Esonet

    Appunti di aritmosofia martinista

    logo

    Appunti di aritmosofia martinista.

    di Claude I::: I:::

    “E’ questa virtù dei numeri che ha fatto dire ai saggi di tutti i tempi

    che nessun uomo può essere sapiente, sia nello spirituale divino,

    sia nel celeste, terrestre, generale e particolare,

    senza la conoscenza de numeri”

    Martinez de Pasqually

    Spesso, per comodità o per una non perfetta conoscenza delle opere del Fil. Inc. e di Martinez de Pasqually, si tende a ricondurre in toto la teosofia martinista alla cabala occultistica di Eliphas Levi, rilanciata poi da Papus, de Guaita e dai loro successori. Saint Martin e Martinez sarebbero insomma dei cabalisti, sebbene si sia osservato che “In quanto alla cabala che fu di moda più tardi sotto Papus e che alcuni cercano di ricalcare sul sistema di Martinez, si aspetta ancora un cabalista che dica a quale sistema cabalistico Martinez si ricollega. Molitor e Le Forestier dichiarano che il trattato è un’opera cabalistica, cosa contestata da Vuillaud. Nessuno finora, ha potuto esattamente dire a quali fonti cabalistiche Martinez attinge. Non si trovano in particolare i diagrammi complessi delle Sephira o altri sentieri sefirotici. La confusione avvenne tra quelle emanazioni ed il termine di emanazione utilizzato da Martinez. L’analisi del trattato indica che Martinez utilizza le parole ed i nomi biblici alla sua maniera per esplicitare i diversi riti di essere umani, i culti e le operazioni spirituali e particolari”[1].

    In effetti, già nelle istruzioni per i S:. I:. dell’Ordine Martinista di Papus, il famoso “libro dei dieci fogli” di cui il Fil. Inc. scrive nella sua prima opera “Degli errori e della verità”, viene identificato con l’albero sephirotico; allo stesso modo, si pretende da più parti[2] che i ventidue capitoli del “Quadro naturale” corrispondano ai ventidue arcani maggiori del Tarocco, e per traslato alle lettere dell’alfabeto ebraico.

    Abbiamo sostenuto in altri scritti [3] che le tecniche utilizzate dal Martinista nel suo cammino di reintegrazione sono equivalenti e in un certo senso intercambiabili – nella misura in cui siano Tradizionali; tuttavia, riteniamo doveroso contribuire con queste brevi note ad una più agevole comprensione degli scritti del Fil. Inc., le cui chiavi sono essenzialmente numeriche. A riguardo, basti quest’estratto da una lettera a Kirchberger del 21/6/1793:  “Ho sentito qualcosa, Signore, circa quei trucchi aritmetici di cui parlate. Iniziarono con l’uso delle lettere ebraiche, che tradussero in cifre, secondo il loro valore. I risultati erano a volte curiosi, ma non andavano molto in alto. Fu un tedesco in Franconia a comunicarmi i suoi procedimenti, che ho dimenticato; non ci penso molto, e ne faccio un uso ancora minore. Gli Ebrei sono famosi per tutti questi tipi di cabale; e voi potete giudicare quante varietà vi siano, dai trucchi di carte al Grande Nome, che è la sola vera cabala, l’unica degna dell’uomo, perché è l’unica degna di Colui la cui immagine è l’uomo”.

    Come al solito, il Fil. Inc. non è tenerissimo nei confronti dei cabalisti (che secondo la sua famosa definizione “parlano sempre ma non verbano mai”[4]), e indirettamente manifesta qualche perplessità nei confronti dei “giochi di carte”: la sua cabala – sebbene egli avesse una conoscenza non superficiale della lingua ebraica – si incardina sul Tetragrammaton, cioè appunto il Nome di quattro lettere. Il numero 4, come vedremo subito, lungi dall’essere il numero del nostro piano materiale (detto appunto “quaternario” dagli occultisti), è al contrario un numero Divino, appannaggio dell’Uomo che del Divino è l’immagine.

    Gli elementi, e questo è un indubbio elemento di originalità del Martinismo, sono invece tre: fuoco, acqua, terra. Come il Fil. Inc. precisa all’amico Kirchberger nella sua lettera del 26/3/1793, “è possibile che ogni scrittore su questa materia possa aver attinto dalla sorgente, e tuttavia tutti si esprimono differentemente. Il solo modo di andare oltre il loro linguaggio è di andare ai principii; lo spirito è lì, e lì, dunque, sono tutti gli strumenti per rettificare la lettera. I principi devono condurre i numeri – non i numeri i principii. Per esempio, leggo ogni giorno in Bohme che ci sono quattro elementi; ed ancora io sono geometricamente, numericamente, e metafisicamente certo che ce ne sono solo tre.  Questo non impedisce di comprenderci, perché vedo che la nostra differenza sta solo nell’espressione”.

    1. Il Fondo Z ed il Manoscritto di Algeri.

    Attraverso questi due documenti genuinamente martinisti, espressione del pensiero di Martinez de Pasqually e destinati ad i suoi emuli all’interno dell’Ordine dei Cavalieri Massoni Eletti Cohen dell’Universo[5], è possibile approfondire il senso di alcuni brani altrimenti del tutto oscuri delle opere del Fil. Inc., come pure di alcune pratiche martineziste. Complice forse la pessima prosa martinezista, non è agevole trarre da essi una dottrina del tutto compiuta e coerente: li affidiamo comunque alla meditazione del lettore, raccomandando la lettura delle Istruzioni di Lione[6] e delle Istruzioni agli Uomini di Desiderio.

    “Agosto 1768 n° 3 44

    I numeri misteriosi di cui ci serviamo nell’ordine rappresentano:

    • 1° La divisione dell’universo intero che i Saggi hanno fatto per ispirazione divina per consentire la conoscenza renfermée in lui tanto in generale che in  particolare.
    • 2° La divisione celeste nelle sue quattro regioni.
    • 3° La divisione terrestre nella sua forma intera.
    • 4° La conoscenza dei tre principali elementi ed i loro composti.
    • 5° L’origine e l’esistenza dei tre e cinque differenti parti materiali che compongono il corpo dell’uomo e la  precisione di ciascuna di queste tre parti innate nei tre differenti angoli terrestri.
    • 6° L’incorporazione dell’anima spirituale nei corpi umani.
    • 7° la forza, la potenza, l’attività, la funzione o azione dello spirito che opera in generale ed in particolare di concerto con l’anima spirituale.
    • 8° La potenza  semplice e doppia data da Dio all’uomo nella sua qualità di immagine e somiglianza divina.
    • 9° La divisione e suddivisione terrestre in tutta la sua virtù e potenza innata di vegetazione, concezione, progressione e reintegrazione.
    • 10° La certezza, la conoscenza e la stabilità immutabile del Creatore nel suo Tempio universale e la corrispondenza simpatica che vi è tra lui e l’uomo.
    • 11° le differenti rivoluzioni spirituali, temporali, animali, fungose, aeree, acquatichee terrestri.
    • 12° La conoscenza delle tre parti sanguines che sono innate nell’uomo.
    • 13° La potenza superiore che è data, da Dio, all’uomo su tutte le creature qualsiasi nell’universo.
    • 14° La potenza superiore ed inferiore demoniaca sull’uomo materiale.
    • 15° L’operazione di Mosè per liberare il popolo eletto dalla terra d’Egitto.
    • 16° L’operazione di riconciliazione che Noé ha fatto del resto degli uomini con Dio.
    • 17° L’operazione di Giosué alla manifestazione della doppia potenza divina che gli fu trasmessa per la sconfitta dei nemici della legge e degli eletti.
    • 18° Le nove epoche sfortunate che si sono verificate sulla terra dopo qui sont survenues à la terre dopo la sua creazione e che sono state reversibili fino agli uomini di oggi.
    • 19° Linea spirituale, animale e terrestre.
    • 20° La legge di cerimonia per i Saggi, sia per il loro modo di vivere in mezzo ai profani, sia per le loro operazioni misteriose spirituali divine.
    • 21° La legge cerimoniale delle operazioni materiali.
    • 22° I quattro capi principali che sono, dopo il 2448, succeduti ai primi Saggi e di cui noi faremo rinascere la memoria poi le operazioni analoghe alle loro puis les opérations analogues alle loro che ci sono state trasmesse per essere fedelmente osservate da tutti gli uomini di desiderio.

    Ecco un breve contenuto dei numeri misteriosi di cui ci serviamo in tutte le circostanze e nelle differenti operazioni dell’ordine; noi dobbiamo lasciare il resto alla volontà dell’Eterno”[7].

    “CARATTERI ALFABETICI ROMANI, PER SERVIRE DA CONVENZIONE

    a colui che opera, per imparare a conoscere attraverso le differenti ripetizioni le cose che vorrà procurarsi per il bene della sua anima, così come i caratteri saranno prodotti naturalmente attraverso la forza dell’operazione ed attraverso la ferma parola e l’intenzione di colui che opera.

    A         1          Yod-He-Vau-He Dio.

    B         2          Uomo divino.

    C         3          Forma corporea.

    D         4          Anima, o uomo-Dio.

    E         5          Legge e prevaricazione.

    F          6          Intelletto spirituale e operazione.

    G         7          Spirito buono e compagno.

    H         8          Spirito superiore e divino.

    I          9          Natura di forma corporea.

    K         10        Grazia divina.

    L         11        Virtù contro la confusione.

    M        12        Operazione dell’uomo-Dio terrestre.

    N         13        Frutto dell’operazione spirituale.

    O         14        Merito di pena.

    P          15        Vantaggio, produzione felice.

    Q         16        Ricompensa spirituale.

    R         17        Beatitudine, successo di operazione spirituale divina.

    S          18        Avversità, persecuzione, ed abbandono spirituale divino, e pericoli.

    T          19        Soddisfazione dell’uomo-Dio.

    U         20        Tentazione, peccato.

    V         21        Prevaricazione, alleanza di spriti perversi.

    Z         22        Fatica ed inquietudine d’anima e di spirito”[8]

    1. Le istruzioni di Lione.

    Leggermente più articolate sono le già citate Istruzioni di Lione, redatte sotto la guida di Willermoz, Saint Martin e D’Hauterive nel periodo in cui Martinez, Gran Sovrano degli Eletti Cohen, era già partito alla volta di Santo Domigno, per non più tornare. A beneficio del lettore, si allega la “figura universale” di Martinez de Pasqually, ove ad ogni numero corrisponde una precisa gerarchia spirituale o planetaria.

    aritmosofia

    “Riflessioni estratte dai principi dell’Ordine dei Filosofi Eletti Cohen sui numeri

    I numeri sono l’espressione del valore degli esseri, il segno sensibile ed allo stesso tempo più intellettuale che l’uomo possa adoperare per distinguere le loro classi e le loro funzioni nella natura universale. Tutti gli esseri, tanto di natura spirituale quanto di natura elementare, hanno ciascuno un numero che è quello della classe alla quale appartengono secondo la legge della loro emanazione o della loro creazione.

    Tutti i numeri sono composti dell’unità che li produce moltiplicata per se stessa; sono tutti semplici, interi e perfetti. Le frazioni non possono applicarsi che alla materia o ai suoi risultati (ai calcoli) che si fanno su lei perché è composta, ma non agli esseri semplici ed indivisibili che provengono dall’unità.

    Tutti i numeri, a qualunque grado siano moltiplicati rientrano nei primi 10; ovvero: 1.2.3.4.5.6.7.8.9.10. ritornano a loro volta nei primi 4: 1.2.3.4. che ne sono i generatori, ciò si dimostra mediante addizione geometrica degli uni e degli altri. Da ciò risulta che uno moltiplicato per il suo quadrato da 4, che questi quattro numeri primordiali contengono tutti gli altri in sé, che essi sono i soli numeri divini e coeterni poiché sono il segno che rappresentano tangibilmente all’intelligenza dell’uomo, la quadruplice essenza divina; ne consegue ancora, che i sei numeri seguenti che completano la decade sono soltanto dei numeri temporali la cui legge particolare di ciascuno non è stata manifestata nell’immensità divina prima del principio dei tempi.

    È, quindi, essenziale, se non si vuole cadere in confusione quando ci si dedica allo studio dei numeri ed alle loro differenti applicazioni, di non confondere mai il denario divino compreso nei primi 4 numeri coeterni, con la decade intera temporale; non è più dato all’uomo dalla sua caduta di conoscere il primo; può ottenerne, a volte, qualche leggero bagliore, ma è un favore tutto speciale, piuttosto deve fare tutti i suoi sforzi per conoscere bene la sua propria essenza, così come la legge e le proprietà di tutti gli esseri della natura.

    È così vero che non bisogna confondere mai il denario divino col denario temporale, che i 4 numeri che costituiscono il primo denario hanno un valore e delle proprietà tutte differenti dal secondo, dato che la legge, che si opera nel divino, è molto diversa di quella che si opera nel temporale, a dispetto dei rapporti che le legano provenendo esse dalla stessa sorgente.

    Infine, c’è ancora questa differenza tra il primo ed il secondo: nei 4 numeri che costituiscono il denario divino tutti i numeri esistono in potenza senza nessuna manifestazione distinta dei sei altri  numeri, mentre nel secondo, essi vi sono in atto, essendo manifestata sensibilmente la legge particolare di ciascuno.

    Perché questo? Perché, nell’immensità divina tutto era 4, che è il vero numero di ogni emanazione spirituale divina, proveniente del centro universale Uno e dell’azione e reazione divina di 2 e di 3. Difatti, il numero Uno appartiene al pensiero che è attribuito al padre Creatore; il numero due alla volontà o al Verbo divino che comanda l’azione, attribuita al Figlio; il numero tre all’azione stessa che dirige l’operazione attribuita allo Spirito; ed infine il numero 4 all’operazione che è la nascita spirituale e l’emanazione distinta di tutti gli esseri spirituali scaturiti dal seno del Creatore e che esistevano eternamente in lui.

    E come il Creatore eterno non può rimanere un solo istante senza creare, e può creare soltanto tramite l’azione delle tre facoltà potenti che lo costituiscono, ne risulta che 4 è il prodotto dell’unità ternaria divina e che è coeterna con questa stessa unità, e ciò lo prova l’immagine e la somiglianza degli esseri spirituali quaternari con questa unità, nonostante la loro inferiorità e la loro dipendenza da questa. Ma sentiamo, allo stesso tempo, anche quanto grande deve essere il potere di questi esseri spirituali quaternari fin quando rimangono uniti all’unità che li ha generati partecipando, con la loro emanazione, alla sua propria natura e che grazie a lei completano la quadruplice essenza divina o il denario divino; ma al di là di questo quaternario divino, non è possibile concepire niente di più nell’immensità divina, poiché tutto ciò che esiste nella natura spirituale è rinchiuso in questo numero, visto che nella creazione universale tutti i numeri del denario temporale si manifesta in base ad una legge, un’azione e alle sue proprietà particolari.

    Questo grande lavoro della creazione avendo necessità nella categoria generale degli esseri spirituali delle funzioni per formarla, sostenerla e difenderla, ha dovuto avere tra essi distinzione di numeri come vi aveva distinzione di azione temporale. Ma l’uomo, l’ultimo emanato di tutte le classi di esseri spirituali, e di conseguenza non essendo stato insudiciato da  nessuno crimine, fu il solo rivestito del suo potere divino e del suo numero semplice quaternario divino in base al quale esercitava la propria autorità.

    Ed è in ciò che fu veramente l’immagine e la somiglianza divina in questa creazione universale, e l’uomo dio della terra con pieno potere ed autorità su di essa, così come su tutti gli esseri che erano destinati ad agire su essa.

    Benché abbia detto prima  che i 4 numeri primordiali sono i soli divini coeterni, non pretendo che ne inferiate, con ciò, che gli altri numeri distinti che completano la decade non siano ugualmente coeterni. Al contrario, dico che tutti i numeri sono coeterni in Dio perché tutti i numeri possibili, in qualunque punto siano moltiplicati, ritornano nella decade. La decade stessa, così come il quaternario divino che la contiene, è composta solamente di unità. Ora, Dio è uno; tutti i numeri sono quindi coeterni in chi è uno.

    Vi è una distinzione molto importante da fare tra il numero che principia la decade e quello che la chiude. Cioè tra Uno e Dieci, o 1 e 10 o  . sono l’alfa e l’oméga, il principio e la fine, il centro produttore ed il tutto. Perciò uno è indicato da un carattere semplice, e l’altro con un carattere composto o doppio, e questo doppio carattere va poi aggiunto all’ultimo, non dandogli nessuno valore, perché aggiungendo uno a 9, il prodotto sarà lo stesso.

    Ma ecco in cosa consiste l’immensa differenza tra essi: 1 o l’unità prima, rappresenta il centro unico e necessario esistente per se, che dal nulla ha tutto prodotto fuori di se per la sua propria potenza, ed il 10 o l’unità ultima ci rappresenta questa stessa unità nella quale tutto deve ritornare senza tuttavia esservi confusa, che dal centro della sua immensità raffigurata dallo zero veglia ed agisce per il sostegno e la difesa di tutto ciò che produce. In una parola, 1 è l’unità divina principio produttore, e 10 è questa stessa unità che abbraccia e contiene tutte le sue opere.

    Note sull’importanza dei numeri

    1 / unità, o potere unico universale, principio di ogni creazione, di ogni emanazione e potere spirituale.

    2 / numero binario, o due unità spirituali o corporali, senza luogo né forma né centro, principio di contraddizione e di confusione.

    3 / numero del potere ternario che presiede ad ogni forma e corporizzazione; numero degli spiriti rivestiti di questo potere che hanno prodotto le essenze spirituali, principi degli elementi e dei corpi apparenti che formano la materia.

    Numero delle tre virtù e poteri divini innati nell’uomo di cui fu rivestito al momento della sua emancipazione nel ricevere leggi, precetti e comandamenti del Creatore in virtù dei quali doveva operare sulla creazione universale e di cui non può fare più uso senza riacquistare il potere quaternario da cui è decaduto dalla sua prevaricazione.

    4 / numero quaternario di emanazione o potere rappresentando i quattro poteri divini accordati all’uomo a somiglianza divina nel suo primo stato di gloria e di purezza, per la virtù dei quali doveva operare sulla creazione universale.

    Numero quaternario di facoltà divine, innate nell’uomo come immagine di Dio, rappresentate dal Pensiero, il Verbo o la Volontà, l’azione e l’operazione prodotto tre primi. Numero quaternario di forma corporale rappresentato dalle tre essenze spirituali che hanno prodotto i 3 elementi, o i tre principi corporali che ne provengono: Mercurio, Solfo e Sale, e il loro veicolo o principio di vita spirituale che li unisce e ne occupa il centro.

    5 / numero quinario degli spiriti perversi e dei minori che lasciano soggiogare la propria volontà da questi, acquisita con addizione dell’unità o volontà malvagia al quaternario spirituale, innato in tutti gli spiriti rivestiti delle quattro potenze e facoltà divine. Diviene anche binario, considerato nell’unione del suo essere spirituale concepito buono nel principio dall’unità divina, con l’unità malvagia e contraddittoria che egli a acquisito successivamente.

    Questo numero è riferibile ancora a delle parti materiali che costituiscono il corpo dell’uomo e di tutti gli animali, ossia: le ossa, il sangue, la carne, le cartilagini ed i nervi. Questo numero prova il dominio che lo spirito perverso o quinario esercita sulla natura e soprattutto sul corpo dell’uomo animato spiritualmente. Esso si insinua nella forma che è il suo dominio per attaccare più intensamente lo spirito minore che vi è chiuso ma che, a causa della sua vergogna, è difesa dal buon compagno, quando è richiesta la sua assistenza.

    Si comprenderà bene che il corpo dell’uomo è veramente il dominio dello spirito perverso se ci si ricorda che è stato prodotto da una volontà ed un operazione quinaria.

    6 / numero senario della creazione, e del potere animale”.

    Nello stesso periodo in cui i Cohen orfani di Martinez si riuniscono per sistematizzare i confusionari ed isolati spunti del Maestro lontano, Louis Claude de Saint Martin lavora alla sua prima opera, “Degli errori e della verità”, la quale per stile e contenuto si rifà in maniera allusiva alla teosofia martinezista, risultando difficilmente comprensibile ai profani. Per quel che qui interessa, riportiamo le sue considerazioni sul libro di dieci fogli, di cui l’uomo ancora dispone dopo la sua caduta, e che deve essere l’oggetto esclusivo dei suoi studi[9].

    “Il primo [foglio] tratterebbe del principio universale, o del centro, da cui emanano continuamente tutti i centri.

    Il secondo, della causa occsionale dell’universo; della doppia legge corporea che lo sostiene; della doppia legge intellettuale, agente nei tempi; della doppia natura dell’uomo, e generalmente di tutto ciò che è compostoe formato da due azioni.

    Il terzo, della base dei corpi; di tutti i risultati e delle produzioni di tutti i generi, ed è qui che si trova il “numero” degli esseri immateriali che non pensano affatto.

    Il quarto, di tutto ciò che è attivo; del principio di tutte le lingue, sia temporali, sia fuori del tempo; della religione e del culto dell’uomo, ed è qui che si trova il “numero” degli esseri immateriali che pensano.

    Il quinto, dell’idolatria e della putrefazione.

    Il sesto, delle leggi della formazione del mondo temporale, e della divisione naturale del cerchio attraverso i raggi.

    Il settimo, della causa dei enti e delle maree; della scala geografica dell’uomo; della sua vera scienza, e della sorgente delle sue produzioni intellettuali o sensibili.

    L’ottavo, del “numero” temporale di ciò che è il solo appoggio, la sola forza e la sola speranza dell’uomo, cioè, di quell’essere reale e fisico, che ha due “nomi” e quattro “numeri”, in quanto è contemporaneamente attivo ed intelligente, e la sua azione si estende su quattro mondi. Esso trattava pure della giustizia e di tutti i poteri legislativi;e quanto comprende i diritti dei sovrani, e l’autorità dei generali e dei giudici.

    Il nono, della formazione dell’uomo corporeo nel seno della donna, e della decomposizione del triangolo universale e particolare.

    Il decimo, infine, era la via ed il compimento dei nove precedenti. Era senza dubbio il più essenziale, e quello senza il quale tutti gli altri non sarebbero conosciuti, perché disponendo tutti e dieci in circonferenza, secondo il loro ordine numerico, si trova ad avere la maggiore affinità con il primo, da cui tutto emana; e se si vuol giudicare della sua importanza, che si sappia che è per esso che l’autore delle cose è invincibile, perché è una barriera che lo difende da tutte le parti e che nessun essere può attraversare”.

    Robert Amadou, nel suo commentario al Trattato della reintegrazione degli esseri[10], esplicita ulteriormente e con grande chiarezza il significato dei primi dieci numeri nel Martinismo:

    “1. Numero dell’unità. Numero del primo principio di ogni essere tanto spirituale quanto temporale, appartenente al Creatore, detto anche Padre.

    2. Numero della confusione dove soffrono gli spiriti perversi e compatiscono i minori che si uniscono all’intelletto degli angeli decaduti. Numero della confusione e per conseguenza, numero della donna, ma anche numero della Volontà, del Figlio che comanda l’azione.

    3. Numero del cerchio degli spiriti inferiori che, per ordine di Dio, emanarono le tre essenze spirituali costitutive delle forme, e che agiscono nel sole e con l’asse fuoco centrale. Dunque numero del Verbo, poiché il Verbo simboleggia il mezzo universale della creazione E numero dell’Azione, dello Spirito Santo che dirige l’operazione. Ma anche numero del mondo temporale stesso e dell’uomo che vi si é sprofondato. Numero della terra; numero delle forme corporee degli abitanti celesti; numero dell’anima passiva. Insomma, numero del mondo universale, secondo il quale tutto é prodotto e numero delle forme prodotte.

    4. Numero uscito dal denario con l’addizione di 1 e 3 che termina e conclude le quattro potenze divine del Creatore contenuto nel numero denario. Numero che contiene ogni specie di numero di creazione divina, spirituale e terrestre. Sviluppiamo: Numero perfetto e incorruttibile dell’essenza divina che é quadrupla; numero del gran Nome divino che è tetragrammatico. Numero del quale si servi Dio per l’emanazione dell’uomo, che questo numero indica dunque poiché segnala l’origine e la potenza del minore. Da cui: Numero del cerchio degli spiriti minori e numero dell’anima. In modo più generale, numero dal quale sono derivate ogni cosa temporale ed ogni azione spirituale; dunque, numero dell’asse fuoco centrale. Numero che presiede ad ogni essere creato. Numero insomma dell’operazione Dio, come l’uomo sua immagine porta il quattro.

    5. Numero imperfetto e corruttibile della materia, 3, aggravata dalla confusione, 2. O ancora: Numero di quel sacrilego fantasma che avevano sognato gli spiriti orgogliosi: Dio più – oh delirio nella stessa espressione! – Dio più l’unità arbitraria di un io in rivolta : 4+1. O ancora: Numero del denario bipartito. Dunque numero demoniaco per eccellenza; numero di cui si servono i demoni per operare la contro azione di fronte all’azione puramente spirituale divina; e, per appplicazione ahimé, numero della degradazione del primo uomo. Infine, numero delle tribù d’Israele cadute in schiavitù e private di ogni azione ed operazione spirituali divine.

    6. Terza potenza divina. Numero emanato dal denario, da 1 e 2 che fanno 3 e 3 e 3 che fanno 6. Numero della creazione universale; con questo numero il Creatore fece uscire dal suo pensiero tutte le specie di immagini di forme corporee apparenti che sussistono nel cerchio universale. Numero delle pratiche giornaliere che contribuiscono a sostenere il mondo di cui Dio continua senza posa la creazione. Numero con il quale la materia apparente si reintegrerà nel suo principio, e, per conseguenza, numero profetico del carattere temporaneo di questa materia.

    7. Seconda potenza divina. Numero emanato dal denario da 3 e 4. Numero perfettissimo che il Creatore impiegò per l’emancipazione di ogni spirito fuori della sua immensità divina. Numero dello Spirito Santo appartenente agli spiriti settenari, rettori universali. Numero del cerchio di questi spiriti maggiori e dunque, numero della riconciliazione, poiché la potenza d’azione degli spiriti maggiori si esercita sulle forme, 3, e sull’anima del minore 4.

    8. Numero dello spirito doppiamente forte o della doppia potenza spirituale divina, 4×2, che era stata affidata al primo minore e che non appartiene più che ai minori eletti e, fra essi, eminentemente, al Cristo di cui sono i tipi successivi, a meno che il Cristo non sia il loro archetipo, magari l’uno dei tipi del Grande Eletto ricorrente.

    9. Numero del mondo temporale moltiplicato per se stesso, 3×3: le tre essenze più i tre elementi più i tre principi corporei. Dunque, numero demoniaco appartenente alla materia. Più precisamente, numero delle materie prevaricanti, sia dei demoni; sia dei minori. Ancora, per ritornare allo stesso: Numero dell’unione del quinario imperfetto e corruttibile con il quaternario, perfetto e incorruttibile; unione con la quale l’uomo degrada la sua potenza spirituale divina rendendola spirituale demoniaca.

    10. Prima potenza divina, da cui emanano la seconda, 7, e la terza, 6, le quali tre culminano e terminano nella perfezione dell’essenza divina, 4. Numero unico e indivisibile del cerchio spirituale divino che rappresenta nell’unità assoluta della Divinità, la quadruplice essenza – tetractis da cui procede lo stesso denario. Numero della sorgente di tutto, poiché in esso é contenuta ogni specie di numero di creazione e che in esso sono innati tutti i numeri terrestri, minori, maggiori e superiori. Da questo numero denario deriva dunque ogni essere spirituale maggiore, inferiore e minore, come ogni legge d’azione, sia spirituale, sia spiritosa. Poiché con questo numero, l’immaginazione pensante divina ha concepito l’intera creazione.”

    * * *

    Solo dopo un lungo travaglio, in conclusione, il lettore paziente potrà cogliere il messaggio nascosto nell’elogio dell’ottonario con cui si conclude il trattato postumo del Fil. Inc. “I numeri”, e con cui chiudiamo queste brevi note:

    “È divenendo 5 che egli divenne 4, perché essendo 7 divenne 8; ed essendo 8, divenne 13, perché essendo 8, era 10; ed è per questa doppia via che l’unità suprema rientrò nel mondo. Santo ottonario, sei dunque tu che hai tutto operato, e tu sei per sempre il santificatore universale, perché tu solo hai saputo con 7, con 8 e con 13, abolire 5, per sostituirvi i numeri armonici 13, 4, 1, ed è questo il novenario attraverso cui la tua sublimità non ha paura di passare”.



    [1] G. Courts, Risposta alla Tavola di candidatura su Martinès de Pasqually, su www.grandetriade.it.

    [2] Ex multis O. Wirth, I Tarocchi, Ed. Mediterranee, p. 52.

    [3] Vedi Louis – Claude, Note storiche sulle tecniche di reintegrazione nel Martinismo, facilmente reperibile sul web ovvero anche Akira, Hiram dentro di noi, Perugialibri, 2009, pp. 95 ss.

    [4] L.C. de Saint Martin, Degli errori e della Verità, partizione 7.

    [5] Notiamo per inciso che il termine “cohen” è grammaticalmente scorretto: trattandosi di un plurale, avrebbe dovuto essere “cohanim”. Svista curiosa, per un cabalista.

    [6] Ad es. su www.montesion.it o su www.loggiadeguaita.com, dove è disponibile anche il Ms. di Algeri.

    [7] Pagg. 133 e ss. del Ms. di Algeri.

    [8] Tratto da La teurgia dei Cavalieri Massoni Eletti Cohen dell’Universo, a cura di O. La Pera, Firenze libri, 2004, p. 124.

    [9] Sul tema vedi O. La Pera, Riflessioni su alcuni temi di Louis Claude de Saint Martin, Firenze libri, 2002, pp. 43 ss.

    [10] R. Amadou, Martinez de Pasqually, ed. privata a cura di V. Piluso, 2009.

    Lascia un commento

    Traduci la pagina

    Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

    Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

    Chiudi