Cosa è la Sophia Perennis secondo Frithjof Schuon
La Sophia Perennis è conoscere l’intera verità e, di conseguenza, volere il Bene e amare la Bellezza, in conformità con questa stessa Verità, e, quindi, con la piena consapevolezza delle ragioni per farlo.
La Sophia dottrinale si occupa del Principio Divino da una parte e della sua Manifestazione universale dall’altra, quindi di Dio, del mondo e dell’anima; e allo stesso tempo distingue tra il macrocosmo e il microcosmo all’interno della Manifestazione. Questo significa che Dio include in Sé – almeno esternamente – gradi e metodi, vale a dire che Lui tende a limitarsi in vista della Sua Manifestazione. In questo risiede tutto il mistero della Divina Maya…
Per quanto riguarda il Bene, esso è, a priori, il Principio supremo, quintessenza e causa di ogni bene possibile; ed è, a posteriori, da un lato ciò che nell’universo manifesta il Principio, e dall’altro ciò che riporta al Principio. In parole povere, il Bene è innanzitutto Dio Stesso, poi la “proiezione” di Dio in esistenza, e infine la “reintegrazione” dell’esistenzializzato in Dio…
Per quanto riguarda la Bellezza, essa deriva dall’Infinità, la quale coincide con la Beatitudine divina. Visto nell’ottica di questa connessione, Dio è Bellezza, Amore, Bontà e Pace, ed Egli penetra l’intero Universo con queste qualità. La Bellezza, nell’Universo, è ciò che rivela l’Infinità divina: ogni bellezza creata ci comunica qualcosa di infinito, beatifico, liberatorio. L’Amore, che risponde alla Bellezza, è desiderio di unione, è esso stesso è unione…
La Bontà, da parte sua, è la generosa radiazione della Bellezza: è per la Bellezza ciò che il calore è per la luce. Essendo Bellezza, Dio è in tal modo Bontà e Misericordia: potremmo anche dire che nella Bellezza, Dio ci concede qualcosa del paradiso, il bello è il messaggero non solo dell’Infinito e dell’Armonia, ma anche, come l’arcobaleno, di riconciliazione e di perdono. Da un punto di vista totalmente diverso, Bontà e Bellezza sono rispettivamente aspetti “interiori” e “esteriori” della Beatitudine, mentre dal punto di vista della nostra distinzione precedente, la Bellezza è intrinseca nella misura in cui riguarda l’Essenza, mentre la Bontà è estrinseca nella misura in cui è praticata in relazione agli eventi, ossia verso le creature.
In questa dimensione, la Rigidità, che deriva dall’Assoluto, non può essere assente. Intrinsecamente, è la purezza adamantina del divino e del sacro; estrinsecamente, è la limitazione del perdono a causa della mancanza di ricettività da parte di alcune creature. Il mondo è intessuto di due dimensioni principali, rigore matematico e delicatezza musicale: essi sono uniti in un’omogeneità superiore che appartiene all’impenetrabilità della Divinità.
[Roots of the Human Condition, Frithjof Schuon, p. 93-95
(NDT queste pagine si riferiscono all’edizione inglese)]
In senso stretto, non c’è che una sola filosofia, la Sophia Perennis. Questa è anche – vista nella sua interezza – l’unica religione. La Sophia ha due possibili origini, una senza tempo e una temporale. La prima è “verticale” e discontinua, e la seconda “orizzontale” e continua. In altre parole, la prima è come una pioggia che in ogni momento può discendere dal cielo; la seconda è come un flusso che scorre da una sorgente. Esse si incontrano e si congiungono: la Rivelazione metafisica materializza la facoltà intellettiva e, una volta risvegliatala, dà luogo all’intellezione spontanea e indipendente.
La dialettica della Sophia Perennis è “descrittiva” e non “sillogistica”, vale a dire che le sue affermazioni non sono il risultato di una “evidenza” reale o immaginaria, anche se si può far uso di evidenza, in questo caso reale, per mezzo di “illustrazioni” e per amore della chiarezza e dell’intelligibilità. Ma la lingua della Sophia è al di sopra del simbolismo in tutte le sue forme, perciò l’apertura al messaggio dei simboli è un dono proprio dell’uomo primordiale e dei suoi eredi in tutte le ere: Spiritus autem ubi vult spirat.
Uno dei paradossi del nostro tempo è che l’esoterismo, per forza di cose, si trova costretto ad asserirsi pubblicamente per il semplice motivo che non vi è altro rimedio alla confusione del nostro tempo. Perché, come dicono i Kabbalisti, “È meglio divulgare la Saggezza piuttosto che dimenticarla”.
[The Transfiguration of Man, Frithjof Schuon, p. 9-10
(NDT queste pagine si riferiscono all’edizione inglese)]
… Ci si potrebbe domandare se la Sophia Perennis è un tipo di “umanesimo”. La risposta sarebbe, in linea di principio, “sì”, ma in effetti deve essere “no”, dato che l’umanesimo, nel senso convenzionale, de facto esalta l’uomo caduto e non l’uomo come tale. L’umanesimo moderno è praticamente un utilitarismo indirizzato all’uomo frammentario, è la volontà di rendersi il più utile possibile a un’umanità più inutile possibile.
[To Have a Center, Frithjof Schuon, p. viii
(pagina riferita all’edizione inglese)]
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