), si tratta di kadesh (consacrato allo stravizio)…

    Ugualmente השןדק può, pronunciandosi kadoushah, designare la santità e, pronunciandosi kedeshah e scrivendosi חשדק, designare una prostituta.

    Per quel che riguarda il Rito di Perfezione, i Cavalieri Kadoshim sono evidentemente e simbolicamente dei santi. In quanto Grado, si parla di Cavaliere Kadosh al XVI, XVII e XXI Grado, dove sono esplicitamente nominati in quanto appartenenti ad un Grado superiore, ed al XXV Grado dove si tratta di Cavaliere dell’Aquila Bianca e Nera.

     

    Kerem

    Kerem significa vigna. Sorvegliante degli operai della Tribù di Dan, secondo il rituale dell’XI Grado.

     

    Ki o Ky

    Ki è si una parola ebraica ma è la congiunzione se, poiché, quando, ecc., Bisogna dunque cercare altro. Michel Saint-Gall propone khai, che significa vivente, vivo. Ciò ben si applica al senso generale di debutto! imposto dal contesto dei rituali del VII, VIII e IX Grado.

    KY è una delle sette Parole del VII Grado, è presente nel Terzo Segno dell’VIII così come nel corso dell’Iniziazione dell’XI.

     

    Lux Ex Tenebris

    Motto del XXIII Grado, Lux Ex Tenebris si traduce con “la Luce scaturisce dalle Tenebre”. E’ interessante notare che il rituale fornisce più interpretazioni:

    l’uomo è rischiarato dalla Ragione ed è capace di penetrare le tenebre e le oscurità che l’Ignoranza e la Superstizione spandono intorno a lui;

    è dalla profondità delle tenebre che bisogna evadere per raggiungere la vera luce;

    l’Uomo è rischiarato dalla Luce della Ragione che penetra le tenebre dell’Ignoranza e della Superstizione;

    che hanno tutte una connotazione razionalista. Tuttavia, l’opposizione della Luce e delle Tenebre è sovente presa in tutt’altro senso, come notiamo nella paolina Post tenebris Lux

     

    Mahabin

    Mahabin pone chiaramente un problema. Vuillaume propone makobim, che traduce con dolori. Michel Saint-Gall lo riallaccerà sia a Makhabim, plurale di makhabi, che deriva molto probabilmente da makévét, che significa martello e che fu il soprannome più conosciuto dei Maccabei. Tutte queste reintegrazioni non sono affatto soddisfacenti e non si vede come potrebbero corrispondere ad una Parola Coperta del XIV Grado…

    L’ipotesi più soddisfacente sarebbe di vedervi una deformazione estrema della Parola di Passo Mohabon.

     

    Mahacmaharaback

    Mahacmaharaback strettamente non vuol dire niente salvo che riferita al frazionario. Si può cercare, come suggerisce Michel Saint-Gall, di frazionarla per farne una frase…E’ possibile trovarvi il pronome interrogativo mah, che significa che. Si avrebbe così mah..ac..mah..arabak. L’ultima frazione porrebbe bene l’aggettivo kharev, che significa devastato, deserto e dovrebbe applicarsi al Tempio. Il residuo …ac… potrebbe essere ‘aqa, che significa sventura. Finalmente, si otterrebbe, letteralmente, “Che sventura! Che deserto!” ed esprimerebbe la desolazione davanti alla rovina del Tempio.

    Un’altra soluzione consiste nel non tradurre il secondo mah con che ma con makhar, che significa domani. L’intera frase diventerebbe dunque mah ‘aqa makhar kharev, il cui senso sarebbe “Che sventura! Domani tu sarai devastato!” Avremmo allora una allusione diretta alla distruzione del Tempio di Salomone.

    Una traduzione letterale del supposto significato di questa parola, “Dio sia lodato, noi l’abbiamo ritrovato!” non conduce a niente che possa, anche a prezzo di estreme deformazioni, pronunciarsi così.

    Questa Parola non figura né nel quaderno di Maestro Perfetto Scozzese vero di Scozia della Madre Loggia di Marsiglia, né in quello di Eletto Perfetto di Bordeaux, ma si ritrova presso che identico nel Grande Eletto di Londra.

    E’ la Terza Parola, o Gran Parola di Passo del XIV Grado. Al XV Grado, per ragioni pratiche di computo di lettere, figura amputato della k finale.

     

    Malachi, Malachia o Malechia

    Nei tre casi si tratta della corruzione di Malaki, che significa “Inviato di Dio” o, più semplicemente, “mio inviato”. Si tratta di un profeta anonimo officiante verso il 450 a. C. e che si considera come l’ultimo dei dodici ispirati.

    E’ in questo ruolo che viene citato al XIV Grado. Al XXV, dà il suo nome in risposta alla Parola d’ordine del sabato, Ezechiar, forma corrotta di Ezechias, che significa “la mia forza è in Yah”. Sotto la forma di Malechias è uno dei nove Gran Maestri che viaggiarono verso Gerusalemme al XX Grado. Infine, sotto la forma di Malachias, dà il suo nome alla tenda S che marca il campo dei Cavalieri d’Oriente e d’Occidente al XXV Grado.

     

    Manchen o Manchin

    Manchen, come Manchin, sembra ben essere una corruzione di menakhém, che significa consolatore. Il Menakhém biblico fu re d’Israele dal 743 al 738 a. C. e si protesse da un’invasione assira pagando tributo.

    Si tratta evidentemente di lui al XIV Grado. Ciò è meno evidente, ancorché accettabile, al XXIV Grado dove Manchen è menzionato come Parola di Passo, insieme a Necum ed a Nikhah. Ma, sempre al XXIV Grado, il discorso del Gran Commendatore fa allusione ad un certo Manchin, “il più ragguardevole dei Massoni dopo la rovina del Secondo Tempio”. L’epoca, manifestamente i primi secoli della nostra era, fa allora pensare a Mani o Manés, in greco Manikaios ed in siriano Mani khaya, ossia “Mani il vivente”. Si apre così una pista interessante verso il Manicheismo e lo Gnosticismo che non sono, né l’uno né l’altro, totalmente estranei al simbolismo massonico. Notiamo che si ritrova Manchen al XXV Grado, attraverso i portatori di bandiere.

     

    Michael

    Michael è una corruzione di Mikaél, che significa “chi è come Dio”. E’ l’arcangelo San Michele dei cristiani. L’angeologia babilonese si è introdotto nel Giudaismo durante l’Esilio. La gerarchia angelica è molto strutturata e Michele occupa il primo posto. Menzionato per la prima volta in Daniele 10, dove lo si ritrova in tutta una serie di scritti intertestamentari, compreso negli scritti esseni di Qumran, dove sembra confondersi con il Principe della Luce opposto all’Angelo delle Tenebre (Regola della Comunità 3, 20-23).

    Il suo nome è portato da uno dei Kerouvim, ufficiali del XXIII Grado.

     

    Mitridate

    Mitridate, o meglio Mithridate, viene dal persiano ed è stato ebraizzato in Mithredat. La Bibbia cita più Mithridate. Oltre il re Parto, si trova in Esdra 4, 7 un funzionario persiano di Artaserse che, con i suoi colleghi Bishlam e Taveél, scrivono al re per denunciare la ricostruzione di Gerusalemme. Quello che riguarda il rituale del XV Grado è citato in Esdra 1, 8 come il tesoriere di Ciro, incaricato da questi di restituire a Shéshbatsar, capo di Giuda[9], i tesori sottratti al Tempio di Salomone. E’ d’altronde l’ufficio che ha al XV Grado.

     

    Moacha

    Moacha è una corruzione verbale di Ma’okh, re di Gat. Questo piccolo regno, tributario di David poi di Salomone, gioca un ruolo curioso nella Bibbia: è là che si rifugiò David per sfuggire alla furia di Saul (I Samuele 27), è là che si rifugiarono i due indelicati servitori di Siméi (I Re 2, 39-41). E’ dunque là che molto naturalmente si rifugiarono i due ultimi assassini di Hiram, al X Grado.

     

    Mohabon

    Mohabon sembra a Vuillaume un diminutivo di Moav, che significa “uscito dal padre” e s’applica perfettamente al Mohabon biblico, nato dall’incesto di Loth con la sua figlia maggiore (Genesi 19, 37). E’ poco probabile che ciò sia all’origine della Parola Sacra massonica.

    Si tratta, molto verosimilmente, d’una corruzione di mah haboneh, che deriva da mah, (che, che cosa), dell’articolo ha (le, la) e di boneh, qualche volta il verbo edificare, costruire e il maestro d’opera, il costruttore. La sua traduzione è dunque” chi è il Mastro d’opera?”. Secondo Claude Cagne[10] la risposta tradizionale a questa domanda era di dare l’antica Parola dei Maestri, l’impronunciabile YHVH.

    Secondo una tradizione compagnonica orale, i tagliatori di pietra, Figli di Salomone, detti i Lupi, utilizzavano, ancora nel secolo scorso, una frase di riconoscimento molto vicina: alla domanda “chi è il Maestro?” essi rispondevano con le parole “lo Shaddai”.

    Al V Grado Mohabon è associato al secondo Toccamento, poi presentato come “un uomo virtuoso” al quale Salomone ordina di ricercare Hiram e che era il maestro dei maestri Massoni… Lo si ritrova al VII Grado, dove è detto che ritrovò il Gioiello d’Hiram, e all’VIII, dove è precisato ch’egli era alla testa dei quindici maestri che ritrovarono il cadavere dell’architetto. Infine, al XIV Grado, dà il suo nome al Secondo Gran Guardiano.

     

    Mosé

    Mosé deriva dal greco Moses, che a sua volta deriva dall’ebraico Mosheh che deriva senza dubbio dall’egiziano mos. Mos significa figlio e si ritrova sovente in alcuni nomi quali Ahmosis o Thoutmosis. Ma la Bibbia (Esodo 2, 10) riallaccia Mosheh a mashah, che significa tratto, levato (dalle acque). La leggenda di Mosé occupa la maggior parte del Libro dell’ Esodo. Nato da una famiglia levitica, salvato dalle acque dalla figlia del Faraone, istruito nella saggezza egiziana, egli non prende coscienza della situazione del suo popolo che all’età di quarant’anni. Uccisore d’un egiziano per la difesa di un fratello maltrattato, si esilia in Madian e sposa la figlia di Jétro. Dopo un primo incontro con Dio, che gli rivela il Nome Ineffabile e lo incarica di condurre gli Ebrei in Terra Promessa, rientra in Egitto. La liberazione degli Ebrei non avviene che dopo diversi prodigi (le piaghe). Mosè trascina allora il suo popolo verso il deserto in un errare di quaranta anni, distinti da combattimenti ma anche da rinnegamenti (Vello d’oro). Condannato a non entrare nella Terra Promessa, muore sul monte Nebo, all’età di cento venti anni.

    Questa leggenda, sicuramente fondata su degli avvenimenti storici datati intorno al 1250 a. C., possiede una grande ricchezza simbolica che avrebbe potuto essere sfruttata massonicamente: la vita di Mosè si articola in tre parti uguali: i quarant’anni di apprendistato in Egitto, i quarant’anni di viaggio, d’esilio in Madian, che sono come un periodo di compagnonaggio, ed i quarant’anni di vagabondaggio alla testa del popolo, che sono i suoi anni di maestro.

    In funzione del suo posto nell’Antico Testamento, non bisogna stupirsi di vederlo giocare un ruolo importante nel Rito di Perfezione. Tuttavia, se sono le sue Leggi, il Decalogo, che vengono citati al XV e XX Grado, se il suo incontro con Adonai sul Monte Sinai è ricordato nei Gradi IV, VIII, XI, XIII e XIV e se la sua iniziale orna il Gioiello del XXII, è soprattutto intorno alla pronunzia del Nome Ineffabile che si ordina il suo ruolo. Al IV, XIII e XIV Grado, è indicato che Mosè fu istruito su questa pronuncia da Dio stesso. Al XII, XIII e XIV Grado, è la promessa che gli fu fatta, che questa pronuncia sarà di nuovo rivelata, che è citata.

     

    Morphy

    Benché somigli ad un nome britannico, Morphy deve tuttavia, come gli altri nomi figuranti nel Manoscritto, derivare dall’ebraico. Ma allora! Un candidato potrebbe essere marpé, che significa guarigione, rimedio. Poco convincente!

    In ogni caso, Sorvegliante degli operai della Tribù di Ephraim, secondo il rituale dell’XI Grado.

     

    Moteck

    Moteck corrisponde all’ebraico motek, che significa dolcezza. Questa parola suggella il Terzo Giuramento del Cavaliere Kadosh (XXIV Grado).

     

    Nabuzaradan

    Nabuzaradan è un corruzione di Nevouzaradan, che viene dall’accadicoNabuzeriddin, significante “Nabu dona una posterità”. Comandante della guardia di Nabucodonosor, Nevouzaradan entra a Gerusalemme a fine luglio del 587 a. C., saccheggia il Tempio, distrugge la città, deporta la popolazione, lasciando tuttavia sotto l’autorità del “collaboratore” Guedalyahou, la gente comune del popolo. La sua ferocia gli varrà il soprannome di grande boia (II Re 25, 20).

    Questi fatti sono ricordati sia al XIV Grado sia al XV, e sono i prodotti delle sue rapine che Ciro rende allora a Zurubbabel. E’ nominato al XVI Grado.

     

    Nazaret

    Nazaret è un villaggio della Galilea, ad una trentina di chilometri a sud-ovest del mare di Kinneret, che fu anche chiamato lago di Tiberiade. Secondo i Vangeli di Matteo e Luca, Gesù vi visse prima d’intraprendere il suo ministero.

    Nazaret, o più esattamente la sua iniziale N, gioca un ruolo importante nel rituale del XVIII Grado.

     

    Nebucadnezar

    Nebucadnezar, in ebraico Nevoukadnetser, deriva dall’accadico Nabukudurriuçur, che significa “Nabu, protegge il figlio”. Re di Babilonia, il cui nome è stato grecizzato in Nabucodonosor, regnò dal 605 al 562 a. C.. Il suo lunghissimo regno fu un’alternanza di successi e di disfatte verso l’Egitto e fu segnato dall’assedio di Tiro, che durò tredici anni (587 -574), e dalla distruzione di Gerusalemme (587) e del regno di Giuda. E’ proprio come distruttore del Tempio di Salomone che Nebucadnezar è citato al XIV, XV, XX, XXIII e XXIV Grado.

    La scelta di questo nome, invece del più comune Nabucodonosor, indica chiaramente l’uso, da parte dei redattori del quaderno, di una Bibbia diversa dalle edizioni derivate dai Settanta, verosimilmente da un testo ebreo. Notiamo che la tradizione giudaica parla di Nevoukhadrèsar (II Re 25, 1).

     

    Nec plus Ultra

    Questo motto latino, che significa “Niente aldilà” e che marca un termine assoluto, serve da sottotitolo al XIV Grado, qualificato come “Nec Plus Ultra della Massoneria”, e si ritrova iscritto sulla sommità della Scala Misteriosa. Ma serve anche da sottotitolo al XXV Grado…

    Conviene raffrontare questa formula con un’altra, che s’incontra al XXI e XXIII Grado, e che è “Chiave della Massoneria”. Visibilmente, gli autori del Rito di Perfezione hanno esitato tanto su ciò che doveva essere l’ultimo Grado, quanto sul senso che intendevano dare alla Massoneria. Questa qualificazione di Nec plus ultra si trova anche in certi rituali Rosa+Croce.

     

    Necum

    Deformazione di Neqamah, che significa vendetta.

    Al IX Grado è la Parola di Passo ed uno degli elementi del Secondo Segno. E’ anche una delle Parole di Passo del XXIV Grado.

     

    Neder

    La parola ebraica neder significa voto ma anche promettere. Può esserci qui un’allusione al voto di Giacobbe (Genesi 28, 20):

    Se Dio sarà con me, se mi proteggerà in questo viaggio che sto facendo…

    Associato a Bérith ed a Shelemuth nel Toccamento del VI Grado come nel Primo Segno del XIV, Neder figura, al XV Grado, tra le Parole dei Grandi Eletti.

     

    Nehemias, Nehemyah o Néhémia.

    Nehemias è la forma greca di Nekhmiah, che significa “Conforto di Yah” che noi abbiamo reso con Néhémia. Più personaggi biblici portano questo nome. Il più importante tra essi è il figlio di Khakalyah, ed eroe del libro che porta il suo nome. Coppiere alla corte di Artaserse, compì due missioni a Gerusalemme. La prima ebbe luogo tra il 445 e il 433 a. C. e Néhémia è allora nominato governatore di Giuda. Riedifica i bastioni della città, riorganizza la vita civile e vigila sul ripopolamento di Gerusalemme. La seconda ebbe luogo un po’ prima del 424. Néhémia agì allora come riformatore religioso, imponendo il rispetto del sabato e sciogliendo i matrimoni misti.

    E’ proprio questo Nehemia che , al XV ed al XVI Grado, occupa il posto di Gran Guardasigilli.

    Un altro Nehemia è menzionato in Esdra 2, 2 tra i primi ad essere ritornati a Gerusalemme. E’ quello che figura nell’enumerazione del XX Grado. Infine, la terza tenda, marcata L, del XXV Grado porta il nome di Nehemia.

     

    Nemrod

    Nemrod viene dall’ebraico Nimrod. Secondo Genesi 10, 8-12, era pronipote di Noè. E’ insieme un eroe cacciatore e re costruttore delle città di Babilonia, Ninive, Uruch…

    Rapidamente citato al XXI Grado, come se si trattasse di un rimorso degli autori del rituale, Nemrod figura praticamente in tutti gli antichi manoscritti della Libera – Muratoria operativa inglese, più spesso come iniziatore della Torre di Babele.

     

    Nichamaka Bulion

    Nichamaka è manifestamente una corruzione sia di neqamah, che significa vendetta, sia di nikah, che vuol dire afflitto,abbattuto, seguito da makah, che significa ferita, piaga (nel senso delle piaghe d’Egitto), strage, disfatta. Nei due casi, non sono che delle parole accostate senza costruzione grammaticale. Nella prima ipotesi si potrebbe comprendere “vendetta (per la) strage”, che ritroveremmo sia nel caso dell’assassinio di Hiram, sia , nel contesto del XXIV Grado, per l’esecuzione dei Templari e di Jaques de Molay. Nel secondo, avremmo “afflitto (per la) strage”…

    Ciò che non semplifica le cose è che, nella domanda del XXIV Grado, l’interrogante aggiunge a Nichamaka la parola Bulion. Lì c’è, anche, una corruzione. Bisogna vedervi belyi, equivalente alla congiunzione “senza che” dove si riconosce la parola che significa corruzione, distruzione? Può essere anche una corruzione di bealilim, formata dal plurale “gli idoli”, e dalla lettera-strumentoב. E’ possibile tradurla con “contro gli idoli”.

    Diverse interpretazioni sono, dunque, possibili. Si può, per esempio, vedere in Nichamaka Bulion la risoluzione di fare “vendetta degli idoli”. La risposta rituale Bagulkal, Pharaskal, corruzione di bagoel kol (“tutto è riscattato” o “tutto è rigettato”), parash kol (“tutto è rivelato” o “tutto è spiegato”) può rendere seducente l’interpretazione “vendetta contro gli idoli!”. Ma ciò non è che pura speculazione… Infatti, tutto dipende dal senso che si vuol dare al XXIV Grado.

     

    Nikah

    La parola ebraica niqah significa essere puro, purificarsi.

    Associata a Necum per il Secondo Segno del IX Grado, indicata come Parola di Passo importante per il rituale del XIV Grado, Nikah è anche una di queste Parole al XXIV Grado.

     

    Nikelots

    Si può vedere in Nikelots una corruzione di nekel, che significacomplotto o di niqelout, che significa villania, bassezza.

    E’ la Parola di Passo, al XXIV Grado, che si dà in risposta all’interrogazioneJeckson. Notiamo che il rituale non propone alcuna traduzione.

     

    Noachita

    Noachita significa “della discendenza di Noè”, cioè di Noakh, che significa riposo. E’interessante constatare che la tradizione yavista[11] fa (Genesi 5, 29) di Noè un discendente di Caino, attraverso Lamek, mentre la tradizione sacerdotale (Genesi 5, 28) lo collega a Seth, sempre attraverso Lamek. Le due tradizioni ne fanno l’eroe del Diluvio e gli attribuiscono tre figli, Sem, Cam e Iafet. I manoscritti massonici antichi, per esempio la Gran Loggia n° 1 (datata 1583), si riallacciano alla tradizione yavista.

    Il XXI Grado del Rito di Perfezione si riallaccia a Noè ed alla leggenda della Torre di Babele.

     

    O Leb Barabac

    O Leb Barabac è un buon esempio dell’estrema deformazione subita dalle parole ebraiche. O Leb è molto semplicemente ahev, e non è altro che l’imperativo ama! del verbo amare. Barabac è incomprensibile ma altri quaderni contemporanei portano Kerabah, che è evidentemente una corruzione verbale di qirevah, che significa prossimità, parentela. In totale, si ottiene una parafrasi in cattivo ebraico della mitzwah: “ama il tuo prossimo come te stesso”.

     

    O Lebur Eloe

    O Lebur Eloe è una corruzione di ahev Eloah, che significa “ama Dio”.

     

    Pathmos

    Pathmos o Patmos, dal greco Παθμο, è una piccola isola dell’arcipelago delle Sporadi, ad ovest dell’antica Mileto. Secondo la tradizione, l’apostolo Giovanni, esiliato, compose la sua Apocalissi in una grotta di Patmo. Il dialogo:

    D: Chi siete?

    R: Uno di Patmo

    D: Da dove venite?

    R: Da Patmo

    che conclude l’istruzione del XVII Grado, conferma l’ispirazione giovannita di questo rituale.

     

    Pérignan

    Pérignan pone un doppio enigma. Dapprima la sua origine, che non sembra ebraica ma latina, poichè questo nome deriverebbe da peregrinus che significa straniero. Bisogna vedervi un ricordo della leggenda compagnonica secondo la quale gli operai prestati da Hiram di Tiro sarebbero all’origine dei Compagnons stranieri, tagliatori di pietre, detti anche i lupi, e denominatisi Figli di Salomone? Il quaderno del XIV Grado chiama tagliatore di pietra, lavorante alla cava di Guibelim, nome nel quale si riconosce senza difficoltà Guebal, l’antica Biblos. In ringraziamento, Salomone avrebbe fatto di lui un operaio del Tempio e avrebbe cambiato il suo nome in Guibelim. Ma questo nome è molto vicino a quello dell’eroe della leggenda dell’Arco Reale

     

    Phaleg

    Phaleg viene dal greco Фαλεγ, a sua volta derivante dall’ebraico Pèlèg, che si traduce spesso con divisione. Il Pèlèg biblico non è affatto l’architetto della Torre di Babele.

    Riveste tuttavia questo ruolo al XXI Grado al quale dà la sua Parola di Passo e la sua bellissima leggenda. Si noterà che la costruzione della Torre di Babele fa indiscutibilmente parte del più antico corredo leggendario della Massoneria. Phaleg dà anche il suo nome alla Quinta Tenda, che marca il campo degli Eletti dei Nove, degli Eletti dei Quindici e dei Cavalieri Illustri al XXV Grado.

     

    Phalehi

    Citato, al XX Grado, tra i Grandi Maestri compagni di Zurubbabel, Phalehi potrebbe essere una corruzione di Pèlèg.

     

    Pharaskal

    Pharaskal è una corruzione di parash kol, che deve tradursi con “tutto è rivelato” o “tutto è spiegato”.

    Al XXIV Grado, è l’ultima parte della risposta alla domanda Nichamaka Bulion. Al XXV Grado, dove il quaderno lo traduce con “riuniti per compiere” (!), è la risposta alla Parola di Passo Polcat.

     

    Polcat

    Polcat è sicuramente una corruzione… Il quaderno del XXV Grado lo traduce con separato ma questo stesso quaderno pretende vedere in Pharaskal “riuniti per compiere… S può vedere in ‘cat’ una deformazionedi kat, che vuol dire gruppo, partito, fazione, o qat, che significa piccolo, minimo. Resta allora la prima sillaba… Si può tentare con peleh, che si traduce con miracolo o con paleh, che significa separare, consacrare. Sarebbe dunque possibile interpretare Polcat con “consacrare un gruppo (una setta)”, in accordo accettabile con la risposta Pharaskal.

     

    Rabucim

    E’ ammesso spesso che questo Rabucim, o il suo equivalente Rabucin, non sarebbe che uno sbaglio del copista. I Tegolatori, dopo Vuillaume, gli preferiscono Rab-Banain, che traducono con maestro architetto. Il problema è che sembra che la parola architetto non abbia niente a vedere con banain, che, sotto la forma vicina bineyan, designa un operaio di edificio. Potrebbe trattarsi di una corruzione di Rab Hassid, interpretabile come “maestro di carità” e ci rinvierebbe alla Kabbala.

    Comunque, Rabucim è la Parola di Passo del XII Grado e confermata come tale al XIV.

     

    Rafodom o Raf Odon

    Siamo qui in presenza di una corruzione volontaria (il numero delle lettere!) diRaphofon, che la tradizione vuole significhi “vero massone”. Secondo Michel Saint-Gall, Raphodom sarebbe esso stesso una corruzione di Rephidim.

    Secondo il quaderno del XV Grado, Raphodom fa parte delle Parole dei Cavalieri d’Oriente di cui è la Grande Parola e che traduce con Venerabile Maestro… E’ ugualmente citato nella Chiusura del XX Grado.

     

    Rephidim

    Rephidim, chiaramente un plurale che si traduce con “luoghi di riposo” e nel quale Michel Saint-Gall vede il luogo dell’ultimo accampamento degli Israeliti prima di penetrare nella Terra Promessa. E’ evidentemente molto seducente poichè, essendo il luogo arido, Mosè vi ruppe una roccia per far sgorgare l’acqua. In seguito Mosè chiamò il luogo “Massa e Meriba” (Prova e Contestazione)… Per comprenderne tutto il significato simbolico, conviene rifarsi allo Zohar II, 65:

    “Allora Amalek venne a combattere contro Israele a Refidim.” (Esodo 17, 8)

    Rabbi Shimeon dice: “questo episodio dipende dal mistero di Khokhmah (Saggezza). Questa guerra è il risultato di una grave decisione di Din (Giustizia e Rigore). Essa è stata dichiarata nel mondo Superiore e nel mondo Inferiore.[12]

     

    Romvil

    Romvil significherebbe, secondo Vuillaume, “idiota esaltato”. Tuttavia è anche possibile farlo derivare da rimah, che significa parassita, e da valad che significa fanciullo, embrione. Saremmo, di nuovo, in presenza di un nome insultante, qualcosa come “embrione di parassita”, un po’ l’equivalente di Abiram….

     

    Sabaél

    Sabaél è il nome di un angelo tolto da una angeologia tardiva come quella del Libro di Enoc.

    Al XXIV Grado, questa parola marca la Sesta Tenda di Kadosh ed il riferimento ad un kérouv è qui senza diritto. E’ molto verosimile che si tratti di una corruzione di sovel o sevel, che significa, fardello, dolore, sofferenza. Segnaliamo che Vuillaume ha voluto leggere sabal, che significa facchino… Vi è qua più che una sfumatura!

     

    Salix Nonis Tengu

    Questo gruppo di tre parole compare al XXV Grado sia per l’Apertura, sia per la Chiusura. Il rituale ne da due spiegazioni. La prima si presenta sotto forma di un oracolo o di una profezia, assai imprecisa nella sua forma sintattica, e la seconda afferma che queste tre parole significano la “Riunione dei Saggi Fratelli che erano fino allora separati”. Le nove prime lettere corrispondono alle tende che marcano i campi dei differenti Gradi. Queste tende portano ugualmente dei nomi, ma non sembra esserci una semplice corrispondenza tra questi nomi e le lettere. Le cinque ultime designano gli orifiamma.

    Tradizionalmente, si interpreta Salix Nonis Tengu come l’anagramma di Lux Inens Agit Nos, che significa, letteralmente, “la Luce interiore ci fa agire” e, tradizionalmente “la Luce che è in noi ci guida”.

     

    Salomone

    Salomone è la forma ellenizzata di Shelomo, che significa pacifico, quieto, in pace. I re d’Israele adottavano un soprannome che mostrava una specie di volontà politica. Esprimeva anche la sua volontà di pace, all’interno come verso l’esterno. Nato a Gerusalemme nel 970 a. C., figlio di David e di Betsabea, la sposa di Uria l’Hittita, Salomone, malgrado le legittime pretese del suo fratellastro Adonia e grazie agli intrighi di sua madre e del profeta Natan, succede a suo padre. Consacrato alla sorgente di Ghicon da Zadok, che sarà il primo sacerdote del Tempio, e da Natan, il re si sbarazza rapidamente degli oppositori facendo mettere a morte successivamente Adonia, Joab, sostenitore di quest’ultimo, e Simèi, il solo pretendente possibile della dinastia di Saul. Salomone si assicura la pace interna con una riorganizzazione amministrativa che sovrappone delle prefetture alle Dodici Tribù. Mantiene la pace esterna con un matrimonio politico con la figlia del Faraone Psusenna II e con una politica di alleanza e di scambi commerciali con la Fenicia (Hiram di Tiro), l’Arabia (la regina di Saba), la Cilicia. Nel quarto anno del suo regno intraprende la costruzione del Tempio, poi si fa costruire un Palazzo. Verso la fine della sua vita, invischiato negli intrighi del suo numerosissimo harem, inclina alla tolleranza religiosa e lascia installare dei santuari idolatri. Accusato d’aver abbandonato Adonai, si scontra con l’opposizione del profeta Achia di Silo ed è condannato da Dio (I Re 11, 11-13). Muore nel 931 a. C.

    Salomone è presente, chiaramente, in tutti i Gradi dell’Antica Massoneria (sino al XIV) ma è anche citato spesso in seguito. Infatti, manca solo nei quaderni dei Gradi XVII, XVIII, XIX, e XXV.

     

    Samaria e i Samaritani

    Samaria, in ebraico Shomron, deriva da shamor, che significa guardare, vegliare. Secondo I Re 16, 24, Omri, re d’Israele, compra , per due talenti d’argento, il monte Someron da un certo Semer e vi costruisce una città che diventa Samaria e la capitale del regno del nord. Nel 724 a.C. gli Assiri di Salmanassar V mettono sotto assedio Samaria, che cade nel 721. Gli abitanti vengono deportati in Assiria e rimpiazzati con coloni d’origine mesopotamica. Gli antichi samaritani erano dunque una popolazione mista, formata da elementi discendenti dalle Tribù del nord (Efraim e Manasse) e dai discendenti dei coloni stranieri. Benchè convertiti, quest’ultimi non furono mai del tutto accettati e II Re 17 li indicano con gary-aryoth, che si può tradurre con “gli ariani convertiti”. Anche ai tempi di Gesù, l’ostilità dei Giudei verso “il popolo stupido che dimora a Sichem” restava vivo.

    E’ nel senso di regno d’Israele che è fatta allusione alla Samaria al XIV Grado. Ma il XV e XVI Grado riportano abbondantemente il conflitto tra i Giudei rientrati dall’esilio ed i loro “cattivi fratelli di Samaria”.

     

    Satrabuzanes

    Satrabuzanes pone evidentemente un problema: è, al XV Grado, il nome portato dal Gran Generale. E’ dunque, sembra, un persiano… Segnaliamo tuttavia che, se ci si rifà ad Esdra 1, 8-11, Shèshbatsar fu incaricato di organizzare il primo convoglio di rimpatriati e pose la prima pietra del Tempio. Non sarebbe impossibile dunque che Satrabuzanes sia una corruzione di Shèshbatsar. Segnaliamo tuttavia che la Bibbia bilingue del Gran Rabbino Zadoc Khan identifica quest’ultimo con Zurubbabel.

    Tuttavia, se ci si ricorda che sono Dario e Ciro che hanno organizzato l’impero persiano in satrapie, un’altra etimologia diviene possibile. Satrapo, in persiano antico, si dice khshathrapava, che ha dato in ebraico Akhashedarepan, ed in greco σατραπη. Tale potrebbe essere l’origine della prima frazione Satra. La seconda parte, buzanes, potrebbe derivare da bouz, che significa sprezzo, sdegno. Avremmo allora a che fare con un nome fabbricato con tanti pezzi dai redattori e che ha il senso generale di “il satrapo sprezzante”.

     

    Scharlabac

    Scharlabac è una corruzione di shor lavan, che significa bue bianco. Il bue è simbolo di bontà, di calma, di potenza nel lavoro e, soprattutto, è bianco, l’animale del sacrificio.

    Queste parole contrassegnano il Secondo Giuramento del Kadosh e figurano sulla seconda sbarra della Scala Misteriosa.

     

    Schibboleth o Shiboleth

    Schibboleth (Scibolet) significa spiga. Durante i combattimenti tra Galaad ed Efraim questa parola servì da testo per scoprire gli Efraimiti, che riuscivano a dire solo sibolèt e, riconosciuti, erano immediatamente trucidati. (Giudici 12, 6)

    E’ una Parola di Passo citata tra le Parole dei Grandi Eletti al XV Grado, impiegata in diversi Gradi e notoriamente ripetuta tre volte al XIV Grado. Si trova anche la forma Schibboleth, impiegata come Parola di Passo al XIII Grado.

     

    Sedecias o Zedekiah

    Si tratta di Sedecìa, o Matanya, in ebraico Tsideqahou, cioè “Yah mia giustizia”, ultimo re di Giuda.

    Sotto la forma di Zedekhiah, è citato nelle liste reali del XIV Grado. Come Sedecìa, è menzionato al XV Grado. Questa variazione è l’indice di un cambiamento di redattori dei quaderni di Perfezione.

     

    Selemouth o Zelemonth, Shelemuth

    Selemouth o Zelemonth sono corruzioni di shelemuth, che significa perfezione. Questa parola deriva da shalem, che significa essere perfezionato, essere in pace, ed è vicina a shullem, che significa essere pagato, essere ricompensato. Il senso globale di shelemuth, nel nostro contesto, unisce Perfezione e Salario, nel senso massonico del termine.

    Si trova la forma Selemouth al VI Grado. Nel XIV è usata la forma Zelemonth. Nell’uno e nell’altro caso, questa parola è associata a Bérith ed a Neder. La forma corretta Shelemuth è utilizzata al XV Grado.

     

    Senara

    Sennaar è un corruzione di Shin’ar, luogo dove secondo Genesi 11, 2 fu edificata la Torre di Babele.

     

    Shem

    Shem in ebraico, che noi abbiamo reso con Sem, significa nome. Primo figlio di Noè, è l’antico eponimo dei Semiti.

    Shem fa parte delle Parole Misteriose del XXI Grado e figura sul Gioiello del XXII.

     

    Sophonias o Sophonia

    Sophonia (Zofonia) è una corruzione del greco Sofoniaè, a sua volta derivante dall’ebraico Tsephanyah, che significa “Yah protegge”. Più personaggi biblici portano questo nome, in particolare:

    Zofonia, figlio di Maaséya, seconda sacerdote del Tempio, catturato da Nabuzardàn nel 587, inviato al re di Babilonia, a Ribla, e messo a morte da questi, secondo II Re 25, 18-20; responsabile della polizia del Tempio, rifiutò d’imprigionare Irmeyahou (Geremia);

    Tsephanyah (Sofonia), figlio di Kushi, contemporaneo di Geremia, e figura nel numero dei Dodici Ispirati.

    E’ il primo ad essere citato al XIV Grado, ed il nome del secondo costituisce la risposta alla Parola d’ordine del mercoledì al XXV Grado.

     

    Starbuzanai

    Tutto il XV Grado s’ispira, molto liberamente, dai libri di Esdra e di Neemia. I capi ebrei sono Sheshbatsar, Zeroubabel ed Ezra. Gli avversari sono Bishalam,Mitridate, Tabeél, Rehoum e Shimshai. Sono questi ultimi che ottengono da Artashasta (Artaserse) la sospensione dei lavori, che fecero rispettare con la forza. Con l’intervento del pascià Tatnai, e dopo inchiesta, Dariavèsh (Dario), ordina di lasciare in pace gli Ebrei ed anche di aiutarli a ricostruire il Tempio. E’ difficile, senza tutto ciò, ritrovare questo famoso Starbuzanai… Una ricerca, nel Libro di Ester, dei persecutori degli Ebrei, non ha dato niente di più… La soluzione è assai geniale: i colleghi di Tatnai, il “prefetto del fiume”, governatore all’ovest dell’Eufrate, sono Shetar e Boznai. Ma la Vulgata riunì questi due nomi in uno solo SetarBozenai (la Bibbia di Gerusalemme dice Shetar-Boznai)… finalmente, non sono anche dei nomi propri: shoter, rf}ov, significa ufficiale, magistrato e bouz vuol dire disprezzare, disdegnare. Aggiungendo alla radice verbale un noun ed uno iod, si ottiene l’affisso possessivo della prima persona al singolare… Allora, e se non si trattasse che del solo Tatnai, “l’ufficiale sprezzante”? Si ritroverebbe il significato di Satrabuzanes!

    Resta che al XV Grado Starbuzanai designa l’Eufrate… Ma, in ebraico, Eufrate si dice Perat…L’Eufrate è presentato come uno dei quattro fiumi del Paradiso ma anche come il limite orientale del dominio di Salomone (I Re 5, 1), inclusi i regni tributari. L’episodio del combattimento sulle rive dello Starbuzanai non è riportato nella Bibbia, è senza dubbio vano voler situare questo fiume. Infatti, tutto questo passaggio si riallaccia alla stessa tradizione che è in corso nel Compagnonaggio sull’argomento delle lettere L D P (Libertà di Passaggio).

     

    Stellato Sedet Solo

    Al XXIII Grado è una delle spiegazioni proposte per le tre S. L’altra è Santità, Scienza, Sapienza. Letteralmente ciò significa “siede su un suolo stellato”, ma può essere tradotto più poeticamente con “siede su un pavimento di stelle”. In alcuni rituali posteriori si trova Stellato sedet solio, che significa “siede su un trono stellato”.

     

    Sterkin

    Sterkin non ha una traduzione chiara. Potrebbe essere un doppione di Stolkin. Notiamo che lo si ritrova in alcuni quaderni, contemporanei del Rito di Perfezione, del IX e X Grado.

     

    Stibium

    Stibium è il nome latino dell’elemento antimonio Sb. Esiste allo stato naturale, puro o mischiato ad arsenico. L’antimonio è conosciuto dalla più remota antichità, ed è stato ritrovato un vaso caldeo, datato 4000 a. C., in antimonio puro. Il suo solfuro, la stibina, è stato utilizzato come fard. Ma, servendo l’antimonio a purificare l’oro, gli alchimisti, e specialmente Basilio Valentino, gli attribuirono gli stessi effetti sul corpo umano. La sua utilizzazione nella medicina interna incontrò così numerosi incidenti mortali che la facoltà di medicina di Parigi ne interdisse l’uso nel XVII secolo… Tuttavia, alcuni dei suoi derivati sono stati ancora recentemente impiegati per lottare contro certi parassiti interni ed hanno trasmesso alla farmacia dei termini desueti e curiosi quali kermès minéral (ossi-solfuro naturale d’antimonio) o l’emetico (tartaro stibiato).

     

    Stolkin

    Stolkin non ha una traduzione conosciuta e soprattutto non “acqua corrente” come afferma Vuillaume. Michel Saint-Gall nota che la sua struttura è semitica ma non si tratta di un nome biblico…

    Dal nostro punto di vista, conviene cercare dal lato della radice, alla quale corrisponde un verbo che significa tacersi, rispettare il silenzio. L’introduzione del suffisso in, plurale maschile in aramaico, condurrebbe allora alla pronuncia stokin, che significherebbe “Manteniamo il silenzio, tacciamo il segreto”. Stolkin non sarebbe dunque altro che una corruzione di Stokin, che ritroviamo come nome del Maestro che ritrovò il corpo diHiram nel manoscritto di Grande Scozzese di Bordeaux. Un altro indizio a favore della nostra ipotesi può essere trovato nel quaderno di Primo Eletto, o Eletto dei Nove, della Massoneria Adonhiramita. L’eroe ne è Nistokin che si può tradurre con “colui che tace”.

    Stolkin è, con Joabert e Guibelum, uno dei tre eroi ai quali l’adepto è chiamato ad identificarsi da un capo all’altro dell’Antica Massoneria. E’ lui che ritrova il corpo di Hiram Abif, ed è rappresentato come l’unico Sorvegliante della Loggia di V Grado; dà il suo nome ad una delle Parole del VII, dove la sua iniziale figura nel monogramma massonico; è citato all’VIII Grado. Ugualmente è rappresentato come l’Ispettore ed unico Sorvegliante del IX Grado; fornisce la Parola di Passo dell’XI Grado, dove figura nella lista dei Dodici Maestri Eletti, nonchè come Ispettore della Tribù di Beniamino. Stolkin è ancora il Grande Ispettore del XIII Grado e accompagna Joabert e Guibelum nelle rovine dell’antico Tempio di Enoc. Al XIV Grado, Stolkin viene rappresentato come il Gran Maestro delle Cerimonie e i suoi vari interventi nella leggenda di Hiram sono abbondantemente ricordati.

     

    Silfo

    Un Silfo è, nella mitologia gallo-germanica, uno spirito dell’aria.Ariel, nel la Tempesta di Shakespeare, è un silfo. Ma si trova anche che Ariel è il nome di uno degli idoli dei Moabiti….

    Al XXIII Grado, gli ufficiali della Loggia sono detti essere dei kérouvim (Cherubini) che, secondo la Kabala, devono la loro nascita alla prima Séphira, Keter, la Corona. Nati in altre séphirot, in ordine discendente, vengono i serafini, gli ‘ophanim, gli ‘er’lim, gli Elohim, i Malakhim o Messaggeri, gli hashmalim, i bene Elohim, i Tarshihim, e, finalmente, gli Ishim, corrispondenti a Malkut, a somiglianza degli uomini. Per rispettare uno stretto quadro ebraicista, si sarebbe dovuto avere sia dei Serfini, sia degli Ishim

     

    ‘t Sed halaad

    ‘t Sed halaad è una corruzione di tsad Sed khalilah, che significa “Scaccia il Demonio lontano da me!”. Queste parole suggellano il Primo Giuramento del Kadosh e sono incise sul primo gradino della Scala Misteriosa al Rito di Perfezione. In altri quaderni, contemporanei del nostro, fu rimpiazzato da Tsedakah, che significa Giustizia. E’ tutta un’altra ispirazione…

     

    Tabinah

    Tabinah è una corruzione di tevounah, che significa comprensione, intelligenza, ragione.

    Al XXIV Grado questa parola suggella, con Choemel e Binah, il Settimo Giuramento del Kadosh.

     

    Tabor

    La collina di Tabor, in Galilea, a sud-ovest del lago di Tiberiade, fu, sempre, un alto luogo. Ma non si conoscono personaggi biblici con questo nome.

    Sorvegliante degli operai della Tribù di Gad, secondo il rituale dell’XI Grado, Tabor fa parte dei Quindici secondo il quaderno del XIV Grado.

     

    Tercy

    Tercy può venire da tertsi, che significa, secondo Michel Sain-Gall, “la mia giustificazione”, a sua volta derivato dal verbo tirts, che significa “risolvere una difficoltà” o da hitsetadeq, che vuol dire spiegarsi, giustificarsi.

    Sorvegliante degli operai della Tribù di Simeone, secondo il rituale di XI Grado, Tercy fa parte dei Nove secondo il quaderno del XIV Grado.

     

    Thebet

    Thebet è una corruzione di tevet, che è il decimo mese dell’anno religioso giudaico.

    E’ la Parola di Passo del XVI Grado.

     

    Tito

    Vuillaume vuol vedere in Tito una corruzione di Akhitov, che egli traduce con “mio fratello è buono”. Ciò è , beninteso, possibile… Tito non è un nome biblico ma si trova menzionato negli scritti post biblico un Tito, compagno di San Paolo ed un Titius il cui nome in greco divenne Titos,Titos e Titios,Titio, e che trovano come equivalente latino Justus, il Giusto. Ciò corrisponderebbe abbastanza bene con il ruolo di Tito nella Leggenda. Un’altra pista sarebbe di partire da tite, che significa limo, fango e che ci rimanderebbe al mito del Golem.

    Tito gioca un ruolo importante nei rituali dell’Antica Massoneria: al VII Grado, è rappresentato come il Tre Volte Potente e Illustre, all’VIII Grado come Primo Sorvegliante. Nominato tra i Nove, è l’Ispettore della Tribù di Neftali all’XI Grado e il suo ruolo è ricordato al XIV.

     

    Tubalcain o Toubal-Cain

    Toubal-Cain, figlio di Lamech (la forza, la saggezza) e di Zilla (l’ombra) discende direttamente da Caino. Secondo Michel Saint-Gall, Touval sarebbe una parola molto antica che significa fattore, fabbricante, mentre Cain verrebbe dal caldeo e significherebbe fabbro. Le cose non sono mai semplici, ma gli accostamenti, fatti da alcuni, a Vulcano sono qui senza fondamento. Comunque sia, Toubal-Cain (Tubalkàin) è definito da Genesi 4, 22 come “martellatore di tutto, artigiano del bronzo e del ferro”. E’, si ricordi, la vera professione di Hiram e non bisogna stupirsi di ritrovare Toubal-Cain in diversi Gradi.

    Toubal-Cain è citato nei quaderni del XIV e XXI Grado.

     

    Uriel

    Uriel è una deformazione di lyrWa, Ouriel, che significa “Dio è la mia luce”. La Bibbia cita tre Uriel, ma quello che interessa noi è un kérouv (cherubino) che interviene al XXIII Grado.

     

    Xerxes

    Xerxes (Serse) deriva dal greco Xερxη, a sua volta trascrizione dell’ebraico Akhashvéroush, proveniente dal persiano Khshajasha, che significa guerriero. La sua trascrizione latina ha dato anche Assuero. Serse I, figlio di Dario I, re di Persia dal 486 al 465 a. C., è il vincitore di Salamina. E’ conosciuto nella Bibbia soprattutto per il Libro d’Ester.

    Serse figura, per la sua iniziale, sul Gioiello del XXII Grado. Al XXV Grado il suo nome fornisce la prima parte della Parola d’ordine del martedì e compare nell’interpretazione di Salix Nonis Tengu.

     

    Xinxee, Xinchut

    Xinxee, Xinchut pongono un problema. Il Manoscritto di Bordeaux cita xinchu indicando che si tratta del “riposo dell’anima”, mentre il quaderno dell’XI Grado fa di Xinchut la “sede dell’anima”. E’ poco verosimile che ciò sia un’allusione alla corrente filosofica cinese neo-taoista Xuanxue…

    Una soluzione potrebbe essere trovata nello Zohar. Esisterebbe nell’uomo un os imputrescibile, che si chiama luz, ed a partire dal quale il corpo si rigenererà alla fine dei tempi.. Ora, si può tradurre os imputrescibile con ‘etsem shéeyno, non suscettibile di rendere oralmente qualcosa comeXinchou

    Comunque sia, Xinxee è una delle sette Parole del VII Grado e appare sotto la forma di Xinchut all’XI Grado.

     

    Yahvé

    Yahvé è la vocalizzazione usuale del Tetragramma. Normalmente non si pronuncia, ma gli si sostituisce Adonai.

    Il Nome Ineffabile, che è, forse, Yahvé o che, secondo un’altra tradizione, è composto da settantadue lettere in quattro parole inizianti con queste iniziali, che restano inconoscibili, esisteranno numerosi nomi divini che emaneranno da Lui. Queste emanazioni derivate da Or qadmon, la Luce primordiale, associeranno Nomi Divini e sephirot. Tenuto conto dell’evidente influenza della Kabbala sui redattori dei differenti quaderni, alcune Parole dovranno interpretarsi tenendo conto di queste corrispondenze. Nella misura in cui, per questi redattori, il contenuto esoterico del Tetragramma poteva essere rappresentato dalle sephirot, è utile riportarle qui, associate ai Nomi Divini. Notiamo, tuttavia, che esistono delle variazioni e che deve esser fatta una scelta tra Din (Giudizio) e Guéburah (Potenza) o Pachad (Paura); tra Chesed (Grazia) e Ghedulah (Grandezza); tra Tiphereth (Maestà) e Rakhamim (Misericordia); tra Yésod (fondamento) e Tsaddiq (Giusto)…

    E’ tradizione presentare queste corrispondenze sotto forma di Albero sefirotico e le relazioni tra i differenti termini dipendono così dalle loro relative posizioni.

     

    L’Albero delle Sephirot

    Ehyeh

    Kéter (Corona)

     

    Elohim Yah

    Binah (Discernimento)                                                                            Hokhmah (saggezza)

     

    Elohim El

    Din (Giudizio)                                                                                                 Chesed (Grazia)

     

    Elohim

    Tiphereth (Maestà)

    Elohim tsevaot Tsavaot

    Hod (splendore)                                                                                              Netzach (durata)

     

    Shaddai

    Yésod (fondamento)

     

    Adonai

    Malkhut (regno)

     

     

    Yaveron hamaim

    Si tratta d’una corruzione di ya’avourou hamaim, che significa “le acque passeranno” o ancora “essi passeranno le acque”. Si può qui trovarvi due sensi, uno letterale, che rinvia al passaggio dell’Eufrate, e l’altro più esoterico, che implica una rinascita, una rottura totale con il precedente vissuto.

    E’ la Parola di passo del XV Grado.

     

    Yéhohaben

    Yéhohaben significa letteralmente “figlio di Dio”. Questo nome non figura nella Bibbia. Lo si incontra qui sotto le forme corrotte di Joaben o Johaben.

    Nell’Antica Massoneria è presente all’VIII Grado come postulante.

     

    Yod, Yahvé, Adonai

    Yod, Yahvé, e Adonai formano un ternario sacro corrispondente, per esempio, alle tre sephirot Chesed (Grazia), Tiphereth (Bellezza) eMalkuth (Regno) intese rispettivamente come la Torah non ancora sviluppata, che si trova nella mano di Dio, come la Torah scritta e come la Torah orale, secondo Rabbi Isaac il Cieco.

     

    Zabriel

    Zabriel è, al XXIII Grado, una corruzione, senza dubbio volontaria, di Gabriele, nome di uno dei kérouvim (Cherubini).

     

    Zacharias

    Zacharias è la trascrizione dal greco Zαkαρiα, a sua volta derivante dall’ebraico Zekhariah, che significa “Yah si è ricordato”, e di cui abbiamo fatto nostro Zaccaria. Numerosissimi personaggi biblici portano questo nome e più particolarmente il figlio di Bérékya, che fu uno dei Dodici Ispirati.

    Al XXV Grado il suo nome è la risposta della Parola d’Ordine del venerdì.

     

    Zanabazare

    Zanabazare sarebbe difficilmente interpretabile se il quaderno del XX Grado non precisasse che si tratta là del nome di colui che posò la prima pietra al momento della ricostruzione del Tempio. E’ allora evidente che si tratta della corruzione di Shéshebatsar, derivante dal neobabilonese Sinabuçur, e che ha precisamente questo ruolo in Esdra 5, 16.

     

    Zaphael

    Zaphael, citato tra i Kérouvim del XXIII Grado, non può essere che una corruzione (volontaria?) di Rephaél (Raffaele), che significa “Dio ha guarito”. E’, nel libro di Tobia, il nome dell’angelo inviato per guarire Tobia e Sara.

     

    Zaphxiel

    Zaphxiel è una corruzione, senza dubbio volontaria, di Tsaphiel, che significa “contemplazione di Dio”

    E’ uno dei Cherubini del XXIII Grado.

     

    Zébulon

    Zebulon è una corruzione di Zevouloun, derivante da zévoul che significa dimora. Ma alcuni pensano che derivi da zaved, che significa dono, omaggio. L’interpretazione tradizionale è allora “Dio mi ha fatto dono”. Lo Zévoulon biblico è uno dei figli di Giacobbe eLia. Fratello d’Issacar, vive di mare come lui e porta grande rispetto al monte Tabor.

    Zébulon è citato, come Tribù, all’XI e XIV Grado.

     

    Zerbal

    Zerbal è, tradizionalmente, il nome del capitano delle guardie di Salomone. Ma non ha traduzione nè origine ben chiara. Non è un nome biblico e, secondo I Re 4, capo della milizia è un certo Benayhou Ben Yehoyada’. Si può, ben inteso, riferirlo a zevoul, che significa dimora, e a rosh, che significa testa, primo. L’insieme ci condurrebbe a “primo della casa”, un po’ nel senso primitivo di maggiordomo. Notiamo che il nostro testo include la menzione “o Banaya” Siamo allora rimandati a Benayahou, che vuol dire “Dio costruisce”, e che era il figlio di Yehoyada’, il più illustre dei trenta preti di David che Salomone nominò a capo delle armate. In greco il suo nome è tradotto Banaias (Banaia),Bαnαiαs. Sarebbe allora seducente tradurre Zerbal con “primo della casa (militare)”. Ma allora l’origine potrebbe essere qualcosa come “Banayah, il primo nel Palazzo”. Un’altra soluzione potrebbe essere considerata: nel quaderno del X Grado, Banayah è la risposta a alla domanda Zerbal. Si tratterebbe allora di una domanda “chi è il maggiordomo?” e d’una risposta “Banaya”. Per incomprensione le due parole sarebbero in seguito divenute dei nomi propri. Non sarebbe questo il solo esempio del fenomeno , anche nella Bibbia stessa.

    Zerbal, o Banaya, è presente al V Grado, dove è rappresentato dal Fratello Introduttore; al VI, dove il suo nome è la risposta alla Parola di Passo Joabert; al IX Grado, dove è presentato come il Capitano delle Guardie; al X Grado, dove il suo nome è la prima Parola Sacra e dove scopre i due ultimi assassini; all’XI, dove figura tra i Quindici ed è indicato come Ispettore della Tribù di Ruben; e al XIV, dove il suo ruolo è ricordato per intero.

     

    Zizon

    Zizon, sebbene presente in tutti i rituali antichi, può essere una corruzione di ziza, ed è tradotto, nei dizionari moderni, con salto, prominenza.. Ma Marchand Ennery indica: “ciò che si muta, animale; splendore. Niente a vedere dunque con la balaustrata indicata dal rituale. Pertanto, il greco balaustria significa “gonfiato come il fiore di melagrana prima del suo sboccio”, secondo Bailly. Da parte nostra propendiamo a vedere in Zizon una deformazione di zohar, che significa gloria, splendore, e soprattutto un’allusione al Trattato kabbalistico.

    Parola di Passo del IV Grado, Zizon è ricordato al XXIII Grado.

     

    Zurubbabel

    Zurobabel, certamente… Ma il termine impiegato dal Manoscritto è più vicino all’ebraico Zerubbabèl, che significa “semenza di Babilonia”, ciò che ricorda molto semplicemente il luogo della sua nascita… Lo Zurubbabel biblico è uno dei principali eroi dei libri d’Esdra, Nehemia e Zaccaria.

    Zurubbabel è uno dei personaggi chiave della Massoneria Rinnovata. Il candidato lo rappresenta ai Gradi XV, XVI e XX. Presiede il Consiglio del XVI Grado e la sua iniziale figura sul Gioiello del XXII. La sua leggenda è ricordata al XXIV Grado e dà il suo nome, al XXV Grado, alla Seconda Tenda che marca il campo dei Cavalieri d’Oriente.

     



    [1] Infatti, i greci adattarono a loro uso l’alfabeto fenicio.

    [2] Secondo la traduzione di Chouraqui.

    [3] Misraim è l’Egitto e Perat l’Eufrate.

    [4] Comunicazione personale.

    [5] Popolazione preisraelita della Cisgiordania.

    [6] Gli abitanti dell’antica Edom, tra il Mar Morto ed il golfo di Aqaba, furono chiamati Idumenei all’epoca ellenistica. Li si diceva discendere da Esaù il rosso, fratello gemello di Giacobbe.

    [7] Nicolas de Bonneville, Mèmeté des quatre voeux de la Compagnie de Saint Ignace et des quatre grades de la maçonnerie de Saint –Jean, Londra 1788, p.73.

    [8] Traduzione Chouraqui.

    [9] Cioè capo della Tribù di Giuda.

    [10] Comunicazione personale.

    [11] Lo studio dei testi biblici, e in particolare del Pentateuco, ha permesso di distinguere delle fonti yaviste (J) (la cui origine dovrebbe essere cercata nel regno di Giuda), eloiste (E) (provenienti dal regno nordico d’Israele), sacerdotale (P) e di tradizione deuteronomista (D).

    [12] Tutto questo passo è stato preso da Haim Zafrani, Kabbala, via mistica e magia, Maisonneuve&Larose, Paris (1986), p. 94.

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